Metti un mondiale. Lo ospita il Brasile, ci giocano i più forti. La Spagna difende il titolo iridato, l’Italia non la vorresti incontrare mai, l’Uruguay è campione continentale e ha strapazzato una povera Giordania.
Tutto qua? No, perché ci saranno Argentina, Olanda, Inghilterra, più altre potenze storiche e contemporanee del calcio internazionale, che il weekend da brividi se l’è vissuto tutto, trasformandolo in weekend lungo.
Manca qualcuno? Sì, perché chi ha vinto Coppa del Mondo ed Europeo fra il 1998 e il 2000 rischia di restare a casa. Poco importa se ce l’ha fatta con un mal di pancia così, con una Mano de Dios ancora indigesta agli irlandesi, a Trapattoni, a tutta quella splendida spedizione. Perché la Francia è la Francia, sebbene lontana dalla grandeur, in passato.
Magari il destino gira con quel rigore di Trezeguet, dantesco contrappasso di una cosa avvenuta sei anni prima, imprecazione oltralpe e benedizione italiana: congiunzione astrale strana, in un’epopea fatta da formazioni all’oroscopo, commissari tecnici non straordinari, disastri portoghesi e sudafricani. Fino al non indimenticabile girone passato con l’Inghilterra, a discapito di Svezia e Ucraina. Nulla di eclatante, ma il minimo sindacale del passaggio del turno, della Marsigliese suonata nella gare senza domani.
Oggi tutto questo rischia di mancare, tutto questo può sparire sotto i colpi di alcuni ragazzi ucraini pronti e determinati. A difendere due gol di vantaggio, a non farsi risucchiare dall’effetto Stade de France. Quello della doppietta di Zidane, quello del trionfo, della storia scritta a caratteri cubitali.
È uno stadio che può far paura, è l’impianto dove l’Inghilterra spezzò le speranze iridate della Francia del rugby (correva l’anno 2007), è un luogo che può diventare rovente. Dove l’Ucraina sarà favorita: ai Blues servirà un gol subito, per poi riorganizzare le idee, razionalizzare tutto, restare cinici e freddi.
Perché i piedi buoni questi francesi li hanno. Perché la Coppa del Mondo sarebbe un po’ strana senza di loro. Perché altrimenti fallisce un’intera generazione. E il destino si sarebbe preso davvero la sua rivincita.
Non fosse bastata, da quelle parti, la traversa di Trezeguet.
Paura, spavento e terrore: gli 11 scelti da Deschamps sentiranno addosso il fiato di 62 milioni di persone.
Più un bel po’ di gufi e rivali storici cui l’assenza di un colosso così non darebbe poi così fastidio.
Appuntamento a stasera: Parigi val bene una messa.