Che meraviglia.
Ma se i bambini in questione sono a guardare la partita allo Juventus Stadium e a ogni rinvio del portiere dell’Udinese dopo “oooh” aggiungono anche la parola “merda”, allora non è più una meraviglia. È una vergogna.
Ieri sera a Torino, purtroppo, ci è stata fatta vedere la perfetta fotografia del nostro calcio, che ha il volto del fallimento. Etico, prima di tutto.
È bastata la presenza dei bimbi nelle curve dello Juventus Stadium per mettere a fuoco la situazione, facendo trasudare da tutto l’ambiente un sentimento di gioia, candore e felicità che in Italia abbiamo perso. I bambini nelle curve: un esempio che Torino mostra a tutto il Paese, cercando e trovando consensi nei principali media italiani.
Uno spettacolo talmente bello da dimenticarsi il motivo per il quale stava accadendo: i bambini nelle curve dello stadio bianconero non ci sono finiti grazie a un’iniziativa della società di Agnelli o del tifo organizzato. No. I ragazzini erano lì perché le due curve dello Stadium juventino erano state chiuse per un turno ai tifosi di casa, dopo la squalifica per cori razzisti nei confronti di Napoli e dei suoi tifosi. Non propriamente una giusta causa.
Ma è talmente bello riempirsi la bocca di retorica e di buonismo ipocrita che la vicenda è passata in secondo piano. “Prendiamo esempio dallo Juventus Stadium! Mandiamo i bambini in curva!”. Ok. Va bene. Facciamo chiudere le curve di tutti gli stadi d’Italia per cori razzisti, quindi?
Ma come se non fosse bastato, oltre alla retorica e all’ipocrisia, è arrivata anche la vergogna dei cori dei suddetti bambini a definire nei contorni quello che il nostro calcio rappresenta allo stato attuale.
La colpa non è della società bianconera, sia chiaro. Non è un processo alla Juventus. È un processo alle brutte abitudini che ogni domenica si ripetono negli stadi, azioni degli “adulti” inevitabilmente copiate poi dai più piccoli.
La cosa peggiore, tra l’altro, è che il tutto finirà come in una risata di un padre in risposta a una parolaccia del figlio di sei anni detta in pubblico. Ma, come ha già detto Franco Arturi de “La Gazzetta dello Sport”, se avessimo una Lega o una Federazione forti, su quegli “ooh merda” dei bambini ci si costruirebbe un progetto di miglioramento della vivibilità degli stadi e, se la scuola fosse un corpo vivo, domani tutte le lezioni si aprirebbero parlando di quanto avvenuto allo Juventus Stadium.
E, citando Alessandro Villa — volto di Inter Channel –, invece finirà così, con un infantile racconto a scuola: “E poi abbiamo gridato merda al portiere degli altri. E poi ci siamo spaventati perché Licctaine si faceva tanto male, ma si rialzava subito”.
Che meraviglia. O no?