Ci permettiamo il lusso di cambiare una lettera alla famosa canzone di Fabio Concato per lodare un giovanotto di anni diciannove che risponde al nome di Domenico Berardi e che da solo ha segnato quattro — e sottolineiamo quattro — reti al Milan nel posticipo della Serie A. Solo Piola ha segnato quattro gol in Serie A con un età più bassa della sua.
Nato il 1° agosto 1994, gli addetti ai lavori non lo scoprono certo adesso. L’ottimo campionato di Serie B della scorsa stagione in cui ha guidato la squadra di patron Squinzi alla storica promozione in A non è passato inosservato. Più volte Mancini, quando era ancora l’allenatore del City, ha mandato i suoi osservatori a guardare da vicino questo numero 25 che, nonostante la giovane età, risultava essere già così decisivo. Alla fine l’ha preso la Juventus in comproprietà, lasciandolo “parcheggiato” ancora in Emilia, sperando continuasse a stupire.
Ma un conto è la Serie B. Di ben altro spessore — tecnico, fisico e tattico — è la Serie A.
Se possibile, però, il giovane di Cariati, paesino in provincia di Cosenza, ha addirittura migliorato il suo rendimento. Belle prestazioni, assist, sette gol di cui tre in una sola partita a Genova contro la Sampdoria. Ma ieri ha voluto proprio strafare: sotto 0-2 dopo dieci minuti contro il Milan, ha deciso di segnare quattro reti — prima volta nella storia che il Milan subisce quattro gol dallo stesso giocatore in Serie A — e di ribaltare la partita e, forse, la sua stagione.
Sì, la sua stagione. Quella dei Mondiali. Non è un delitto, specie in un anno orribile per noi in cui si sono infortunati El Shaarawy e Giuseppe Rossi, pensare a Berardi in lizza per un posto ai Mondiali. Magari non da titolare — a meno di non meritarselo sul campo, ovvio — ma da far entrare a partita in corso per cambiare gli equilibri: ha corsa, visione, salta l’uomo e, soprattutto, vede la porta. Certo, nel suo ruolo ha davanti Cerci, che pure sta facendo grandi prestazioni. Ma piuttosto che un attaccante esperto da tenere fisso in panchina per tutta la durata del Mondiale e che, in ogni caso, non sposta gli equilibri (come possono essere i Toni e i Gilardino, per dire), perché non lui? Ci lamentiamo sempre del fatto che le altre nazioni schierano giovani di valore e poi quando li abbiamo non li convochiamo?
Non facciamogli fare la fine di Totti e di Pirlo, che hanno giocato la loro prima competizione internazionale con la maglia azzurra a 24 e 25 anni.
Abbiamo la fortuna di avere un ragazzo come Domenico Berardi. Di bestiale, oltre alla sua prestazione, ci sarebbe il non prenderlo in considerazione.