Gli interessi dietro lo sport
Penso che tutti ci ricordiamo i fatti di Salerno: nel derby contro la Nocerina, i giocatori ospiti sono riusciti a far sospendere la partita (sul momento si disse perché minacciati di morte dai propri tifosi). A ciò è seguìto di tutto: dimissioni dello staff tecnico, reazione avvilita di Abete (che richiamando Lippi fece avvilire tutta Italia: lui se ne intende), Daspo a volontà, sanzioni come da regolamento, fino agli arresti di 15 tifosi e ai prevedibili deferimenti di massa.
La notizia del giorno è l’arresto del presidente della Nocerina, Giovanni Citarella, e del fratello (già presidente anche lui, ora “solo” amministratore delegato). Motivazione: pagamenti in nero con tanto di associazione a delinquere (allo scopo di emettere fatture false). La cosa buffa è che, nel megasequestro di beni di ogni genere (mobili, immobili, liquidi e società), c’è anche finita la squadra: il 42% delle quote è stato sequestrato. Non oso immaginare la reazione dei tifosi, ma, se io fossi il comandante della Guardia di Finanza di Salerno, mi affretterei a chiedere la scorta.
Insomma, parliamoci chiaro: a Nocera Inferiore non tira una bella aria, anzi. Ma il punto è un altro: quante volte lo sport italiano (al Nord come al Sud, nel calcio come negli altri sport) diventa veicolo di ben altri interessi? Senza andare troppo lontano: quanti “progetti” abbiamo visto attorno ad alcune società di Serie A (una a caso: il Bologna) che però partivano da interessi non tanto edificanti, quanto direttamente edificabili? Oppure (e qui non faccio nomi, mi limito però a escludere l’Udinese): quante volte abbiamo visto società acquistare all’estero dei perfetti sconosciuti per cifre “interessanti”?
Perché il calciomercato, come già ci ha detto il nostro Alessandro Lelli, è ricominciato, con tutti i suoi difetti. Tra le prime parole pronunciate da Keisuke Honda (qui un ritratto del giocatore, firmato dal nostro Michael Braga), finalmente arrivato al Milan, «Il mio cuore mi ha detto che devo giocare con il Milan». Il parere del portafoglio non ci è pervenuto, ma non è questo il punto: il punto è che dovremmo tenere gli occhi aperti. Col calciomercato si può sognare, si può pensare… ma poi bisogna vedere cosa c’è dietro. Sia un centro tecnico nuovo di pacca, sia una fattura falsa o un pagamento al nero. Stare in campana: come tifosi, come addetti ai lavori, come appassionati. Perché lo sport è business, ma non dev’essere soltanto territorio per affaristi.
Poscritto. Di Acerbi avevamo già parlato qui, neanche un mese fa. E adesso sono arrivate le conferme: niente doping, si tratta ancora di tumore. Voglio vedere se chi si era indignato allora, adesso, avrà il coraggio di chiedere scusa.