Zona NBA #16 – L’evoluzione di Griffin e la fine dell’era Stern

La notizia della settimana non può che essere l’annunciato addio di David Stern, il commissioner che in questi trent’anni di mandato ha letteralmente stravolto quella che oggi è, probabilmente, la lega più famosa del mondo intero. Alcuni sostengono che sia stato un declino agonizzante che ha portato una lega fisica come l’NBA a diventare un’accozzaglia di flopper, fischi pro-stelle e piena di giocatori internazionali che, vent’anni fa, non avrebbe mai potuto calcare il parquet del campionato più difficile al mondo. Innegabile però l’eccellente lavoro di marketing svolto dal commissioner: internet avrà sicuramente contribuito all’espansione del brand, ma oggi l’NBA giocare regolarmente partite (anche di regular season) in Europa, effettua tournéé in Asia ed è conosciuta a livello globale. Tutto questo era inimmaginabile ai tempi di Bird, e la nomina di Adam Silver è un chiaro segno di continuità con la speranza di riuscire, tra qualche anno, a creare la “European division” composta da cinque tra le migliori franchigie del vecchio continente. In questo momento è difficile ipotizzare che venga realizzato a breve, anche solo per problemi logistici: il miglior palazzetto italiano è il Forum di Assago, che se confrontato a un’arena NBA (ma anche solo all’O2 arena di Londra) è molto più che miserabile. E conoscendo la burocrazia italiana, difficilmente questo cambierà in tempi brevi

A molti non è andato giù il modo con cui i Seattle Supersonics sono stati fatti fuori dall’NBA, sostituiti dagli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant (scelto però quando ancora la dirigenza si trovata nella capitale dello Stato di Washington), altri contestano le sue continue interferenze durante le due serrate che hanno costretto proprietari e giocatori a sedersi di fronte sullo stesso tavolo. Una cosa è certa, però: è riuscito a trasformare il basket in un business di livello internazionale. Se sia una cosa positiva o meno, questo lo lasciamo giudicare a voi lettori.

Un’altra news che ha scosso il mondo NBA è la firma di Andrew Bynum con gli Indiana Pacers: si tratta di una vera e propria scommessa, perché l’ex centro dei Lakers ha dimostrato di avere un atteggiamento controverso e in grado di spaccare uno spogliatoio unito, ma se dovessero essere i compagni di squadra a prevalere su di lui, allora immaginarlo come backup di Roy Hibbert (con Mahinmi come possibile arma tattica per aprire le difese altrui) può davvero spostare le gerarchie ad est. Un po’ come Blake Griffin sta spostando quelle ad ovest, soprattutto dopo il licenziamento di Vinny Del Negro: la gestione di Doc Rivers sino a questo momento è stata un toccasana per l’ala grande, che si è costruito un rispettabile gioco in post e un buon tiro dalla media (anche se non molto costante e da testare nei playoff). Tutto questo se integrato all’atletismo straripante che ha dimostrato sin dal primo giorno in maglia Clippers, possono renderlo un potenziale crack per il futuro: resta l’incognita difesa, ma lì servirà un lavoro più mentale che tecnico.