Home » Dušan Tadić, il cervello del Twente

Dopo tre anni e mezzo in Eredivisie, ormai il serbo Dušan Tadić è una realtà più che consolidata tra le stelle del firmamento olandese. Due anni di apprendistato ne Groningen e adesso eccolo: stella del Twente e uno dei migliori rigoristi dell’intero campionato dei Paesi Bassi, oltre che stabile perno della Nazionale serba in un ruolo che fu di giocatori ormai leggendari come Stanković (limitandoci alla sola storia recentissima: se volessimo allungare la lista anche alla ex Jugoslavia unita andrebbero menzionati perlomeno Boban ma soprattutto il montenegrino Dejan Savićević).

Tatticamente assai versatile, Tadić è il classico centrocampista di matrice balcanica bravo a fare un po’ di tutto, seppure non sia abile in interdizione come l’ex Drago interista: è in grado di coprire qualsiasi ruolo sulla trequarti sia come fantasista puro sia come esterno alto, tuttavia è perfettamente capace di fare anche la mezz’ala (seppur con la tara sui contrasti a cui si accennava poc’anzi). Dotato di un sinistro precisissimo e di grandi capacità tecniche, non disdegna il gol ma il suo vizietto rimane l’assist: già 7 per lui in questa stagione, a cui vanno aggiunti anche i sei gol messi a segno per ora.

Il ragazzo serbo è il perno del gioco offensivo del suo club che, peraltro, si è rilanciato in terza posizione a meno tre dalla capolista Vitesse. La classe del numero 10 e la sua visione di gioco sono indispensabili per lanciare nello spazio e lungo le fasce elementi come Castaignos, Promes, Đorđević, Eghan o, in caso di inserimento da dietro, anche Ebecilio.

Con ben tredici giocate decisive tra assist e reti, dunque, il serbo è un giocatore estremamente efficace: il Twente ha attualmente il miglior attacco del campionato (33 reti segnate in totale) e più di un terzo delle marcature reca lo stampino del numero 10. Tra lui e Finnbogason (bomber dell’Heerenveen, secondo miglior attacco) riesce veramente difficile capire chi abbia un peso specifico più imponente all’interno del proprio club, anche se senza dubbio l’islandese è più uomo copertina per i Friezen di quanto Tadić non lo sia per i Tukkers, forti anche di un Castaignos che in patria continua a essere adorato (oltre che considerato la stella del futuro nonostante la tragicomica esperienza in Italia e un massimale stagionale di reti realizzate molto alto ma mai più ripetuto).

A ogni buon conto, comunque sia, Dušan Tadić è pronto per il grande salto in un campionato europeo che sia di livello superiore. Per caratteristiche potrebbe adattarsi benissimo alla Bundesliga ma anche alla Liga spagnola, dove potrebbe ambire a giocare in club di fascia medio alta. Più complesso invece che possa trovare una collocazione in Premier League che lo porti nella metà a sinistra della classifica: vedendo come il solo Eriksen, in quanto prodotto dell’Eredivisie, sia finito in un top club albionico, la sensazione è che uno come il numero 10 di Enschede possa interessare solo a società di minor blasone rispetto alle varie Arsenal, Manchester United, City, Tottenham, Everton, Southampton o Liverpool (peraltro tutte compagini copertissime nel suo ruolo).

Il serbo, vista anche la favorevole tradizione dei connazionali in Serie A, potrebbe sbarcare in Italia, anche se andrebbe valutato come si possa adattare tatticamente a un campionato che esaspera il confronto teorico tra allenatori all’inverosimile. Se finisse da noi, la paura è che Dušan possa bruciarsi, abituato com’è ai larghi spazi di Eredivisie e non alle soffocanti marcature italiche. Bisogna però anche sottolineare che se riuscisse ad adattarsi al meglio il suo potenziale tecnico potrebbe innalzarlo tra i migliori assistmen di Serie A.

Il prezzo del cartellino non è impossibile: la cifra attorno ai 15 milioni di euro che chiede il Twente è trattabile. Bisogna però affrettarsi perché Tadić ha già 25 anni e dunque, se si vuole scommettere, si è appena in tempo.