Quando tutto va storto, quando non sembrano esserci motivi validi per rialzarsi e tornare più forti di prima, ecco che entra in gioco lui. L’orgoglio. Quel forte sentimento in grado di cementare le fondamenta di un’intera regione, perché in fondo è molto più facile essere solidali con chi condivide le tue stesse abitudini, i tuoi usi, i tuoi costumi o anche semplicemente la strada che tutti i giorni percorri per andare a lavorare.
In quel tweet di Gigi Datome c’è tutto questo: “È una tragedia che mi lascia senza fiato. Vedere la mia terra coperta da metri d’acqua mi sta segnando dentro”. Assistere a una tragedia simile da migliaia di chilometri di distanza non dev’essere facile: così come non dev’essere facile pensare che, al posto di quelle sedici innocenti persone, ci sarebbe potuto essere chiunque. Sì, anche tu che stai leggendo. Evidentemente il destino ha voluto così, qualcuno più potente ha semplicemente voluto che quei dannati e stramaledetti 40 centimetri d’acqua cadessero tutti insieme, in una sola giornata. Invece che in mesi e mesi, se non addirittura un anno intero.
Eppure la vita va avanti: sia quella di Datome che dovrà regolarmente prestare servizio ai Detroit Pistons, sia quella di chi, da oggi, nella propria anima ha riscoperto una sensazione particolare, rabbiosa, tipica di chi non vuole mai arrendersi. Tipica di chi non vuole mollare, in un campo da basket come nella vita, di chi non vede l’ora di potersi rialzare per poter urlare al mondo intero che sì, lui ce l’ha fatta. Contro tutto e tutti, lui è riuscito a risollevarsi, magari portando nel cuore il ricordo indelebile di chi, quel giorno, non è riuscito a sopravvivere. Anzi, soprattutto per loro, considerando che tra le vittime sono presenti anche bambini che tutto dovrebbero incontrare, alla loro età, meno che la morte.
Non a caso Gigi ha utilizzato l’espressione “mi sta segnando dentro“. Perché questo non è un avvenimento che tutto a un tratto, un giorno, sparirà dalla propria mente: nemmeno a chi lo ha vissuto dall’altra sponda dell’oceano. Perché l’orgoglio di essere nato in Sardegna, quello, te lo porti dietro anche in capo al mondo. Anche sulla Luna, su Marte o a Detroit, dove ogni canestro di Gigi da oggi varrà molto più di due/tre punti.
E probabilmente Datome avrà un motivo in più per provare a scalare le vette dell’NBA, sempre con umiltà e sudore. Un alluvione di queste proporzioni, infatti, modella il tuo carattere come se fosse composto di pongo, altera la tua concezione di vita sia nell’immediato sia nel lungo periodo: e chi scrive dietro a questa tastiera, poco più di due anni fa, ha visto la propria città (Genova) arrendersi alla forza devastante della natura, in un evento molto simile a quello che, in questi giorni, sta logorando l’isola sarda. L’unico modo per uscirne, però, è guardarsi dentro e riscoprire l’orgoglio di appartenere alla propria terra.