No, non è il titolo di un cartone animato sulla falsa riga di “Occhi di gatto”, che in televisione spopolava tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90.
Non è nemmeno il titolo di un film d’azione, con protagonista un abile pistolero dallo sguardo glaciale.
È la storia di due attaccanti di nome Finnbogason e Sigþórsson, che hanno il sogno di portare per la prima volta nella sua storia ai Mondiali la propria nazione: l’Islanda, anche conosciuta con il suo nome originario di “Island”, tradotto poi nell’inglese “Iceland”, terra di ghiaccio.
Tralasciando la storia politica di questa nazione situata tra la Groenlandia e la Gran Bretagna, a ovest delle Isole Fær Øer, è giusto ricordare, a fini della nostra storia, che, escludendo i microstati, con i suoi 319 mila abitanti circa è il Paese meno popolato d’Europa.
Perché è importante saperlo? Perché martedì prossimo il Paese meno popolato d’Europa rischia di andare ai Mondiali, se dovesse vincere o pareggiare segnando almeno un gol in Croazia, nazione ben più quotata tra le potenze europee.
Il che sarebbe un evento storico.
Mai qualificata per un campionato d’Europa e mai qualificata per un campionato del Mondo, l’Islanda è ora 46° nel ranking Fifa per Nazioni, ma nel giugno 2012 è stata addirittura 131° in classifica. È stato proprio in quel momento, dopo il disastroso girone di qualificazione agli Europei di Polonia e Ucraina, che la federazione islandese ha deciso di affidarsi a un commissario tecnico di esperienza, per cercare di risollevarsi: Lars Lagerbäck.
Il CT svedese, capace di portare la Svezia ai Mondiali 2002 e 2006 e agli Europei 2004 e 2008 e guidare la Nigeria durante i Mondiali 2010, aveva un solo compito: ridare fiducia alla squadra, ringiovanire la rosa e provare a vincere qualche gara.
Il buon vecchio Lars è andato oltre: non solo ha ringiovanito la rosa, non solo ha vinto qualche gara, ma è anche arrivato secondo nel girone di qualificazione.
Secondo posto che gli è valso la possibilità di giocarsi lo spareggio contro la Croazia per andare ai Mondiali.
Ma chi sono Finnbogason e Sigþórsson, i due protagonisti iniziali del nostro racconto?
Sono due attaccanti, due veri numeri 9, anche se uno dei due gioca con l’11. Sono ragazzi esplosi in Olanda: il primo, classe 1989, gioca nell’Heerenveen di Marco van Basten — che più volte (mai ascoltato) l’ha consigliato alle squadre italiane, Milan in particolare — e nell’ultimo campionato e mezzo (il secondo è in corso) ha segnato 38 reti in 44 presenze, per un totale di 44 reti in 48 partite (contando anche le coppe) con la maglia biancoazzurra; il secondo, classe 1990, è la prima punta dell’Ajax campione d’Olanda di de Boer. Fermato dalla rottura del malleolo nella prima stagione, ha comunque già segnato 20 reti in 42 partite di campionato, ma, dato ancor più importante, ne ha messe a segno 8 in 11 presenze con la maglia dell’Islanda.
E sono loro, i due ragazzi dagli occhi di ghiaccio, a guidare l’attacco islandese contro la Croazia in questo playoff che ha visto l’andata giocata nello stadio Laugardalsvöllur finire sullo 0-0. Sono loro a guidare ragazzi come Bjarnason (Sampdoria) e Hallfredsson (Hellas Verona) o uomini ormai a fine carriera come Guðjohnsen (ex Chelsea e Barcellona, ora al Club Brugges) verso il sogno chiamato Mondiale.
Perché il calcio non è fatto solo di Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo, sicuramente più conosciuti e più osannati.
Il calcio ha anche la faccia di Sigþórsson e di Finnbogason, due ragazzi arrivati dalla Terra del ghiaccio che di mestiere fanno gol. Tantissimi gol. E magari il prossimo varrà un biglietto per Brasile 2014.