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Ci risiamo, ecco il campionato. In un weekend bello zeppo di eventi sportivi, tra l’altro.

Siccome della Roma ci occupiamo spessissimo, e non a torto, gli anticipi del sabato prestano il fianco all’analisi della situazione dell’Inter. Che è interessante, stimola ragionamenti, va in controtendenza rispetto al passato.

Innanzi tutto, le gambe. Quelle degli interisti sono più fresche di quelle di molte concorrenti. Non potrebbe che essere così: mentre il Milan cadeva sotto i colpi di Sua Maestà Messi, i nerazzurri seguivano sereni i loro piani di lavoro. Quando la Fiorentina scombussolava l’agenda per affrontare il non irresistibile Pandurii, Mazzarri e il suo staff guardavano serafici all’anticipo del sabato sera.

Prime time a San Siro, avversario il Livorno. Non proprio il Barcellona, né l’Olympique Marsiglia, eppure c’è da stare attenti. Perché la squadra è cresciuta ma è fragile, Icardi s’è fatto male, la lista degli assenti dice soprattutto Milito e Campagnaro. Non gente qualunque, oltre alla punta di Rosario.

Dall’altra parte gli amaranto, che proprio Mazzarri portò in Serie A chiudendo terzo il campionato cadetto. Correva l’anno 2003-2004, l’anno delle 24 squadre, della stagione interminabile, delle sei promozioni. Si giocarono 46 partite e ora l’Inter ne giocherà meno: altri tempi, altre sfide, ma l’amaranto non sarà mai un colore qualunque per chi viene da San Vincenzo, comune di 6mila anime non lontano dal capoluogo labronico.

Attento che cadi Walter, gli avversari più tosti sono quelli inattesi.

Se a Milano il pronostico è chiuso ma proprio per questo scivoloso, altrove i punti peseranno ancor più: quando la gente nerazzurra inneggerà al (probabile) ritorno in campo di capitan Zanetti, Catania e Udinese avranno già deciso che settimana passare.

Anche qui, sensazioni e situazione strana. È una partita che sa di rimpianto, chiama in causa ciò che poteva essere e non è stato: gli etnei volevano l’Europa e giocano per salvarsi, i bianconeri nel calcio continentale c’erano ma ne sono usciti con ingenuità. Precoce, irritante, probabilmente frustrante: vero che con Di Natale e Muriel uno dorme sogni tranquilli, ma tre punti in trasferta sarebbero l’iniezione di fiducia definitiva.

Messi in saccoccia e scritti negli almanacchi i risultati del sabato, potremo tutti concentrarsi sul tema della domenica: la Roma, le tossine europee di Juventus e Napoli, l’umore di Balotelli e le frizioni nell’establishment milanista. Per fortuna in questo paese si può parlare anche di calcio, quello giocato.