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Storie di Provincia: 50 anni dopo, la Salernitana in Serie A – dal “Vianema” a Delio Rossi

La Salernitana trascorse la stagione 1998-99 nella massima serie, cinquant’anni dopo la precedente apparizione, datata 1947.

Sebbene lontana nel tempo, quella prima apparizione nel dopoguerra della Salernitana, rimase tracciata nella storia per via delle novità tattiche apportate ai meccanismi di gioco dall’allenatore Gipo Viani. Viani si era convinto che lo strapotere economico delle squadre più blasonate, che consentiva loro di ingaggiare i migliori giocatori del mondo, potesse essere arginato solamente attraverso ingegnosi espedienti tattici, astuti accorgimenti che sparigliassero i consuetudinari meccanismi di gioco dell’epoca. Riprendendo una novità introdotta da Karl Rappan – l’allenatore della Svizzera che ai Mondiali del ’38 aveva portato la squadra ai quarti arretrando un terzino dietro la linea difensiva a tre – Viani inventò uno stratagemma tattico che aprì la strada all’introduzione del “libero”. Al fischio d’inizio, il numero 9 s’incaricava di arretrare in marcatura sul centravanti avversario, liberando il centrale difensivo (che in quella Salernitana era Buzzegoli) dai compiti di marcatura e consentendogli perciò di schierarsi come ultimo battitore. Il Sistema di Viani, divenne celebre come “Vianema”.
Così giocando, la Salernitana si mantenne competitiva per tutta la stagione, ma alla fine, si arrese ad una retrocessione come quart’ultima classificata, non senza molte polemiche, dovute a presunti favoritismi verso la Roma, che in quell’anno era la diretta concorrente per la retrocessione e terminò un punto sopra.

Cinquant’anni dopo, la storia non fu molto dissimile. Anche stavolta i granata di Salerno erano approdati in serie A, dopo poche stagioni di B, sospinti dal vento di un gioco che aveva fatto faville in cadetteria. Ma se nel dopoguerra si trattava del sistema tattico giudicato “ostruzionistico” di Viani, stavolta era stato protagonista il gioco veloce e offensivo del “Profeta” Delio Rossi, discepolo di Zeman e fautore del 4-3-3.

La squadra che aveva centrato la promozione venne in buona parte ristrutturata, arrivò il camerunense Song, gli slavi Bolic e Kristic e due giovani di prospettiva, Marco Rossi e Ighli Vannucchi. Furono acquistati anche gli attaccanti Di Michele e Chianese (un acquisto oneroso, che deluderà le aspettative). Con loro, completava il reparto Marco Di Vaio, già a Salerno nella stagione precedente, mentre a centrocampo, insieme a Breda, da ottobre apportò muscoli e corsa, il giovane Gattuso, di ritorno dall’esperienza scozzese con i Rangers. Complessivamente, una squadra dove figuravano interessanti potenzialità e molti giocatori che avrebbero a lungo fatto parlare di sé (Gattuso e Di Vaio in primis)

Per l’intera stagione, la tifoseria cittadina risponderà massivamente all’appuntamento con le sfide interne, non facendo mai mancare l’entusiasmo alla squadra.

L’avvio all’Olimpico contro la Roma di Zeman non fu semplice. Malgrado il vantaggio iniziale siglato da Song (primo gol in a dopo 50 anni), anche per via di un’espulsione forse affrettata subita dal difensore Fusco, la Salernitana perse per 3-1.
Nonostante un buon gioco, la Salernitana inizialmente perse 5 partite su 6, segnando molto poco. Con il mercato di riparazione, il Presidente Aliberti decise di rivoluzionare la squadra. Tra gli altri, partirono Song e Giovanni Tedesco, mentre arrivarono Gattuso e ritornò a Salerno, dopo un’ opaca esperienza all’Inter, il centrale difensivo Salvatore Fresi.

Sospinta dalla vittoria per 1-0 contro la Lazio (con il gol dell’ex, Di Vaio), la squadra sembrò cambiare passo, ma dopo qualche risultato benaugurante si smarrì di nuovo, negli scontri diretti. Delio Rossi venne esonerato, ma in breve un’insurrezione dei tifosi portò ad un Rossi Bis. La Salernitana si vendicò nel proprio stadio della Roma (2-1) ma subì a sua volta la vendetta della Lazio, andando a perdere 6-1 all’Olimpico. Dopo una sconfitta contro il Perugia, stavolta Aliberti portò sino in fondo l’esonero di Rossi, cui subentrò Oddo.

L’esperienza del 4-3-3 era giunta al termine. E’ l’inizio di una rimonta che alimentò le speranze dei tifosi. Cadono a Salerno l’Inter e la Juventus, i punti aumentano e la squadra, che perde una sola volta in sette gare, arrivò a giocarsi tutto all’ultima giornata, quando però, non riesce a superare un Piacenza ormai salvo, subendo un gol dal vecchio Vierchowod e concludendo tra le recriminazioni per un rigore non assegnato. L’epilogo di stagione purtroppo fu segnato dal funesto incendio sul treno che da Piacenza riportava a Salerno i tifosi granata, costato la vita a quattro di loro.

La Salernitana retrocedeva, malgrado avesse sfiorato la fatidica soglia dei 40 punti, conquistandone 38. Malgrado i diversi successi contro le grandi, risultarono fatidici i punti persi contro le squadre di pari classifica. Tra le partite più esaltanti di quel finale di stagione, ricordiamo la vittoria interna contro la Juventus, di cui riportiamo il tabellino.

Campionato di Serie A 1998-1999 – 14 ritorno
Salerno – Stadio Arechi – domenica 2 maggio 1999

SALERNITANA-JUVENTUS 1-0
MARCATORI: Di Vaio 37

SALERNITANA: Balli, Bolic, Fresi, Monaco (Tosto 88), Del Grosso, Gattuso, Bernardini, Tedesco, Di Michele (Vannucchi 53), Di Vaio, Giampaolo (Ametrano 84) – Allenatore Oddo

JUVENTUS: Peruzzi, Mirkovic, Iuliano, Montero, Pessotto, Conte A. (Di Livio 62), Deschamps, Davids, Henry (Fonseca 51), Zidane, Inzaghi (Amoruso 80) – Allenatore Ancelotti

ARBITRO: Borriello
ESPULSIONI: Mirkovic 72, Iuliano 85 (Juventus)