Quel pasticcio dei mondiali in Qatar. Non bastavano le varie accuse di corruzione legate all’assegnazione della più importante manifestazione calcistica al piccolo e ricco emirato. Con il tempo si sono aggiunte le polemiche sulle condizioni di sicurezza dei lavoratori impiegati nella costruzione dei nuovi impianti e ora è arrivata anche la ciliegina sulla torta con la voce, poi smentita, dello spostamento in inverno dei mondiali. La situazione è comunque nota a molti da tempo. Giocare in estate in Qatar è da temerari a causa delle alte temperature che rischierebbero di falsare il torneo. Creare stadi con adeguati impianti di ventilazione non sembra aver convinto pienamente la Fifa e i dubbi per il momento sono rimasti.
Ieri Jerome Valcke, segretario generale della Fifa, si era espresso in maniera favorevole a uno spostamento temporale della rassegna iridata, ma le sue parole, rilasciate in un’intervista a una radio francese, sono state improvvisamente trasformate in ufficiali, creando lo scompiglio nel mondo del calcio. La Fifa si è subito mossa per smentire il tutto, precisando che si trattava esclusivamente dell’opinione di un singolo. Tutto rientrato o quasi perché i dubbi comunque restano e i sindacati dei calciatori non sembrano intenzionati ad accettare l’attuale situazione. A complicare il tutto c’è anche il timore del CIO che in inverno ha le Olimpiadi e non vuole rischiare una vicinanza degli eventi che possa oscurare e far perdere di valere la manifestazione dei cinque cerchi.
Da qui al 2022 ci sono otto anni di attesa e tanto tempo per decidere e trovare una soluzione adeguata che riesca ad accontentare quasi tutti. Giocare in inverno sarebbe innovativo e oltre alla curiosità potrebbe nascondere anche dei vantaggi. Lo stravolgimento dei calendari europei dei vari campionati, coppe incluse, eviterebbe di giocare in inverno quando molti campi, soprattutto in Europa del Nord, sono costretti a fare i conti con il ghiaccio, il maltempo e i continui rinvii. Ne gioverebbero i tornei con meno partite rinviate, i giocatori con meno rischi infortuni e gli spettatori invogliati ad andare allo stadio con condizioni climatiche migliori. I contro, però, giungono dall’Europa meridionale. Si giocherebbero più partite in estate, a giugno e luglio, con terreni di gioco migliori, ma anche con l’obbligo di giocare di sera in nazioni come Italia e Spagna dove le temperature pomeridiane sono più elevate. Bisogna capire inoltre capire quanto gli appassionati, quasi sempre contrari alle grandi innovazioni, siano disposti a cambiare le proprie abitudini, adattandosi non più all’anno calcistico, ma a quello solare. I punti da valutare, però, è chiaro che l’idea di Valcke non è tanto campata in aria e ha grandi possibilità di trasformarsi in realtà. Una trasformazione importante da valutare e che potrebbe cambiare radicalmente il mondo del calcio europeo.