È finita. Inutile anche girarci intorno.
Sono rimasti solo i minuti di recupero, utili come quelli concessi nella finale di Euro 2012 tra Italia e Spagna.
Non che da queste pagine avessimo mai messo in dubbio la superiorità della Juventus nel campionato in corso, ma la sfida di ieri sera allo Stadium ha messo il punto conclusivo alla storia di questa stagione.
Doppio tre a zero a Roma e a Napoli, le due più accreditate rivali viste fin qui. Non propriamente roba da poco. Come non è stato da poco segnare tre gol in una sola partita alla difesa, quella giallorossa, meno battuta del campionato.
I numeri, al di là di tattiche, tecnica e organizzazione, non mentono mai: se i bianconeri, dopo una prima parte di stagione in cui hanno subito dieci gol in poche partite, hanno subito una sola rete negli ultimi 900 minuti e, nel frattempo, hanno ricoperto gli avversari di segnature non è un caso.
È che finalmente la squadra è entrata in forma in tutti i suoi interpreti, è che i nuovi innesti Llorente e Tévez fanno finalmente parte dei suoi meccanismi ed è che la giovane promessa Pogba è sbocciata nel campione affermato che sembrava potesse diventare.
E, ultimo in elenco ma non meno importante — anzi –, il ritrovato “agonismo” di Conte in panchina, che gli ha permesso di riprendere le redini della squadra dopo un avvio che aveva posto alcuni dubbi sull’efficacia del suo carisma dopo tre anni di lavoro.
Poche chiacchiere: solo eventi imprevedibili potrebbero togliere il trentesimo scudetto alla Vecchia Signora. Nemmeno un mercato faraonico delle sue avversarie più vicine — Roma e Napoli — riuscirebbe a cambiare le sorti di questo campionato.
Il solco che si è creato tra i bianconeri e le altre non è colmabile. I gol di Vidal, Bonucci e Vucinic hanno di fatto chiuso la pratica.
Rizzoli, ieri sera al novantesimo, ha dato il triplice fischio all’intera Serie A, non solo alla gara contro la Roma.