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C’era in Europa: la leggenda del Nottingham Forest di Brian Clough, due volte Campione d’ Europa

Sul finire degli anni ’70 e nei primi anni ’80, il dominio delle formazioni inglesi in Europa fu netto e prolungato. Ma chi scorresse oggi l’albo d’oro della Coppa dei Campioni, vi troverebbe per ben due volte il nome di una squadra oggi lontana dalle prime pagine calcistiche, che può ben dirsi una nobile decaduta: il Nottingham Forest.
La squadra della contea cara al mito di Robin Hood, è stato il primo club europeo ad aver vinto una Coppa dei Campioni e successivamente ad essere finito in terza divisione. Ad oggi, è anche l’unica formazione ad aver vinto più Coppe dei Campioni che titoli nazionali.

Fondata agli albori del calcio, nel lontano 1865, aveva il proprio campo di gioco su un prato di Sherwood chiamato “the forest”, da cui il nome della squadra. Il colore della divisa poi, era un rosso garibaldino, adottato in onore del condottiero italiano, – all’epoca della fondazione ancora vivo – che diede vita all’appellativo “Garibaldins”, usato per i giocatori della squadra, ma anche a quello di “Reds”, in seguito poi adoperato soprattutto per designare il Liverpool.

L’epoca d’oro del club però data più di un secolo dopo, e si legò indissolubilmente ad un nome storico del calcio: quello di Brian Clough, leggendario allenatore britannico, giunto a mostrare miracoli a Nottingham dopo aver già sbalordito il Regno Unito, vincendo un titolo con il Derby County.
Ex grande attaccante, implacabile marcatore (di lui diceva il grande manager del Liverpool Bill Paisley “Brian Clough è peggio della pioggia a Manchester. Almeno quella il Padreterno ogni tanto la fa smettere”), giunse al Nottingham nel ’75, a metà stagione, mentre il club navigava in seconda divisione. Nell’anno successivo raggiunse la promozione in Premier League. Di lì in poi, sarebbe iniziato il mito.

Mentre in Europa il calcio cambiava, sotto l’influsso della rivoluzione olandese, Clough adottò una filosofia calcistica al passo coi tempi, stravolgendo i dettami del calcio inglese. Innanzitutto lavorando sulle motivazioni dei giocatori e prediligendo, anche a scapito dei veterani, un nucleo di giocatori motivati e vogliosi di vincere, poi adottando un gioco palla a terra e largo sulle fasce, ben esemplificato da un’altra frase storica, questa volta dello stesso Clough: “Se Dio avesse voluto che giocassimo sulle nuvole, avrebbe messo lì l’erba”.
Pilastri della formazione, il portiere Shilton, il difensore Anderson, il centrocampista O’Neill, e tre scozzesi: l’ala Robertson, il centrocampista Gemmill e il difensore Burns.

Nella stagione 1977 – ’78, il neopromosso Nottingham Forest superò tutte le avversarie, in primis i rivali storici del fortissimo Liverpool – due volte Campione d’Europa -, aggiudicandosi il titolo finale e la partecipazione alla Coppa dei Campioni.
E nella 24ª edizione del torneo, l’esordiente Nottingham Forest portò a termine il secondo miracolo. Ai sedicesimi di finale, il Nottingham ancora una volta incrociò la propria strada con il Liverpool, imponendosi nel confronto con un 2-0, seguito da uno 0-0. Negli ottavi, seppellì sotto una valanga di gol (complessivamente un 7-2) l’AEK Atene. Nei quarti sconfisse il Grasshoppers del cannoniere del torneo Sulser e in semifinale i favoriti tedeschi del Colonia, del portiere Schumacher e della giovane mezzala talentuosa Bernd Schuster (3-3 all’andata, nonostante un’iniziale svantaggio di due gol, in quella che viene ricordata come “la partita perfetta”, e poi 1-0 in casa al ritorno).

In finale, a Monaco di Baviera, il Nottingham Forest incontrò un’altra squadra rivelazione del torneo: gli svedesi del Malmoe, anch’essi allenati da un britannico, Bob Houghton, che stava rinnovando il calcio svedese (insieme ad altri tecnici, come Eriksson al Goteborg ).
A decidere l’incontro, fu una rete di un giovane centravanti dalle ottime qualità tecniche, ingaggiato da poco per una cifra considerevole e all’esordio nella competizione: Trevor Francis (che qualche anno dopo, militò nella Sampdoria).

Questo il tabellino:

Monaco, Olympiastadion, 30 maggio 1979
Nottingham Forest – Malmö FF 1-0
Marcatori: 45′ Francis

NOTTINGHAM FOREST: Shilton, Anderson, Clark, McGovern, Lloyd, Burns, Francis, Bowyer, Birtles, Woodcock, Robertson. Allenatore: Brian Clough.

MALMÖ: Möller, R. Andersson, Erlandsson, Jönsson, M. Andersson, Staffan Tapper (Malmberg), Ljungberg, Prytz, Tommy Hansson (T. Andersson), Cervin, Kinnvall. Allenatore: Bob Houghton
Arbitro: Linemayr.

Qui, il video della gara

A Nottingham si toccò il cielo con un dito. Non da trascurare che, in quegli anni, la città era fortemente scossa dalle agitazioni di operai e minatori, durante il cosiddetto “inverno dello scontento” che precedette la sconfitta dei laburisti ad opera della Thatcher. I successi della squadra assumevano, nel frattempo, un forte significato sociale e una valenza di riscatto per i tifosi.

Gli straordinari risultati della squadra di Brian Clough, tuttavia non erano terminati. Nell’edizione successiva della Coppa dei Campioni, gli ex esordienti e ora detentori, stupirono il mondo del calcio, concedendo il bis.

Questa volta il confronto con il calcio svedese, rappresentato dall’Östers avvenne già ai sedicesimi, seguito da quello agli ottavi con i romeni dell’Arges Pitesti. Squadre che non potevano impensierire i Reds.

Nel mezzo di quell’inverno, superando il Barcellona di Simonsen e Roberto Dinamite (1-0 interno, poi 0-0), il Nottingham Forest intanto si era aggiudicato anche la Supercoppa Uefa.

Di altra caratura invece, i tedeschi della Dinamo Berlino, la squadra della Stasi, la polizia segreta della Germania Est, affrontati nei quarti. Per la prima volta, il Nottingham perse in casa per 1-0. Ma a Berlino, con una gran prova di carattere, arrivò un rotondo 3-1 che valse la semifinale, dove il Nottingham superò i lancieri dell’Ajax, imponendosi per 2-0 in casa e subendo un 1-0 senza conseguenze ad Amsterdam.

La sfida finale, al Bernabeu di Madrid, fu contro un’altra formazione tedesca, stavolta dell’Ovest, l’Amburgo, reduci da una semifinale vinta trionfalmente per 5-1, contro il Real Madrid. Tra le fila tedesche, giocatori di spessore internazionale come il difensore Kaltz e il centrocampista Magath, ma soprattutto un temibile attaccante ben noto nel campionato inglese: l’ex giocatore del Liverpool, già due volte pallone d’oro e stella della nazionale, Kevin Keegan, uno dei più forti centravanti di sempre.

Fu un gol dopo venti minuti dello scozzese Robertson, ala veloce dal buon repertorio tecnico, a decidere l’incontro. Il portiere Shilton poi, si oppose ad ogni tentativo dei ruggenti tedeschi e il risultato restò tale sino alla fine.

Di seguito il tabellino:

Madrid, Stadio Santiago Bernabéu, 28 maggio 1980
Nottingham Forest – Amburgo 1-0
Marcatori: 21′ Robertson

NOTTINGHAM FOREST: Shilton, Anderson, Gray (Gunn), Lloyd, Burns, O’Neill, McGovern, Bowyer, Mills (O’Hare), Robertson, Birtles. Allenatore: Brian Clough

HAMBURGER SV: Kargus, Kaltz, Nogly, Buljan, Jakobs, Hieronymus (Hrubesch), Magath, Memering, Keegan, Reimann, Milewski. Allenatore: Branko Zebec
Arbitro: Garrido da Silva

Qui, il video della gara

StatuaCloughCosì, quella notte, il Nottingham Forest di Brian Clough entrò nella storia del calcio per sempre. Si chiudeva così un epoca molto probabilmente irripetibile per il Nottingham Forest, ma favolosa per chi l’ha vissuta.
Il grande affetto dei tifosi verso Brian Clough si manifestò ulteriormente alla sua morte, ventiquattro anni dopo, quando, gli venne eretta una statua. E, caso raro, non allo stadio, ma nel centro della città di Nottingham.