Bardi non aver paura a farti un autogol…
“Francesco non aver paura di parare un cross di Jonathan…” Che dite, la scriverebbe così De Gregori la “Leva calcistica del ’92”? No, forse no. Meglio che resti romantica la cosa, e ascoltiamoci dunque Nino che “cammina […] col cuore pieno di paura”.
“Non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”. La leva calcistica, dunque, facciamola rimanere quella del ’68. “Chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori che non hanno vinto mai” chiedeva De Gregori a Nino, il piccolo grande campione che quel pallone lo coccolava e che “al piede rimaneva incollato” fino che alle spalle del portiere lo faceva passare.
Alle spalle di un portiere due palloni sono passati ieri sera a San Siro, e uno di questi… in maniera goffa e bizzarra. Francesco, tu che sei un talento straordinario, perché a volte lasci che l’attenzione cali proprio sul più bello? Tu, Bardi, che per molti sei l’erede di Buffon e questi “molti” hanno ragione – perché di qualità ne hai tantissima – se solo riuscissi a evitare queste piccole distrazioni, sì: saresti già pronto per una grande. Perché di esperienza tutto sommato ne hai fatta in giro per i campi da calcio: a Novara sei cresciuto e hai dimostrato il tuo talento, l’Inter ti tiene stretto e giura che prima o poi tornerai nerazzurro, nella tua Livorno… sì, grandissime parate, ma anche qualche incertezza, vedi la sfida col Napoli; vedi, appunto, quella di ieri sera proprio con i nerazzurri.
Nessun dramma, ovviamente: alla domanda di cui sopra si risponde affermando che si tratta dei classici errori di gioventù. Che a volte pesano, altre volte possono passare inosservati. Si è detto di Buffon in precedenza, e si è detto giusto: lui, il Gigi nazionale, è l’emblema di come, nonostante l’infinità qualità, errare humanum est. Lo stesso Buffon, agli albori della sua carriera, a Parma, affermò categorico che proprio dagli errori apprendeva per migliorarsi, e per conquistare la numero uno azzurra. Ci riuscì presto, Gigi: a soli 20 anni. Divenne, giovanissimo, il titolare di un’Italia che lo ha portato sette anni fa sul tetto del mondo e che ancora oggi se lo gode.
Bardi? Sì, l’Italia si godrà anche lui. Perché Bardi è forte, Bardi sbaglia, ma Bardi crescerà, e saprà imparare dai suoi errori. E’ un ragazzo con personalità e carattere, e sembrerà scontato ma è sempre utile dirlo: sono doti, queste, che in Serie A contano, fanno la differenza. “Bardi [dunque] non aver paura a farti un autogol”. E’ capitato a tanti in passato (ricorderete Goicoechea, ma… beh, erano altre situazioni. Lì il talento… insomma), capiterà a tantissimi in futuro. Capiterà a te, ma tu, France’, sei come Nino: hai “le spalle strette” e “ti farai”, anche se no… non giochi con la sette.