Sochi e quel vento di guerra fredda

La storia dei giochi olimpici  insegna che questo grande evento sportivo e mondiale ha sempre vissuto di pari passo con le vicende storiche e soprattutto politiche. Ai tempi dell’antica Grecia si decise di sospendere le guerre e far riposare lo scudo per permettere lo svolgimento delle gare  in un clima di assoluta pace. Questo clima è spesso venuto meno nelle Olimpiadi moderne.

Nel 1968 ci fu  il massacro di Città del Messico. Negli anni ottanta prima l’edizione di Mosca e poi quella di Los Angeles vissero il duro periodo della guerra fredda con Usa e Urss che combattevano a suon di boicottaggi, trascinandosi dietro una parte dei due blocchi, occidentale e orientale, che dividevano il mondo. Negli anni settanta, invece, la triste giornata di Monaco fece crescere il timore di attentati nelle edizioni successive e ad Atlanta tale paura divenne drammaticamente realtà. E poi il ricordo di Jesse Owens in un’edizione che doveva esaltare il folle progetto nazista e che fu disturbata dalle prodezze dell’atleta di colore.

A Sochi a tener banco sarà la situazione cecena da una parte e soprattutto la dura critica del mondo internazionale contro le politiche del governo russo, giudicate discriminatorie nei confronti degli omosessuali. Una discussione molto accesa con gli Usa che hanno risposto con l’assenza del presidente Obama alla cerimonia d’apertura e la presenza di atlete lesbiche nella delegazione statunitense. Una situazione che riporta alla mente gli anni ottanta e che ieri ha trovato la dura critica di Mario Pescante, membro del Cio, pronto a dar battaglia per tenere lontano tutti gli aspetti che non hanno nulla a che vedere con lo sport e lo spirito dei giochi. Un’iniziativa corretta se si ripensa all’origine dei giochi, visti come tregua e periodo di pace. Una purezza in realtà solo superficiale dato il grande business creato da questa manifestazione sportiva, che spesso cela scandali e corruzione. Le Olimpiadi, però, dovrebbero tornare a essere un evento esclusivamente sportivo e il suo largo seguito non deve attirare coloro che vogliono usarle come strumento per diffondere un messaggio extrasportivo all’umanità, sia esso giusto o ingiusto. Una patata bollente che il Cio difficilmente riuscirà a risolvere vista la caratura dei personaggi in ballo.

 

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Elia Modugno