Un panettone agrodolce

Si dice spesso, ironizzando sulla scarsa probabilità che un allenatore possa durare a lungo sulla propria panchina, che non è destinato a “mangiare il panettone“. Anche quest’anno molti tecnici sono stati esonerati, alcuni anche blasonati come Delio Rossi, Maran e Sannino, mentre altri trascorreranno un Natale calcisticamente poco sereno, visti gli ultimi risultati. E’ il caso di Massimiliano Allegri, uscito sconfitto dal Derby contro l’Inter nella serata di domenica, il quale probabilmente si è salvato grazie al passaggio del turno in Champions League, nonostante una sofferenza durata 95 minuti contro l’Ajax. Il livornese ha ricevuto attestati di stima da parte della dirigenza, ma non si sa fino a che punto essi siano sinceri: mancano le alternative importanti e prestigiose, insomma non c’è alcun nome da Milan libero sulla piazza.

La squadra vista nell’incontro di domenica sera contro l’Inter, infatti, ha dimostrato limiti palesi sotto molti punti di vista: e se la carenza tecnica è dovuta soprattutto alla scarsa qualità di alcuni elementi della rosa, vedi Constant e Muntari (e potrei citarne molti altri), ciò che sta veramente stupendo i tifosi rossoneri è la mancanza di cattiveria agonistica e la ridotta voglia di vincere le partite; il Milan, per definizione, deve lottare per qualcosa di prestigioso. Il terreno di gloria, nel recente passato, è stata soprattutto la Champions League, ma il campionato resta la priorità perché proprio quest’ultima competizione garantisce l’accesso all’ex Coppa dei Campioni, con tutti gli introiti economici del caso. Restare Allegri, ultimamente, è sembrato un ossimoro in casa-Milan: difficile ipotizzare una rimonta in stile scorso campionato, ma Massimiliano deve assolutamente dare una sterzata alla stagione dei suoi ragazzi, troppi brutti per essere veri. Specie perché l’effetto Balotelli sembra essere svanito nel nulla.

E’ vero: i limiti della rosa rossonera sono innegabili. Questo però non giustifica l’essere a quattro punti dalla zona retrocessione a metà campionato, questo non giustifica essere un solo punto davanti alla Sampdoria (e se Mihajlovic fosse arrivato prima, forse, la situazione sarebbe diversa), questo non giustifica il ritrovarsi dietro a Cagliari, Udinese, Lazio, Genoa, Parma e Torino. Con tutto il rispetto per queste squadre, infatti, il Milan non deve condividere la stessa classifica di chi, all’inizio della stagione, partiva con obiettivi minimi. La Balotelli-dipendenza non può più andare avanti, perché se è vero che a Mario viene spesso richiesto di togliere le castagne dal fuoco, egli non può incentrare così tanto il gioco su se stesso tanto da gettare ombra su alcuni suoi compagni: ritrovare il vero El Shaarawy, quello che solo dodici mesi fa faceva strabuzzare gli occhi di Prandelli e di tutta Italia, potrebbe essere un modo per vedere nuovamente la luce in fondo al tunnel.

Lo stesso tunnel in cui sembra essersi infilato Pioli, dopo alcune ottime stagioni alla guida del Bologna: l’ultima vittoria contro il Genoa, propiziata dal solito straordinario Diamanti, è stata fondamentale per la classifica. Finalmente i rossoblu sono fuori dalla zona retrocessione, seppur soltanto per un punto, e sbloccarsi davanti al proprio pubblico nell’ultima giornata del 2013 può essere il punto di partenza per lavorare serenamente da qui al 6 gennaio, quando riprenderà la Serie A. E poi De Canio, in difficoltà con il suo Catania ereditato da Maran, che alla prossima sconfitta potrebbe non essere così fortunato come in occasione del pesante 0-4 rifilatogli dalla Roma: infine Petkovic, l’ultimo tra gli allenatori in bilico. Si parla già dell’imminente arrivo di Reja, anche se il tecnico bosniaco non vuole sentirne parlare e continua imperterrito a lavorare in vista della prima partita del 2014, quella contro l’Inter di Walter Mazzarri.

Il panettone è servito, ma per digerirlo ci vorrà molto tempo: il tempo necessario a riconquistare la fiducia del proprio Presidente.

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Alessandro Lelli