Un Derby al gusto di Panettone

E’ arrivato un altro Natale ci siamo arrivati tutti compresi Allegri  e Mazzarri i quali soprattutto il primo sono stati messi in forte discussione in questi mesi. Allegri mangerà il panettone sembra incredibile visto la classifica e lo score dei rossoneri in questa deprimente annata triste come i peggiori nebbioni padani. Già allegri non lo sono di certo i tifosi nel Milan che in attesa di un cambio sulla panchina vedono moltiplicarsi gli Amministratori Delegati, in una strana concezione aziendale dove nei momenti di crisi invece di fare saltare qualche testa è meglio raddoppiarle.

New entry  illustre quella di Barbara che farà sentire  la sua voce giovane in una società che prova a svecchiarsi ed innovarsi portando i tacchi d’ora in poi. Più che i tacchi di Barbara sarà il tacco di Palacio però l’incubo ricorrente dei tifosi milanisti nelle notti festive, in attesa di una ripresa del campionato e della propria squadra. Serata da incubo domenica  per il Milan e per il gioco di entrambe le squadre che hanno dato vita a un Derby lento e privo di emozioni, dove hanno giocato per non perdere entrambe e forse in realtà l’unico che si è persa per 90 minuti è stato il gioco. L’Inter ha vinto senza strameritare perché tra i vari top player previsti in campo l’unico a presentarsi è stato il numero 8 nerazzurro.

Campioni come Palacio saranno quelli che Thohir dovrà portare a Milano già da gennaio, per dare una chance a questa squadra o se volete un’illusione di poter ambire al terzo posto, per poter esultare ancora come domenica sera balzando in piedi come ancora non si era visto fare il tycoon indonesiano. L’abbiamo visto gioire e pregare a distanza di pochi minuti, da tifoso interista dovrebbe esserci abituato, se così non fosse si abituerà recitando i versi di Pazza Inter.  Per adesso tuttavia niente spese folli  o acquisti da urlo perchè prima bisogna ripianare il bilancio, un conto spesso in rosso in questi ultimi anni nerazzurri.

Rosso come il cartellino sventolato in faccia a Muntari, in fondo un derby deve portare in dote qualche espulsione e lui di solito non si tira indietro, altrimenti sarebbe come una curva senza cori. Un derby strano questo dove si è rischiato di giocare senza curve, in un paradossale silenzio e si è finiti a giocarlo senza coreografie, il tutto per sancire una guerra fredda dove i tifosi incompresi e bistrattati continuano e sostentare il sistema.

Una stracittadina da sbadiglio che ha visto quindi le cose più interessanti fuori dal campo  tra curve silenziose, privèe affollati di star e nuove dirigenze in tribuna, se non fosse per la gemma del trenza argentino che ha riportato sul campo l’attenzione dei presenti a San Siro.  Questa è Milano oggi, due squadre confuse che cercano di arrabattarsi con quello che hanno, che necessitano di rinforzi per cercare di sviluppare un gioco che a oggi è carente.  Due mister in difficoltà ognuno per motivi diversi, ma che faticano a inculcare il loro credo ai calciatori.

Ci si rivede a gennaio quindi con qualche volto nuovo o qualche partenza atta a sfoltire la rosa o incrementare il bilancio. Nel frattempo buon lavoro alle infermerie che lavorano per rimettere in piedi i presunti campioni che dovrebbero fare svoltare la stagione di entrambe al loro ritorno, ma che in realtà rischiano di essere un arma a doppio taglio per i mister se non acquisiranno una forma adeguata in fretta.

Le milanesi quindi ripartono da qui, si affacciano entrambe all’anno nuovo con la speranza che il futuro sia migliore del presente, attraverso le novità promesse e i buoni propositi da mantenere. Ognuna con le proprie idee e innovazioni, ognuna con i propri progetti e le giuste ambizioni. Mangiamoci questo panettone quindi sperando che quello del prossimo anno sia più buono.

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Francesco Filippetto