Da qualche settimana è una calciatrice della Res Roma ma Francesca Valetto ha dovuto attendere per il suo esordio, complice un infortunio che l’ha tenuta lontana dai campi di calcio per molti giorni. Per chi conosce il calcio femminile, Valetto non ha bisogno di presentazioni: 20 presenze in nazionale, due scudetti, 1 coppa Italia e 1 Supercoppa italiana conquistate giocando per squadre come il Milan, il Bojano, il Brescia, il Torino, il Bardolino e la Lazio.
Nel 2009 un brutto incidente stradale, mentre guidava la sua moto, le ha procurato la frattura mascellare anteriore, con distacco totale dell’osso, incastrato sotto zigomo, mandibola, setto nasale e scafoide; nel 2011 ha subito fatto crac il suo ginocchio sinistro: rottura totale del crociato anteriore, del collaterale e del menisco interno ed esterno, frattura testa del perone e frattura piatto tibiale e lesione cartilaginea un infortunio tremendo che lei ricorda così:
“Certi tipi di infortuni, non credi mai che possano succedere proprio a te, e soprattutto non lo credi quando stai bene e vai fortissima; non ci credi e difficilmente lo accetti, in maggior misura quando ti capitano due infortuni gravi un anno dopo l’altro. Non fai in tempo a finire una rieducazione che ne devi iniziar un altra. La sofferenza e la stanchezza mentale (la piu’ dura da superare), sono tra gli ostacoli peggiori per chi fa sport, soprattutto se ti trovi a doverli affrontare da sola, senza aiuti da parte di società o di chi di dovere (purtroppo una delle pecche del nostro calcio femminile).”
Una diagnosi da panico, che avrebbe tagliato le gambe, e la voglia di tornare, a chiunque, ma non a Francesca che ha lottato contro ogni tipo di dolore e dopo 18 mesi è tornata in campo.
“In realtà per me il vero rientro in campo è stato il 26/8/13– prosegue Francesca – il mio primo allenamento con la Res Roma. Dopo tanto tempo sono riuscita a tornare a calpestare i campi da gioco, e ho potuto lavorare in gruppo… Ricordo che ero agitata, avevo lo stomaco chiuso, mille dubbi mi perseguitavano, ed ero ancora incredula per quello che stavo iniziando…la voglia di fare era tanta ma mi sentivo una mezza giocatrice, che riusciva a fare mezzi gesti e mezze corse… ma con il passare del tempo mi sono resa conto che è come andare in bici, non puoi smetter di saperci andare; ogni allenamento le cose miglioravano, anche se di poco, e pian pianino mi sono resa conto che ce l’avrei fatta a tornare ad esser una calciatrice. Ovviamente non sono ancora al mio top, ma spero che a breve potrò esser davvero utile a questa squadra che mi è stata vicina e mi ha dato la possibilità di ricominciare.”
Pronta per esser utile nella Res Roma, team di Serie A che ha saputo credere in lei, e che ora la attende a braccia aperte.
“Conoscevo la Res Roma da anni ormai, così come conoscevo il mister e alcune sue giocatrici, ma sempre calcisticamente parlando. Ho sempre avuto stima e rispetto verso di loro pur non vivendoli, a differenza di gente che mi stava attorno in passato e non li vedeva di buon occhio, ma si sa, l’invidia è tanta in ogni zona d’Italia, e Roma non fa la differenza. Qualcuno pensa che basta buttare in un campo 20 ragazze e 2/3 persone tra dirigenti e allenatore per fare una squadra o poter dire di averne una, ma non è così. Questo è un ambiente che vuole crescere e bene, l’attenzione e l’importanza che si da qui al più piccolo ruolo, compito o gesto di tutti quelli che ne fan parte, crea un gruppo e un ambiente davvero forte e compatto, e il senso di appartenenza e di protezione per ognuno di questi tasselli è speciale, cosa che è difficile da capire da fuori, ma lo dimostrano i risultati fino ad ora ottenuti. Alla Res nulla è dovuto…la Res, il gruppo, la stima…qui va conquistata e questo fa la differenza nell’autenticità dei rapporti… Sono stata davvero fortunata a trovare questo gruppo, l’ambiente perfetto per ricominciare, e ovviamente per proseguire!”
Qualcuno diceva che non sarebbe tornata in campo, ora quelle stesse persone dicono che non tornerà mai ai livelli di un tempo, ma anche in questo caso Francesca ha le idee chiare e risponde per le rima:
“Rispondo con un “sorriso”, lo stesso che in passato ha dato più fastidio che uno scontro o un insulto. Rispondo che nella mia vita non mi è mai stato regalato nulla anzi, ho sempre lavorato più di altre per rimanere dove ero.. perchè si sa, in A ci si arriva (alle volte per raccomandazione, altre per amicizie, altre percaso) ma il difficile è SAPERCI RIMANERE,PER ANNI,E SAPERSI FAR APPREZZARE….allora si che si può parlare. Rispondo con un sorriso a chi ignorantemente mi chiama “zoppa”, dimenticandosi o omettendo che era loro responsabilità medica e morale non succedesse ciò, ma la professionalità e la qualità di un ambiente si misura anche da queste cose e sulla salute di una propria atleta non si transige. E comunque anche se fosse vero, vorrà dire che rinuncerò aimè ai tacchi a 12 . Per ultimo rispondo dicendo che ho tanto da lavorare ancora per tornare ad alti livelli e che sicuramente le situazioni son cambiate: oggi non faccio più solo quello, ma lavoro e mi alleno, ma credo che “tornare ad alti livelli” significhi anche essere capaci di mettersi a disposizione degli altri, saperli aiutare dando tutto quello che si ha per farli arrivare dove, magari, tu ad oggi, non puoi arrivare (questo rende grandi comunque)..e questa convinzione mi la da la stima di chi ho vicino (e vuole starmi vicino) degli addetti ai lavori, di chi mi conosce da anni e di chi SA cosa voglia dire fare calcio (e non altro)…perchè come mi han insegnato….”il campo ha sempre ragione, chi vince festeggia, chi perde giustifica…ed io…a oggi, di nuovo in campo, ho già vinto.!”