In estate lo avevano soprannominato “Sergente” per come aveva dimostrato di tenere sotto controllo le tante personalità controverse presenti nello spogliatoio nerazzurro; non solo fuori dal campo, ma anche all’interno del rettangolo verde. Sino alla trasferta di Udine, infatti, l’Inter era sembrata una macchina lanciata verso i vertici del campionato italiano, salvo poi sprofondare in una crisi di Stramaccioniana memoria. Dopo la vittoria nel derby grazie al solito Rodrigo Palacio, infine, Walter Mazzarri non è più riuscito a trasmettere quella carica agonistica che, sino a novembre, aveva fatto la differenza in positivo.
Dopo la grave sconfitta contro la Juventus si è passati alla fase successiva, ossia quella della demonizzazione di un calciatore, un comportamento che ogni allenatore dovrebbe evitare di proporre, almeno davanti alle telecamere. Colpevolizzare così tanto Mateo Kovacic, campione in erba classe ’94, di sicuro non sarà utile per la sua crescita (e quindi anche quella dell’Inter, che su di lui ha investito moltissimo): chiaro che anche il croato ha le sue colpe, visto che quest’anno ha ripetuto pochi, anzi pochissimi dei lampi di genio che aveva fatto intravedere nella scorsa stagione, ma è chiaro che non può e non deve essere a lui a caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti di crisi. E Jonathan e Alvarez? Già, proprio loro due, i simboli della rinascita estiva dell’Inter, quei giocatori tanto criticati nell’era Stramaccioni ma letteralmente rinati sotto la guida del livornese. Per entrambi sembra che sia entrata in azione la macchina del tempo, viste le recenti prestazioni dei sudamericani: il numero 2 ha dimostrato non solo di non saper più arare la fascia, ma nemmeno di tenere botta contro avversari molto meno blasonati di lui, mentre degli spunti vincenti di Alvarez non è rimasto che un semplice ricordo.
L’impressione è che la situazione stia sfuggendo di mano a Mazzarri, come mai era accaduto in precedenza in carriera: ad Appiano Gentile l’ambiente è letteralmente rovente sia per l’arrivo del Profeta Hernanes, colui il quale ha saputo dare entusiasmo laddove prima il clima era molto pesante, sia per il caso Guarin. Adesso i nerazzurri devono ripartire dalle novità di questa sessione invernale: bisogna rompere gli indugi il prima possibile e schierare in campo sia il rigenerato colombiano – parola di Piero Ausilio – che l’ex centrocampista della Lazio, magari al fianco del giovane Taider che, contro la Juventus, è stato uno dei pochissimi a uscire a testa alta. Una chance la meriterebbe anche Botta, visto che negli spezzoni giocati sinora ha fatto molto bene, ma anche il chiacchieratissimo Mauro Icardi: lui può essere il vero rinforzo invernale dell’attacco nerazzurro, perché nelle prime giornate di campionato aveva dimostrato di cambiare le partite entrando dalla panchina. Una traversa con il Genoa, i gol alla Juventus e al Cagliari e un clamoroso palo nella sfortunata trasferta di Bergamo: tutti episodi che giocano a favore dell’argentino tanto cercato dalle cronache di gossip.
Troppo spesso si è parlato di equilibrio, compattezza e spirito di sacrificio, attitudini molto importanti nel calcio ma che non possono non essere associati alla qualità, il vero motore di ogni squadra di calcio. Non si esce da una crisi profonda con Kuzmanovic, così come – dispiace dirlo – con la brutta copia di Diego Milito: serve rialzarsi in fretta, caro Walter, prima che i dolori diventino così forti da renderti sportivamente agonizzante. E la panchina inizia a scricchiolare…