Alla fine, viene da pensare, era il momento giusto per cambiare. Parlo degli esoneri: via Allegri e dentro Seedorf, via Di Francesco e dentro Malesani, via Petković e dentro Reja. Cambiare entro gennaio: aveva senso, pensando al mercato in arrivo. (Tralasciamo sulle modalità di addio e di arrivo, non sempre le migliori.)
Poi però diamo anche un’occhiata al nostro Speciale Calciomercato per vedere quali movimenti sono stati già realizzati, e quali gli interessi in gioco per le tre squadre indicate poco sopra: finora la Lazio ha fatto uscire un centravanti e lo ha sostituito con un pariruolo (Hélder Postiga per Floccari); il Milan è intervenuto con un certo vigore, anche se su nomi non di primissimo grido (Honda bene, Rami da rilanciare, Essien troppo tardi); il Sassuolo, questo sì, ha cambiato molto (Brighi, Biondini, Rosi, Floccari, Sansone…). Questione obiettivi: la Lazio ne cerca parecchi (tra cui Cannavaro, dato in uscita dal Napoli), il Milan ha quasi chiuso (forse Armero, forse Bianiany, forse Fernando subito), il Sassuolo difficilmente potrà cambiare più di così.
Il punto è: a chi giova? Cioè: pur senza schierarsi contro il calciomercato (ci mancherebbe), qual è il metro giusto per valutarlo? Perché una squadra che cambia tanto, giocoforza, significa che in estate aveva sbagliato parecchio (scommesse, idee, o anche “solo” la valutazione della forza complessiva dei propri ragazzi rispetto agli avversari). Per la Lazio, sappiamo come funzionano le cose in casa biancazzurra: Lotito fa il mercato solo alle proprie condizioni (ci mancherebbe), e per adesso sembra che sia “condannato” a fidarsi molto di Reja (cioè: a rosa immutata, il suo acquisto è solo il cambio di panchina), ancora di più dopo la probabile cessione di Hernanes.
Milano, sponda rossonera, il caso è particolare: rinforzi di una certa qualità, ma non necessariamente all’apice della carriera. Ragazzi che sono pronti a sgomitare per una maglia ai Mondiali (Rami da riconquistare, Essien da puntellare: esiziale in nazionale, ma non può arrivarci dopo sei mesi di tribuna). Un allenatore debuttante: Seedorf è tornato (qui un altro editoriale, di quando stava per lasciare l’Italia), e ha subito l’occasione della vita (il suo numero, il 10, affidato a Honda: bella responsabilità per entrambi). Infine, un impegno da portare a termine: la Champions League tra tre settimane. Sembrano tante, non lo sono affatto.
Spostiamoci in Emilia, casa Sassuolo: qui possiamo discutere all’infinito. Era sbagliato Di Francesco? Allora non si capisce perché cambiare metà squadra. Erano sbagliati i giocatori? Allora si licenzi chi ha fatto il mercato, tanto per cominciare (e invece gli si affida il compito di rimediare). Cambiare tutto e tutti sembra significare che si era sbagliato tutto, o che la reazione sia isterica, o che il cambiamento sia un basta che funzioni. In ogni caso, pensiamoci: Alberto Malesani può prendere una squadra del genere e condurla alla salvezza? In altre parole: si può travasare un allenatore in una squadra che di per sé già si conosce solo a metà, farlo a gennaio, e anche sperare nella salvezza? Se ci riescono (proprietà, allenatore, giocatori), bravi loro.
E questi erano solo tre casi, ciascuno esemplare a suo modo. Anche perché il mercato di gennaio è tempo di bilanci: in nero o in rosso, consuntivo di metà stagione e preventivo fino a maggio. Si può cambiare per tanti motivi: per trovare la quadratura del cerchio, per risvegliare chi c’era già, per migliorare un telaio buono, o anche solo… per cambiare. Io, da par mio, preferisco invertire i termini: non cambiare per migliorare, ma migliorare per cambiare.
Oggi: 31 gennaio. Tifosi e appassionati, fantacalcisti e non: tutti connessi nell’ultimo venerdì del mese, nonché ultimo giorno di mercato. Ultime opportunità per migliorare la rosa, che sia reale o che sia solo per giocare con gli amici. State con noi, perché sarà una giornata piena, fino a sera inoltrata.