Il Verona e la materia dei sogni
Passate le festività, mentre a Roma si piange per il tracollo contro la Juventus e a Firenze ci si dispera per l’infortunio del capocannoniere Giuseppe Rossi, a Verona, lato Hellas, si festeggia ancora con un’ ultima fetta di pandoro. La posizione in classifica è ben scolpita nella colonna di sinistra della classifica: quinto posto, dietro Juventus, Roma,Napoli e Fiorentina – le squadre che maggiormente spiccano per l’organizzazione di gioco e la somma algebrica dei valori tecnici – ma davanti ad Inter, Milan e Lazio.
La partita vinta ad Udine con un secco 3-1 ha simbolicamente sancito un passaggio di testimone tra provinciali: mentre la squadra di Guidolin ha perso il passo delle ultime stagioni, i gialloblu di Mandorlini si impongono quale provinciale dell’anno e, conservando la velocità di marcia attuale, potrebbero perfino ambire ad un piazzamento valido per l’ingresso in Europa.
Per la verità, nella storia del Verona, già un’altra volta era passata per Udine la strada dei successi importanti. Quasi trent’anni fa, nel febbraio del 1985, la squadra all’epoca allenata da Bagnoli espugnò il Friuli con un rocambolesco ed indimenticabile 3-5. All’epoca, nell’Udinese non giocava Di Natale ma Zico, nel Verona non Luca Toni ma il danese Elkjaer. Per la cronaca, in vantaggio di tre gol, il Verona si fece incredibilmente rimontare (pareggiò provvisoriamente l’attuale opinionista di Sky Massimo Mauro) ma riuscì ugualmente a piazzare nel finale l’ uno-due vincente. Al termine della stagione, Bagnoli, Elkjaer e compagni si laurearono Campioni d’Italia. Come dire, la materia stessa di cui son fatti i sogni, calcistici.
Dolce e forse inevitabile, il ricordo di quella storia lontana, una fiaba irripetibile per il campionato italiano. Ma restando nella stretta attualità, anche Luca Toni, Jorginho e compagni hanno di che stare allegri. Dieci vittorie e sei sconfitte, solo due pareggi. Mandorlini è un tecnico pragmatico, con una grande esperienza maturata sui campi come calciatore (all’epoca dello scudetto del Verona) e una lunga militanza in panchina. Magari non simpaticissimo – non lo era neanche da giocatore – ma determinato quanto basta per saper infondere ai propri giocatori sicurezza e proprietà del ruolo (caratteristica che fu fondamentale anche del vecchio Bagnoli). Si scende in campo per vincere, si accetta la sconfitta se capita, ma meglio una vittoria in più che due pareggi per timidezza. E se questa regola aurea vi sembra fin troppo semplice, andate a vedere cosa succede sull’ altra sponda di Verona, lato Chievo, dove scialbi pareggi dietetici si sono alternati a una pericolosa abbuffata di sconfitte, con pesanti conseguenze sul peso in classifica.
La squadra ha già mostrato individualità interessanti, primo tra tutti il regista Jorginho, che per caratteristiche metronomiche sembrerebbe destinato a lunghi contratti con squadre italiane più ambiziose. A seguire, l’argentino Iturbe che, quanto a velocità e potenza d’esecuzione, potrebbe ricordare il miglior Zarate. Intorno a loro, corrono integri interpreti della capacità di stare in campo con giudizio, quali Romulo, Cacciatore, Gomez, l’islandese Hallfredsson e veterani di lungo corso come Agostini e Donati.
E poi c’è Toni. Luca Toni. L’ex campione del mondo, quello capace di superare trenta gol in campionato quasi dieci anni fa in viola, l’ex stella del Bayern Monaco. Quello dato per finito quattro anni fa, all’epoca delle esperienze in giallorosso e bianconero, con tanto di svernamento arabo nell’ Al-Nasr e poi capace di tornare, con grande umiltà, a farsi apprezzare l’anno scorso, ancora in viola, ed oggi di nuovo pronto a raggiungere la doppia cifra in classifica marcatori, dopo aver lasciato il sicuro cantuccio fiorentino, per volontà di divertirsi ancora un po’ da titolare. Il “bomber di Pavullo nel Frignano” – la frequente citazione congiunta al luogo di nascita, ricorda un altro grande bomber del passato, Roberto Pruzzo “o’ rey di Crocefieschi” – compirà trentasette anni a maggio. Ma una cosa è certa: servitegli un cross dove possa arrivare la sua testa, e a piazzarla sull’ angolo di palo scoperto dal portiere, ancora oggi ha pochi rivali in serie A.
Al Bentegodi, nell’ ultima di andata arriva il Napoli, una delle poche squadre ad essere sopra il Verona (sette punti, la distanza). E se Giulietta volesse togliersi lo sfizio dello sgambetto?