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La conferenza stampa di Giuseppe Marotta sembra aver messo la parola fine alla trattativa di calciomercato più discussa di questa sessione di calciomercato, il famoso scambio Vucinic-Guarin. L’annuncio della trattativa ha diffuso tra i tifosi interisti un malessere generale che si è versato sui vari social network tra rabbia, incredulità e ironia. Assurda tutta la dinamica con cui si sono svolti i fatti, quasi da film di spionaggio. I giocatori pronti a scioperare per forzare il trasferimento, Vucinic già a Pavia per le visite mediche e poi il colpo di scena del rifiuto interista tra lo stupore bianconero, espresso prima in un comunicato e poi attraverso le parole del suo amministratore delegato.

Sulla vicenda Vucinic-Guarin si è discusso a lungo con pareri opposti e discordanti su chi nell’affare ci guadagnasse e chi no. Colpisce, invece, il fatto che alcuni media si siano scagliati contro il Web 2.0, giudicandolo come primo e forse unico colpevole del fallimento della trattativa. I continui tweet contrari avrebbero spinto la dirigenza interista a fare un netto passo indietro quando tutto sembrava già fatto. Senza Twitter l’affare sarebbe andato in porto sena problemi secondo gli esperti del settore. Ma siamo proprio sicuri che sia proprio così?

Forse qualcuno dimentica cosa avvenne agli inizi degli anni novanta con i mondiali italiani alle porte e un tale Roberto Baggio pronto a lasciare la Fiorentina per passare all’odiata rivale Juventus. In quel periodo non c’era ancora internet, non c’erano portatili, in pochi lavoravano con un pc e l’unico svago per i tifosi era il buon vecchio Commodore 64. Eppure in quel periodo a Firenze si scatenò la guerra civile, la tifoseria gigliata si oppose in tutti i modi e senza l’utilizzo di hashtag espresse il suo parere fermamente contrario. Non c’erano cinguetii pacifici e ironici, ma lanci di sassi e cori abbastanza arrabbiati. Alla fine Baggio passò in maglia bianconera e la sua carriera calcistica prosegui la sua ascesa. Un cessione che sicuramente sarebbe avvenuta lo stesso anche con la presenza di Twitter.

Se poi andiamo indietro nel tempo, in epoche lontane quando nel ciclismo si correva per rabbia o per amore come disse il maestro De Gregori, ebbene in quel periodo ci furono tifosi che si rivoltarono alle prime notizie di mercato, scandalizzati dal fatto che una società di calcio potesse comprare un giocatore neanche fossimo tornati ai tempi della schiavitù. E poi possiamo citare anche il caso di Gigi Lentini che fece scomodare anche il Vaticano. Insomma la storia ci dice che per diversi motivi ci sono sempre stati episodi di contestazione, meno tecnologici di adesso, ma in grado di far parlare tutto lo stivale. Azzardato dunque parlare di un calciomercato attuale influenzato dal Web 2.0 perché le contestazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno, spetta poi alle società valutare quanto convenga proseguire in uno scambio per non cercare di rompere in maniera irreversibile il rapporto tra dirigenza e tifosi.