“Tifavo Borussia sin da bambino”

Nel calcio bastano poche parole per spaventare un’intera proprietà, una calda tifoseria o una dirigenza competente: “Allora, quando mi porti al Borussia?“. Ecco, per l’appunto, queste è una di quelle frasi che può creare una telenovela di mercato e far battere forte il cuore di due città contemporaneamente. Da un lato i parigini che, grazie all’arrivo dello svedese, sono finalmente tornati ad assaporare le vette della Ligue 1 dopo anni di dominio dell’Olympique Lyonnais; certamente non solo grazie a Ibrahimovic, ma anche a tutti gli altri campioni che sono giunti ai piedi della Tour Eiffel a suon di milioni. Dall’altra parte, invece, un progetto come quello del Borussia Dortmund che ha sorpreso l’Europa intera per passione, competenza e qualità: piano piano, però, molti pezzi pregiati stanno abbandonando la nave in direzione Bayern Monaco, vedi Gotze e Lewandowski.

Ma Zlatan Ibrahimovic è davvero compatibile con il sistema di gioco di Klopp? Difficile dirlo, ma l’impressione è che lo svedese non contribuisca più di tanto a far giocare bene le proprie squadre, soprattutto in Champions League. Spettacolo però non è sinonimo di efficacia, questo è fuori di ogni dubbio, ma non è un segreto che l’ex attaccante di Juventus, Inter e Milan faccia intravedere le sue qualità miglior in campionato, salvo deludere le aspettative quando coinvolto in partite da dentro o fuori, proprio come nella ex Coppa dei Campioni. Potrebbe però tranquillamente ricoprire il ruolo di riferimento centrale, quello a lui più congeniale, e a beneficiarne maggiormente sarebbero proprio i suoi compagni, dato che Ibra da sempre migliora le prestazioni altrui a suon di assist. L’esperienza al Barcellona, però, è stata un fallimento sia per i catalani sia per Ibra che, nelle due semifinali contro i nerazzurri, ha decisamente giocato in maniera poco brillante: senza voler fare della facile ironia, si potrebbe quasi dire che sia stato decisivo, ma per la squadra di Mourinho e non per la propria. Questo però è solo revisionismo fine a se stesso.

Decisamente più importante, invece, è riuscire a capire se Ibrahimovic stesse soltanto scherzando con quel “al Borussia giocherei anche gratis” oppure se stesse soltanto cercando di far arrivare ai piani alti di Parigi il suo malumore, il suo mal di pancia, insomma il marchio di fabbrica con cui Ibra e Mino Raiola da sempre cercano di iniziare a trattare la cessione dell’attaccante scandinavo. Un fin troppo imbarazzato Klopp, tra l’altro, non ha voluto approfondire la questione in diretta TV, ma sono sicuro che nella testa del tedesco questa idea si stia piano piano concretizzando. Lewandowski infatti lascerà la squadra a fine stagione e i gialloneri hanno bisogno di una punta che lo sostituisca: in entrata, però, arriverebbe un ingaggio pesantissimo e il tedesco partirà a parametro zero, quindi senza garantire un ritorno economico alla compagine di Dortmund.

Il tutto va chiaramente preso con le pinze, si è trattato pur sempre di un simpatico scambio di battute in televisione, e sappiamo benissimo che entrambi gli “interpreti” sono amanti di queste gag. Specie Ibrahimovic, che non si è mai fatto problemi a imbarazzare i suoi interlocutori, meglio ancora se giornalisti a lui antipatici; dovesse davvero trasferirsi in Germania, però, ammetterà anche questa volta di tifare sin da bambino per la squadra giallonera?

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Alessandro Lelli