Dalla A alla Z, il 2013 del Calcio
Senza pretese di esaustività, proponiamo un alfabeto calcistico relativo all’ anno 2013 che si va accomiatando. Buona lettura e Auguri a Tutti di Buon 2014.
A – Allenatori italiani. La scuola italiana da sempre è un punto di forza del nostro campionato. Oggi, le due linee guida derivanti dagli arcaici conflitti Metodo/Sistema o Uomo/Zona sono sapientemente rinnovate da Antonio Conte, per quanto riguarda la discendenza dai modelli tradizionali ( nella linea che va da Herrera a Mourinho) e da Vincenzo Montella (linea che va dall’Olanda ’70 a Guardiola). Probabilmente sono loro oggi, i migliori che abbiamo. (In ribasso Allegri, stabile ai piani alti Mazzarri, attenzione ad Eusebio Di Francesco, allenatore concentrato e dotato di idee personali).
B – Brasile, Mondiali. La Confederations Cup ci ha fornito l’anteprima di quel che vedremo in estate: temperature tropicali e spossanti (stia attento Prandelli, quando farà le convocazioni a non riempire il carrello dei bolliti, specialmente a centrocampo), tifoserie calde e accaldate, vibranti proteste “anti”, laddove le manifestazioni sportive globali tendono sempre più ad evidenziare le contraddizioni di società stirate tra chi partecipa e chi resta ai margini.
C – Cristiano Ronaldo. Avete presente quelle domande oziose di Yahoo Answer, tipo chi è stato il più grande calciatore portoghese di tutti i tempi? Per molti, davanti a Cristiano Ronaldo resterà sempre Eusebio, per altri anche Figo, per alcuni addirittura Futre. Ma con tutta probabilità, almeno quest’anno, la giuria del Pallone d’Oro (dopo un 2013 con 69 gol), non gli preferirà Messi. E nemmeno Robben (ma non sarà più forte l’olandese?).
D – Derby. Quest’anno si giocano a Torino, Roma, Milano, Genova e Verona, per tacer di quelli intaregionali. Ma il più sentito è stato sicuramente quello del 26 maggio, che ha assegnato la Coppa Italia alla Lazio (anche se, per la verità, da allora, dopo una festa durata un’estate, i biancazzurri sono spariti). L’augurio è quello di ritrovare il calcio della capitale impegnato in qualcosa che vada oltre una stracittadina.
E – Eredivisie. Il campionato olandese non è certamente uno dei migliori tornei al mondo come appeal e neppure come blasone però… Però è imprescindibile. Perché l’Olanda è terra di coltura per moltissimi giovani talenti, talenti che vengono amorevolmente curati in terra oranje e poi spediti a decidere le sorti d’Europa con le maglie di club di altre Nazioni (perlomeno negli ultimi vent’anni). Noi lo seguiamo con passione e interesse, sempre curiosi di sapere quale nuovo talento fiorito tra i Tulipani possa imporsi sul panorama internazionale con mesi, talvolta anni d’anticipo. E allora ecco che si merita una menzione anche la troppo spesso snobbata e bistrattata Eredivisie, humus primitivo e basilare per tanti attaccanti, terzini, centrocampisti e difensori centrali che hanno tirato lì i primi calci da professionisti, olandesi e non.
F – F come Femminile. O meglio, il calcio femminile. L’altra metà del pallone italiano ha quest’anno vissuto momenti importantissimi come la nascita del Dipartimento, la partecipazione agli Europei, il terzo posto delle azzurrine di Sbardella agli Europei Under 17, con la storica qualificazione ai Mondiali in Costa Rica. Segni di come un movimento, seppur stiracchiatamente e tra mille difficoltà, stia crescendo in maniera esponenziale.
G – Gibilterra. Dopo gli anni in cui il proscenio europeo si era ampliato con l’ingresso delle squadre ex Unione Sovietica ed ex Jugoslavia, una nuova formazione nazionale ha fatto il proprio debutto: Gibilterra. Il pareggio per 0-0 ottenuto contro la Slovacchia ha segnato lo storico debutto di una nazione, che rivedremo alle qualificazioni per l’Europeo 2016.
H – Heynckes, Jupp. Il veterano tedesco della panchina, alla bella età di 68 anni, è riuscito a cogliere l’alloro europeo più importante, andando a vincere la Champions League, nel derby teutonico con Il Borussia Dortmund del 45enne Klopp. Heynckes aveva già vinto il trofeo con il Real Madrid (facendo piangere la Juventus, nel ‘98), ma proprio alla guida del Bayern Monaco aveva perso due volte, con il Porto, nel lontano ’88 e con il Chelsea appena l’anno prima. Raggiunto l’obiettivo grosso, quale novello Cincinnato, ha deciso di andare in pensione e dedicarsi all’orto, consegnando a Guardiola una squadra dai brillanti meccanismi di gioco. Ci vuole arte, anche nel saper scegliere quando ritirarsi.
I – Islanda. C’è mancato poco. Ritrovare nel Mondiale delle gerarchie geopolitiche una outsider come l’Islanda, avrebbe rappresentato una sorpresa notevole. Ma sul più bello, la Croazia ha detto no. Auguri comunque ad una generazione di calciatori che ha saputo mettersi in evidenza.
J – Juventus. Dopo la conquista del secondo scudetto, vuoi solo per occorrenza statistica, la strada bianconera sembrava aver imboccato una salita. La Roma in fuga con dieci vittorie consecutive. Le sconfitte di Firenze ed Istanbul. Ma la squadra di Conte ha ancora le fondamenta salde e un rinnovato attacco, destinato a crescere, intorno a Llorente e Tevez. Con nove vittorie di fila (per ora), la risposta alla Roma è stata eloquente. Sono ancora loro i più forti in serie A, chi ambisce al trono, deve fare di più e meglio.
K – Koetting, Giovanni. Nove presenze con la Juventus, tra l’82 e l’85. Chi se lo ricorda? Nessuno, probabilmente. Tranne chi abbia collezionato le figurine Panini in quegli anni e abbia trascorso pomeriggi a cercare di vincerle agli amici, con il gioco delle iniziali. Umberto Panini, ultimo fratello della premiata dinastia delle figurine se ne è andato quest’anno. Scommettiamo che di lui, si ricorderà anche Koetting?
L – Liga Spagnola. Viene dalla Liga la squadra emergente dell’ anno: quell’Atletico Madrid guidato da Simeone che per ora è riuscito a tenere testa al Barcellona di Messi e Neymar e al Real Madrid degli uomini d’oro, Bale e Cristiano Ronaldo, pur avendo ceduto in estate un attaccante formidabile come Falcao.
M – Monaco. Finché alloggiava nella seconda serie francese, il mondo del calcio aveva potuto dimenticarsi dell’ultima follia miliardaria del calcio, che ha messo in contrapposizione, nel campionato francese emiri arabi e magnati russi. Ora, dopo gli acquisti faraonici estivi della squadra allenata da Ranieri, Ibrahimovic e Cavani, sfidano Falcao in terra di Francia. Oltralpe le stelle non stanno più a guardare.
N – Napoli. Stabile ai piani alti della classifica per tutto il 2013, costantemente davanti alle milanesi, il Napoli di De Laurentis ha sostituito Mazzarri e Cavani con Benitez e Higuain, mantenendo una costanza di risultati e ben figurando, malgrado l’eliminazione, anche in Champions League. E dalle fila partenopee proviene anche quell’Insigne, che è tra i giovani più attesi per l’anno a venire.
O – Olympiakos Pireo. Meglio specificare. Gli appassionati sapranno che esiste anche l’Olympiakos Volos. Uno domina la Super League ed è un tiranno da tempo; l’altro domina il girone sud della serie b, ma è rinato dalle ceneri della scorsa stagione. Giocano all’attacco e in velocità, entrambi allenati da spagnoli. Un gioco con interpreti d’eccezione per la categoria, siano essi Saviola e Mitroglou o Breska e Melissis. Perché la Grecia (di cui noi ci occupiamo quotidianamente) non è solo debiti, calciatori con metà stipendio e rescissioni, è anche sfruttamento efficiente delle risorse, strategia, giovani talenti alla cattedra di grandi maestri. E’ ottavi di Champions e sedicesimi di Europa League.
P – Premier League. Il campionato più appassionante d’Europa. Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City e Manchester United stanno dando vita a sfide calcisticamente ricche, tatticamente importanti e caratterizzate da alto tasso tecnico e atteggiamento sportivo. Se ci aggiungiamo la qualità di trasmissione dei canali Fox, il raffronto con il livello del campionato italiano, ma anche con l’intero sistema nostrano, è inevitabile notare come il solco si vada allargando.
Q – Qatar, Mondiali e polemiche. Si parla del 2022, quindi tra ben otto anni, eppure sono già iniziate le polemiche intorno all’assegnazione della sede mondiale. Oltre a quelli di natura strettamente tecnica e climatica, con la richiesta di giocare d’inverno, un’inchiesta del Guardian ha svelato le condizioni di schiavitù e episodi di morte sul lavoro tra gli operai nepalesi, impiegati quale manodopera nella costruzione degli impianti. La speranza è che l’attenzione resti alta, perché deve essere chiaro a tutti che nessuna manifestazione può giustificare nulla di simile.
R – Roma di Rudi Garcia. Chi durante il periodo natalizio sia entrato in una libreria, avrà notato tra i libri dedicati al calcio il recente “La chiesa al centro del villaggio”, dedicato a Rudi Garcia, l’allenatore giallorosso che, per i non addetti al lavoro, al momento dell’arrivo sulla panchina della Roma era poco più di un nome esotico. Dopo l’eccezionale partenza della Roma in campionato e le dieci vittorie, incluso il derby (da cui la frase “Abbiamo riportato la chiesa al centro del villaggio”) adesso è il momento di leggerne la biografia. L’ultimo capitolo, per ora racconta che Rudi Garcia non ha ancora mai perso una partita in giallorosso. E intanto, grazie a lui, Roma e i romanisti hanno ripreso a sognare.
S – Stefano Borgonovo. Se ne è andato, il 27 giugno di quest’anno, Stefano Borgonovo, sopraffatto dalla sclerosi laterale amiotrofica, che dal 2008 lo aveva colpito e contro la quale si era battuto con tutte le forze residue. La sua immagine, tra sofferenza e carattere, voglia di esserci ed impedimento fisico, è rimasta indelebile nella memoria di molti. Dimenticarlo ora, sarebbe imperdonabile.
T – Thohir, Erik. Il passaggio di mano dalla famiglia Moratti all’imprenditore indonesiano ha aperto un nuovo scenario storico per l’Inter, ma anche per il calcio italiano. In attesa dei russi e degli emiri, gli americani a Roma e gli indonesiani a Milano rappresentano il versante global del campionato. Thohir ha già fatto sapere di essere fan di Nicola Ventola, ex non trascendentale dell’Inter. La dimestichezza con l’attualità aumenterà con la frequentazione di San Siro. Intanto, la sponda nerazzurra attende l’apporto di mezzi propri che il nuovo proprietario dovrà immettere nel nuovo progetto Inter.
U – come inversioni a U. Come cambia rapidamente il giudizio sui calciatori che lasciano il nostro campionato! Jovetic e Lamela, due dei cosiddetti “Top player” del primo 2013, che durante il calciomercato estivo hanno lasciato l’Italia , scaldano stabilmente le panchine e le tribune nelle loro nuove destinazioni. Appena meglio va ad un Osvaldo comunque costipato sottoporta, mentre il solo Cavani continua a “matare” imperterrito. E nelle fantasie del mercato invernale, per i tre attaccanti delusi già si immaginano inversioni a U e ritorni in prestito.
V – Van Persie, Robin. Il centravanti olandese, già capocannoniere della Premier è il nuovo simbolo di un Manchester United che quest’anno ha salutato calcisticamente la storica conduzione tecnica di Sir Alex Ferguson, affidandosi a Moyes. Spesso accostato a squadre italiane, l’olandese è diventato anche il miglior goleador di tutti i tempi della nazionale olandese, avendo superato l’ex recordman Patrick Kluivert come numero di reti segnate. Tanto per dire, che non solo Cristiano Ronaldo, finora è rimasto senza pallone d’oro.
W – Wanda Nara. L’ amor profano tra la bionda vamp Wanda Nara e il giovane aitante Maurito Icardi, per tacer del marito cornuto Maxi Lopez, sembra un déjà vu degli anni ’80, quando le telenovelas sudamericane imperversano sui palinsesti televisivi; soltanto che oggi le modalità sono quelle 2.0 di twitter. Ma forse, più ancora del “Capriccio e passione” tra le due colombe dal disìo chiamate, il vero protagonista della storia è proprio twitter.
X – Il pareggio. Per via di quello rimediato contro l’ Armenia, l’Italia di Prandelli ha perso la possibilità di essere testa di serie e dovrà sfidare Inghilterra e Uruguay, nell’ umido tropicale di Manaus, la città cara a Mister No. Ma noi invece speriamo di Sì. Auguri.
Z – Zanetti, Javier. Quarant’anni compiuti (come Ryan Giggs, altro ’73 che ancora scalcia a Manchester) e un brutto infortunio rimediato nella stagione precedente. Doveva ancora dimostrare qualcosa Zanetti? Sì, togliendole l’ultima parola sul finale di carriera, il capitano nerazzurro ha dimostrato che con l’impegno e il sacrificio, si può recuperare anche contro la malasorte. In quest’esempio, c’è un augurio per tutti quelli che hanno affrontato un 2013 difficile. E attendono un 2014 migliore.
(Un ringraziamento per la collaborazione nella stesura delle voci a Stefano Pellone, Giorgio Crico e Francesco Piacentini)