Il time out di Cesare Prandelli
Il calcio è in continua evoluzione e negli ultimi anni abbiamo assistito a parecchi cambiamenti delle regole. Dal retropassaggio al portiere ai numeri personalizzati sulle maglie, passando per le varie riletture della regola del fuorigioco e le modifiche sulle sostituzioni. Una parte degli addetti ai lavori prosegue la sua battaglia per l’introduzione della moviola in campo; intanto si sono fatti passi avanti per l’introduzione della tecnologia sui gol fantasma e nel prossimo mondiale per club tornerà protagonista la bomboletta spray, mezzo che gli arbitri potranno utilizzare per far rispettare la distanza della barriera durante i calci di punizione. C’è poi chi vorrebbe porre un freno alle continue sospensioni del gioco per infortunio, utilizzando il tempo effettivo oppure obbligando il giocatore infortunato a restare fuori dal campo per un determinato minutaggio.
Nelle ultime dichiarazioni rilasciate ai giornalisti il c.t. della nazionale italiana, Cesare Prandelli, ha proposto l’introduzione nei prossimi mondiali dei time out come già avviene in molti sport indoor come il basket, la pallavolo o il calcio a 5. Lo scopo principale è quello di concedere ai giocatori la possibilità di recuperare fisicamente e dissetarsi durante la partita; un punto da non sottovalutare in un calcio esasperato come quello moderno con flussi di gioco molto più elevati di quelli passati. Ad avvalorare la proposta ci sono poi le condizioni climatiche che dovranno affrontare i protagonisti del mondiale brasiliano tra caldo e umidità. Il time out potrebbe anche aiutare il tecnico di turno a spezzare il ritmo degli avversari nei momenti di difficoltà oppure per dare indicazioni soprattutto ai calciatori posizionati sulla fascia opposta e difficili da raggiungere dalla panchina.
L’esperienza degli sport che già adottano questo strumento è positiva e la sensazione è che possa funzionare anche nel calcio. Qualcuno ha fatto notare inoltre che i time out danno grandi vantaggi dal punto di vista economico, permettendo la visione di spot pubblicitari durante le soste tecniche; in un calcio business come quello attuale sarebbe un’ulteriore fonte di guadagno. La storia, però, insegna che la Fifa è sempre stata contraria a questa proposta, rimandando la decisione o bocciandola direttamente. L’idea del nostro c.t. ci sembra valida e interessante, ma dubitiamo che un’organizzazione poco consona a questo tipo di innovazione possa improvvisamente cambiare rotta e appoggiare la richiesta di Prandelli. Al Cesarone nazionale, però, consigliamo di proseguire la sua battaglia, magari facendosi supportare da altri personaggi del mondo del calcio per rafforzare il fronte rivoluzionario.