C’era in Europa: la leggenda della Hònved Budapest

Successe tanti anni fa. L’Europa usciva dalla distruzione della seconda guerra mondiale e man mano che si ricostruiva sulle macerie degli stati flagellati una difficile normalità postbellica, anche il calcio tornava ad intrattenere i pensieri delle masse popolari, desiderose di lasciarsi alle spalle quei ricordi spaventosi.

In Ungheria, paese entrato nell’orbita sovietica dell’Europa dell’Est, sbocciava una generazione irripetibile di talenti, incarnando il meglio di quanto la scuola danubiana e mitteleuropea erano state capaci di esprimere nei primi cinquant’anni di vita continentale calcistica, in termini di tecnica e di tattica.

La Hònved, nacque a inizio secolo come “Kispest”, polisportiva di un sobborgo di Budapest. Quando nel dopoguerra le attività sportive passarono sotto il controllo delle autorità socialiste e filosovietiche, il club divenne la squadra dell’esercito e assunse l’attuale nome di Hònved (dal nome dato all’ esercito ‘difensore della patria’). Prima della Hònved, erano il Ferencvaros e il MTK le squadre migliori del paese, ma date le simpatie nazionaliste dei tifosi della prima e poiché la seconda era diventata la squadra della polizia di regime, le autorità, sotto l’impulso dell’allenatore della nazionale Gusztav Sebes, decisero di convogliare nella Hònved gran parte dei migliori giocatori ungheresi, con l’intento di formare una squadra formidabile, che fosse rappresentativa anche verso il resto del mondo della potenza di regime socialista. Indossarono la maglia della Hònved il fuoriclasse Ferenc Puskás, il grande mediano József Bozsik, l’ala immarcabile Zoltán Czibor e il formidabile colpitore di testa Sándor Kocsis. Insieme, andarono anche a costituire il telaio della Nazionale, la leggendaria “Aranycsapat” (la “squadra d’oro”). Allenatore del club, fu Bèla Guttmann., nume tutelare in seguito anche del Benfica di Eusebio.
La Hònved vinse il proprio campionato nelle stagioni 1949-50, 1950, 1952, 1954 e 1955, mentre contemporaneamente anche la nazionale ungherese dava spettacolo a livello internazionale (celebre la vittoria del ’53 a Wembley contro l’Inghilterra per 6-3, seguita dalla rivincita a Budapest, terminata per 7-1).

Al bel calcio della Hònved, si deve in parte l’istituzione della Coppa dei Campioni. Accadde infatti che i campioni d’Inghilterra del Wolverhampton Wanderers, invitarono la Hònved a disputare un’amichevole. Malgrado un rapido vantaggio iniziale di due reti, la Hònved non resse fino al termine e perse 3-2, ma la bellezza di quel match spinse le autorità continentali a pensare ad un trofeo che coinvolgesse tutte le migliori rappresentative europee.
Tuttavia, la Hònved non prese parte alla prima edizione della Coppa dei Campioni, non avendo vinto, proprio in quell’anno, il campionato magiaro. Mentre la seconda edizione, quella del 1956-’57 che avrebbe dovuto vedere la Hònved come principale avversario del Real Madrid, fu invece il teatro della fine della leggenda della Hònved.
Accadde a Bilbao, durante il primo turno di Coppa dei Campioni contro i baschi. Mentre la Hònved si trovava a Bilbao, in Ungheria infuriavano gli eventi rivoluzionari del ’56 che culminarono con l’invio dei carrarmati russi a reprimere la rivolta ungherese. La squadra non tornò in patria. La partita di ritorno fu disputata all’Heysel di Bruxelles e vide i magiari pareggiare per 3-3 (benché privi del portiere, infortunatosi dopo pochi minuti e sostituito nel ruolo da Czibor, non essendo previsti cambi) ed essere eliminati. Ma a quel punto, la Grande Storia aveva già deciso il destino della Hònved. La squadra stessa non fece ritorno in Ungheria, partendo per una lunga tournèe non autorizzata dalle autorità sportive. La Hònved andò a giocare a Madrid (pareggiando con una selezione del Real) e a Barcellona (vincendo) e poi in Brasile. La Hònved fu ospite anche in Italia per un ciclo di amichevoli, tra le quali, quella contro la Sanremese, rimasta storica in riviera, vinta per 7-4.
Alla fine della tournèe, molti giocatori, tra cui Czibor, Kocsis e Ferenc Puskás, rimasero a giocare all’estero (i primi al Barcellona, l’ultimo al Real Madrid).
Da allora, la Hònved, come del resto l’intero movimento calcistico ungherese (tranne alcuni colpi di coda come quello del Ferencvaros nel ’65, quando gli ungheresi vinsero la Coppa delle Fiere, battendo la Juventus), non è più tornata ai livelli precedenti, pur avendo cresciuto nel tempo qualche ottimo giocatore. Il nome della Hònved, pur senza essere legato a vittorie nelle moderne coppe europee, resta destinato a rimanere nell’immaginario collettivo come un simbolo leggendario. Di un tempo che, a pensarci bene, non esiste neanche più.

EPILOGO: Estate del 2013, la Hònved approda al preliminare di Europa League. Deve vedersela contro i montenegrini del Celik Niksic. L’allenatore è un italiano, il giramondo Marco Rossi. In campo, altri tre italiani: il giovane difensore Alcibiade, Andrea Mancini – figlio di cotanto Roberto Mancini – e l’attaccante Testardi. Finirà 9-0. Testardi segnerà tre volte e anche Alcibiade si leverà lo sfizio del gol. Per una notte a Budapest, si visse un’atmosfera di altri tempi. Nel turno successivo, l’eliminazione.

E di pochi giorni fa, la notizia che l’ex calciatore di Sampdoria, Fiorentina e Reggina, Emiliano Bonazzoli, chiuderà proprio con la maglia della Hònved la propria carriera. Chissà se a portarlo lì, è stata anche quella lontana magia della maglia che fu di Puskas, Czibor e Kocsis.

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Paolo Chichierchia