Settimana intensa, ricca di temi ma anche di perplessità.
Per esempio, a che pro far giocare da regolamento Juventus-Avellino a Torino? Non che occorresse concedere demagogicamente il fattore campo ai campani perché sfavoriti, ma un bel sorteggio non avrebbe guastato.
La formula attuale della Coppa Italia, serva con le grandi e punitiva con le piccole (che avranno sì la loro coppa di Lega Pro, però resta la bizzarria), è lo specchio del calcio italiano nel 2013. Tutto pronto e tutto subito, tutto al servizio delle grandi, perché poi c’è la finale in pompa magna, con l’inno nazionale e tutto il resto.
Non che questa della coppa nazionale che assomiglia più a una coppa di lega di second’ordine sia un tema nuovo o recente, tutt’altro: su queste colonne se ne è parlato già un anno fa, e non solo. Resta un po’ di amarezza, per quel Cagliari-Frosinone giocato davanti ai proverbiali quattro gatti mesi fa, e per la festa mancata dell’altra sera. Che sarebbe potuta anche capitare, per sorteggio, allo Juventus Stadium, ma che capiti è tutt’altra cosa.
Ma preferisco lasciarmi alle spalle una battaglia che in tanti, dal basso, condividono senza però convogliare chi davvero conta e chi realmente decide. Non ne vale la pena, anche se sarebbe proprio il caso.
Il campionato di calcio offre a chi è un po’ deluso dalle coppe un’occasione vera di riscatto, o di dare continuità a quanto fatto di recente. Sono encomiabili, per esempio, gli sforzi del Napoli, che al netto di qualche problema difensivo ha provato e sta provando a reagire a un’eliminazione da 12 punti.
Farne così tanti, nel “girone di ferro”, è qualcosa di grande. Che diventa beffardo, se si pensa che non sono bastati per accedere agli ottavi: lezione da sbattere in faccia a chi da sempre sminuisce il lavoro di Benítez, a chi ne ha sminuiti i successi in carriera considerandoli solo fortunati. Bella beffa fare 12 punti e non passare: se il madrileno un po’ di fattore C se l’è goduto, quei tempi sono proprio lontani.
Ciò non vuole dire che va tutto bene, che il lavoro fin qui svolto è superbo, o che critiche o polemiche non siano consentite. Perché di materiale ce ne è e pure tanto, e perché adesso è il momento della verità. Sfumata la qualificazione agli ottavi e lontane nel tempo le fatiche di Europa League (a questo proposito vale sempre il consiglio di Alessandro Lelli), adesso Rafa ha la possibilità di lavorare per un po’ senza assilli e con tranquillità. Preparare le partite ogni giorno della settimana, attendere meno timoroso il responso di medici e fisioterapisti. In una parola, Benítez può darci il suo vero Napoli, senza attenuanti o fatiche supplementari. Per mettere a nudo pregi e difetti di questa creatura ancora in itinere, ancora acerba eppure non lontanissima da Juventus e Roma.
Occorre il salto di qualità totale, anche perché i bianconeri vanno forte per davvero e Cagliari è un bel banco di prova. Perché per i rossoblù è derby vero, trattasi di una rivalità che conta, perdere punti sarebbe fatale.
Se Benítez vuole concorrere per il primo e non (solo) per il terzo posto, dovrà vincere al Sant’Elia. Altrimenti la Juventus scappa e la Roma respira: nulla di peggio, per chi vuole diventare grande.
E da grande vuole vincere lo scudetto: buon sabato, buon calcio.