Ripartire, continuare
L’uomo più ricco della Cina sarebbe pronto a diventare coproprietario della Roma (al posto di Unicredit, che da tempo non vede l’ora di uscire). Siniša Mihajlović, di solito non banale, stavolta sceglie di puntare in alto e alla sua presentazione cita Kennedy, a cinquant’anni (quasi) esatti dalla morte: cosa c’entri con lo sport, fatichiamo a capirlo (uno che citava spesso JFK, peraltro, era Ronald Reagan: con somma rabbia della famiglia). E questo mentre si festeggia un altro cinquantenario, più vicino al sentire degli sportivi: quello del Calendario Pirelli.
La Gazzetta si balocca parlando di Ibrahimović, Čech e Bale esclusi dal Mondiale (grazie tante: il Galles non ha mai partecipato a un Europeo, e l’unico Mondiale è quello del 1958; in questo caso Bale non fa altro che sostituire Giggs per i prossimi 20 anni in questa speciale tipologia di articolo).
Tutte queste potrebbero essere le notizie principali di una settimana che è stata vuota di grandi emozioni: persino la Francia, a un passo dall’eliminazione, poi ci ha “delusi”. (Giudizio personale: la notizia più interessante della settimana è in questo video, noto in Italia solo adesso. Da notare l’intelligenza sopraffina del compagno in maglia bianca, che con un dito gli indica il canestro corretto. Sui difensori avversari, meglio tacere.)
Quindi, ricominciamo. Cioè: ripartiamo da ciò che c’è. Una nazionale che può serenamente andare in letargo fino a marzo, quando in Spagna sarà costretta a togliersi di dosso un po’ di polvere, per una lenta ripartenza verso il Brasile. Sappiamo chi siamo e chi saremo: Buffon tra i pali, ci saranno i Chiellini e gli Ogbonna, oltre a De Sciglio, e chissà che Gabriel Paletta non ci faccia la sorpresa. Probabilmente ci sarà anche una infornata di nomi “nuovi”: Parolo, Cerci. Giovani: Insigne, forse Florenzi e Verratti. E davanti sappiamo che la linea verde Balotelli-Pepito è il presente e il futuro.
Quello che non sappiamo, chiaramente, è dove condurrà questo séguito di stagione. Iniziata da tre mesi, ma in realtà ancora agli albori: i campionati ripartono adesso dopo la terza sosta, e noi rimarremo a guardarli sia per l’interesse in sé, sia perché le sorprese possono essere dietro l’angolo: difficile pensare che in Brasile non vinca una tra i padroni di casa, la Spagna prenditutto e la Germania perennemente in rampa di lancio, rimaniamo in attesa di osservare il futuro, con il Belgio che è uno squadrone interessante, o la Costa d’Avorio che, con un sorteggio non disgraziato (appuntamento al 6 dicembre), potrebbe fare tanta strada.
Oltre a questo, c’è da aspettare anche di conoscere il futuro di Prandelli, e il futuro della panchina degli azzurri. Con chi (o da dove) ripartire, o continuare. Fin qui, si è visto un CT abituato a dire ciò che pensa, ma senza mai sbracare.
Ha detto di Giovinco: «ha una grinta tale che può scalare le montagne»; di Pietro Mennea: «Un simbolo italiano nel mondo, e non solo dello sport, ma della volontà, del riscatto che nasce dal “Sud” che tutti noi italiani abbiamo dentro». Di Balotelli: «Mario non è un giocatore come tutti gli altri. Ma gli chiediamo di fare il calciatore, non il personaggio». Ha detto, dopo l’ultimo Europeo: «Se devo limitarmi a fare tre allenamenti ogni otto mesi, diventa dura». Chiaro, conciso, preciso, senza svolazzi. Senza dover citare per forza: pane al pane, vino al vino.
E ancora non sappiamo neppure Cesare Prandelli dove allenerà l’anno prossimo. Dubito alla Sampdoria. Perché forse, per allenare la Sampdoria, non serve citare Kennedy: basta e avanza Vujadin Boškov.