Riprenditi, Kaiser
Dài, ci siamo quasi. Domani ricomincia la Serie A, si riparte. A pancia piena per chi guarda, ma si spera non per chi gioca. Perché essere sazi a questo punto della stagione, in generale, sarebbe un disastro per chiunque (tranne per gli sport motoristici, che sono in pausa).
Ecco, però: non si può non parlarne, e finora abbiamo aspettato. Oggi non possiamo più farlo. Aspettato anzitutto notizie (possibilmente buone) sulle sue condizioni fisiche: sappiamo già, infatti, della sfortuna di cui Michael Schumacher è rimasto vittima pochi giorni fa. Non si conosce ancora l’esatta dinamica dell’incidente — meglio: tale dinamica è frutto di diverse speculazioni mediatiche, in questo momento.
Prima considerazione: aggiungono qualcosa (così come aggiunge qualcosa il video dell’elicottero che parte per trasportarlo in ospedale)? Stiamo parlando di un uomo che lotta per la vita. È davvero importante, in queste ore, chiederci se se lo sia andato a cercare? Così come (parallelamente e in senso opposto) ci serve a qualcosa sapere che (forse) l’incidente c’è stato perché Schumi stava sorvegliando una comitiva di bambini, ne è caduta una e lui è caduto per soccorrerla? (Lo riferisce la Bild.)
La seconda considerazione è più personale, e riguarda lo Schumi che abbiamo conosciuto. Tardivo nell’imparare l’italiano (che si è poi ostinato a parlare anche in Mercedes, quando a intervistarlo era la RAI), (quasi) sempre perfetto nel curare la propria immagine, un marziano in pista. Ricordo Irvine, suo primo compagno alla Ferrari, dire che a renderlo speciale non era la velocità sul giro secco, o su tre giri veloci: era il fatto che era l’unico a poter guidare in quel modo per giri su giri, senza soste. Una macchina, nonché un maniaco della preparazione fisica (grazie a un’altra eccellenza italiana, oltre alla Ferrari: parlo della TecnoGym).
Lo abbiamo conosciuto all’inizio, quando ancora alzava il pollice prima della partenza (qualche maligno diceva: perché avverte che fa un giro e poi la macchina lo mollerà) e il Mondiale era lontano anni e anni. Disse che l’obiettivo del primo anno era andare a punti più volte possibile: qualche soddisfazione arrivò. Un passo dopo l’altro, con una squadra di tecnici eccezionale, sono arrivati cinque titoli piloti. E, soprattutto, è arrivata una valanga di emozioni, fino alla rimonta incredibile di Interlagos, nell’ultimo GP. Poi sì, dal possibile ritorno all’approdo alla Mercedes, ma in un pilota non si può certo biasimare la voglia di correre.
Alla fine di tutto, la notizia del giorno è che un uomo, noto per aver fatto entusiasmare molti tifosi (non solo in Italia), è in coma farmacologico (indotto) da cinque giorni, con gravi lesioni ed emorragie nel cervello. Ha corso più di 300 GP (ne ha vinti 91, con 155 podi), è stato il pilota a percorrere più chilometri di tutti, e ora è in pericolo di vita per un incidente su tutt’altra pista (da sci). Punto. L’unica altra notizia che vogliamo sentire è che ce la farà (in caso contrario, se siamo umani, sarebbe una notizia che non vogliamo sentire). Saputo questo, si potrà elucubrare; non prima.
Forza, campione. Oggi compi 45 anni: non lo sai, ma un po’ siamo cresciuti insieme. Meglio: tanti di noi appassionati sono cresciuti insieme a te. E ti siamo tutti vicini, adesso che stai guidando la corsa più importante: quella della vita.