Un editoriale tira l’altro

Fine anno stimola sempre riflessioni generali. Viene spontaneo infatti il gusto del ricordo, dello sguardo rivolto all’indietro, del bilancio.

Non ce ne esimiamo noi, per niente. Perché è giusto così: lo sport è come la storia e dentro la storia, e di date, fatti, tappe e percorsi è composto. Nulla di meglio che ripercorrere a ritroso i momenti che, allo stadio o in televisione, ci hanno fatto sorridere o urlare, intristire o festeggiare.

Ce ne sarà occasione.

Lo sguardo al generale non impedisce però quello al particolare, che spesso in Italia vuol dire regionale. Che dire infatti dell’editoriale del nostro Francesco Davide Scafà ieri? Parole puntuali, sentite, precise, impossibili da non condividere: lo sport locale è in difficoltà e va assolutamente aiutato, da noi spettatori in primis. Mi ricollego soprattutto a una frase che mi ha colpito, quando l’articolo dice “era un’Italia diversa, in crescita, in lotta e forse meno impigrita, che la domenica viveva lo sport sul campo”, sia perché mi ha fatto pensare che lo sport è bello davvero goderselo dal vivo, sia perché in tempi di crisi proprio una comunione di sentimenti e passioni fra campo e spalti può tirar via le ragnatele da questo nostro povero calcio. Affinché torni più umano, più nostro, più calcio.

L’editoriale, che consiglio di leggere nuovamente, mi piace anche per la chiusura: “Senza ovviamente mai scordare gli insegnamenti e le parole di personaggi positivi come Rozzi, perché aveva ragione nel dire che lo sport è un fatto sociale e, checché se ne dica, aggrega e promuove più di quanto divida. E, aggiungo io, è incredibilmente più bello se vissuto in compagnia e circondato da gente con la tua stessa passione”. Da qui bisogna ripartire, dai luoghi e i modi di inclusione sociale come lotta, come sfogo pacifico e genuino, come collante: se volete, in queste vacanze e magari oltre, tornate ai vostri palazzetti e campi di città e periferia. Ne vale la pena, davvero.

A questo proposito, da appassionato di calcio estero il tradizionale appuntamento col britannico Boxing Day mi ha offerto l’assist per una riflessione solo apparentemente svincolata dall’editoriale di ieri. Spalti pieni e abitudini rispettate, di generazione in generazione. Ma anche creazione di nuovi eventi e routine, come nella Serie B del Santo Stefano: chi vive e lavora in questi mondi può fare tanto, per eliminare le crepe e le ragnatele di cui sopra, creare società, amalgamare coscienze.

Lo spettacolo di Manchester City-Liverpool, allora, ha dichiarato al mondo che queste sono due squadre interessantissime, dalla storia diversa eppure fiera, dal presente in itinere eppure già solido. Ma la cosa bella è pensare (o sperare) che il tifoso di Citizens e Reds sia magari lo stesso che qualche mese fa si è sgolato all’Etihad per il Magic Weekend del rugby league, o ha fatto il pieno di emozioni assistendo alla cavalcata del vicino Wigan nella FA Cup. O anche non si sia perso un solo appuntamento del County Cricket, o delle Ashes dalle fortune alterne (per gli inglesi).

Questo per dire che per ogni Manchester City ci sono dei Wigan Warriors, o che per ogni Liverpool esiste la passione di quando la città è rappresentata da altri colori in altre discipline. Così come per ogni Roma e Lazio c’è una Virtus che mette in riga all’ultimo istante la forte Dinamo Sassari. E magari qualche tifoso del Cagliari si è davvero goduto, durante la cattività triestina, il Progetto Sant’Elia tra Serie D ed eccellenza.

In un appello che, nel giorno in cui le nazioni si dividono (meglio un Chelsea-Liverpool il 29 dicembre o la pausa invernale ma magari una nazionale fresca e in forma per gli appuntamenti estivi?) per usanze e costumi, unisce cuori e coscienze sportive alla (ri)scoperta delle passioni locali, degli sport meno mainstream e però davvero interessanti, in serie che sono sempre quelle giuste: d’altronde la categoria non conta, valgono coraggio e voglia di rappresentare una comunità.

E voglia di questa stessa comunità di farsi rappresentare.

Di nuovo buone feste, in qualunque campo o palazzetto scegliate di passare (almeno) una serata.

Published by
Matteo Portoghese