MondoPallone Racconta… La grande Ungheria sveglia i maestri inglesi

25 novembre 1953: una data da ricordare. I giocatori dell’Ungheria si rivelano al mondo rifilando un emblematico 6-3 all’Inghilterra a Wembley. Un altro pesantissimo colpo per gli inglesi, dopo la clamorosa sconfitta con gli USA al Mondiale 1950. Dall’altra parte, l’Ungheria mette in mostra la sua “Aranycsapat” (Squadra d’oro) trascinata da un collettivo sensazionale ed un fuoriclasse leggendario: Ferenc Puskás. Oltre all’eloquente risultato della partita, quel 6-3 rappresentò un vero spartiacque che ebbe conseguenze nella storia del football britannico. Riviviamo quel giorno di 60 anni fa.

Prologo

Il match venne disputato nel tempio storico inglese di Wembley, in una cornice composta da ben 105.000 spettatori. Presentato alla vigilia come “Partita del Secolo“, avrebbe visto di fronte coloro che si erano auto-proclamati superiori alle altre nazionali straniere e quella che in quel momento occupava il primo posto del ranking FIFA. I fantastici magiari avevano perso per l’ultima volta nel maggio del 1950 (sconfitta 5-3 in Austria) ed arrivavano all’appuntamento imbattuti da 24 gare. Oltretutto, l’undici ungherese due anni prima aveva vinto l‘oro olimpico a Helsinki. Ma, peccando di superficialità ed eccessivo ottimismo, la squadra di Winterbottom si riteneva tecnicamente e tatticamente migliore degli avversari.

I capitani Wright e Puskás

 

 

 

 

 

 

 

 

I protagonisti

L’Inghilterra poteva contare su alcuni tra i più grandi giocatori dell’epoca, come il difensore e capitano Billy Wright (Wolverhampton), l’ala destra del Blackpool Stanley Matthews (primo Pallone d’Oro tre anni dopo) ed il formidabile attaccante Stan Mortensen. Gli avversari invece schierarono per 7/11 il blocco Honvéd, club dell’Esercito. Uno dei motivi fondamentali del successo di quella squadra, assemblata da Gusztáv Sebes, era dato dalla conoscenza perfetta tra compagni di squadra, abituati a giocare insieme da anni. Oltre a Puskás, impossibile dimenticare il trequartista Nándor Hidegkuti, il cannoniere Sándor Kocsis ed i mediani Zoltán Czibor e József Bozsik.

Biglietto d’ingresso per la gara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La partita

Palla al centro e l’Ungheria è già in vantaggio: a spedire la palla in rete è Hidegkuti al primo minuto di gioco. Appare subito chiaro che il WM inglese risulta essere troppo statico ed inadeguato opposto allo schieramento ungherese, che applica il primo tentativo di “Calcio Totale” reso celeberrimo dagli olandesi 20 anni dopo e gioca con un 2-3-3-2. Il gioco fluido, l’abilità nel palleggio ed una forma fisica invidiabile non lasciano scampo agli inglesi: nonostante l’illusorio pareggio di Sewell al quarto d’ora, il campo svela l’impietoso divario. All’intervallo il risultato recita Inghilterra 2, Ungheria 4. Oltre alla doppietta di Hidegkuti, si registra anche quella di Puskás. Per i padroni di casa segna Mortensen. La seconda frazione di gioco vede poche variazioni al copione già visto. Bozsik ed ancora Hidegkuti – con un superbo pallonetto – portano a 6 le reti degli ospiti, con il futuro C.T. dell’Inghilterra iridata nel 1966 Alf Ramsey a chiudere lo score su rigore per il 3-6 finale.

Hidegkuti, protagonista con 3 reti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tabellino

Londra (Inghilterra), 25/11/1953, Stadio Wembley

INGHILTERRA 3 (Sewell 13, Mortensen 38, Ramsey rig. 57)

UNGHERIA 6 (Hidegkuti 1, 20, 53, Puskás 24, 27, Bozsik 50)

INGHILTERRA: Merrick, Ramsey, Eckersley, Wright, Johnston, Dickinson, Matthews, Taylor, Mortensen, Sewell, Robb. C.T. Walter Winterbottom.

UNGHERIA: Grosics (Gellér 78), Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakariás, Budai, Kocsis, Hidegkuti, Puskás, Czibor. C.T. Gusztav Sebes.

Arbitro: Horn (Olanda).

Spettatori: 105.000.

http://www.britishpathe.com/video/england-v-hungary

Post-partita

L’autentica lezione di calcio subìta dall’Inghilterra fece da spartiacque tra due modi di concepire il gioco da parte dei britannici. Ciò che saltò immediatamente all’occhio fu che il WM adottato fino a quel momento era da accantonare. La storica arroganza nell’affrontare gli avversari dall’alto di una certa superiorità finì quel giorno, costringendo i vertici tecnici inglesi ad interrogarsi sull’accaduto. Uno dei protagonisti della gara, Alf Ramsey, risentì dell’influenza ungherese una volta diventato allenatore. E fece tesoro degli insegnamenti di Wembley. L’Ungheria, dal canto suo, continuò ad alimentare la sua leggenda fino alla finale del Mondiale 1954, dove la sconfitta con la Germania sancì un finale amaro per una bellissima favola sportiva incompiuta. I “Magici Ungheresi” resteranno poi imbattuti per ulteriori 19 incontri (16 vittorie e 3 pareggi) dopo quella finale, fino al febbraio 1956. Ma il licenziamento di Sebes e lo scoppio della Rivoluzione sciolsero di fatto una delle squadre più grandi di sempre.

Sir Bobby Robson, all’epoca calciatore in attività, commentò così la partita:

 

Vedemmo uno stile di gioco, un sistema di gioco che nessuno di noi aveva visto fino a quel momento. Nessun loro giocatore sapeva qualcosa di noi. Non sapevamo nulla di Puskás. Tutti questi fantastici giocatori erano come marziani, lontanissimi da come ce li aspettavamo. Arrivarono in Inghilterra: non eravamo mai stati battuti a Wembley. […] Ma… il modo in cui giocavano, la loro brillantezza tecnica e l’esperienza… La nostra formazione schierata con il WM fu distrutta in 90 minuti. Quella partita ebbe un effetto profondo, non solo su di me ma su ognuno di noi. Da solo, quel match cambiò il nostro modo di pensare. Credevamo di andare in campo a demolire l’Ungheria – giocavamo a Wembley, eravamo i maestri – . Andò esattamente nella maniera opposta.

Per dovere di cronaca, il 23 maggio 1954, avvenne a Budapest “la rivincita“. Gli inglesi, assetati di rivalsa, dovettero soccombere addirittura 7-1 ! Ad oggi resta la sconfitta più pesante per l’Inghilterra.