MondoPallone Racconta… Fuorigioco: Nacka Skoglund

Fuoriclasse estroverso e bizzarro, raro da concepire ed ammirare, Lennart “Nacka” Skoglund visse in Italia le migliori stagioni della sua carriera. Inanellò prodezze ed eccessi, vincolandosi soprattutto ad un amore autodistruttivo, quello per la bottiglia, che finì per rovinarne l’esistenza.

Dilettante in patria

Nato a Stoccolma (Svezia) il 24 dicembre 1929, Karl Lennart Skoglund si avvicinò prestissimo al calcio. I primi passi nell’IK Stjarnan, prima del passaggio all’Hammarby nel 1944. Con il club milita fino al 1949, alternando il pallone all’impiego come elettricista, vigendo ancora il dilettantismo. Nella stagione 1949-50 viene ceduto ai rivali dell’AIK per motivi finanziari: ma gli basta una manciata di partite per attirare l’attenzione. Prima dei Mondiali 1950, viene organizzata un’amichevole tra una squadra di giocatori scelti dai giornalisti e quella scelta dalla commissione tecnica. Nacka (così soprannominato dal nome di un quartiere della natìa Stoccolma) fa parte della prima compagine e gioca talmente bene da essere convocato per la Coppa Rimet. In Brasile le sue ottime prestazioni gli valgono il trasferimento in Italia, all’Inter.

Con la Nazionale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scudetti e bella vita

Come detto, nel 1950 Skoglund giunge in Italia, in un periodo storico che vide il boom dell’arrivo dalla Svezia di tanti giocatori. Tecnicamente formidabile, maestro delle finte e dotato di un tiro secco, Nacka forma un sontuoso trio d’attacco con Nyers e Lorenzi che porta all’Inter due scudetti di fila nel 1953 e 1954. Nel frattempo la Nazionale gli ha chiuso le porte in faccia, come del resto a tutti gli altri connazionali in Italia, perchè diventati professionisti. La federazione ne pagherà le conseguenze non qualificandosi per il Mondiale 1954 e richiamando gli “esiliati” per l’edizione casalinga successiva. Nella Rimet 1958 Skoglund gioca come ala sinistra nella Svezia che coglie il miglior risultato di sempre dietro solo al Brasile. Chiude con la miseria di 11 presenze ed una rete con la casacca gialloblu. In Italia Skoglund diventa celebre non solo per le doti funamboliche sul campo, ma anche per una passione poco adatta ad uno sportivo e ad un individuo in generale: l’alcol. La leggenda narra addirittura che, all’atto di battere i calci d’angolo, Skoglund si chinasse vicino alla bandierina e bevesse un goccio con la scusa di riallacciarsi una scarpa, da una bottiglietta precedentemente posizionata. Storielle o no, l’inclinazione di Nacka per la bottiglia lo porta anche ad un precoce declino.

Benito Lorenzi e Skoglund

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultime prodezze

Passa alla Sampdoria e poi con un contratto a gettone al Palermo. Chiude con il calcio che conta nel 1963, dopo ben 13 anni da professionista in Italia. Ritorna in Svezia all’amato Hammarby dove chiude la carriera, precocemente invecchiato. Gli ultimi calci li tira nel Karrtorps. Anche la sua ultima donna, con cui sembrava avesse costruito un solido rapporto, lo abbandona una volta scoperto che aveva ricominciato a bere di nascosto.

La scomparsa

Viene trovato senza vita nella sua casa a Stoccolma l’8 luglio 1975, a soli 45 anni. A piangerlo, anche i figli Evert e Giorgio, nati In Italia e calciatori con le maglie di Inter e Milan. Nel 1984, di fronte alla sua vecchia casa a Katarina Bangata, viene eretta una statua in suo onore: “Nackas Horna”, l’angolo di Nacka.