Barbara l’erede al trono che scalpita

Finalmente Barbara ha dato un cenno di vita! Investita di potere con l’ingresso nel CDA nel 2011  non ha mai tuttavia avuto influenza decisionale. Stanca di fare la comparsa, partecipe solo con qualche dichiarazione futuristica di facciata dedita al ruolo,  l’ereditiera ha colto al balzo la sconfitta con la Fiorentina per sparare fuori quella rabbia repressa accumulata in anni da dirigente spettatrice.

Impotente di fronte alla cessione del suo “Papero”,  ha mandato giù tutto senza mai essere interpellata, investita ufficialmente della responsabilità del progetto Milan finora si era sempre silenziosamente calata nel ruolo senza esporsi. In questa settimana però facendo leva su Allegri, tecnico indigesto del Papi, ha voluto alzare la voce su una gestione deficitaria, individuando punti deboli e responsabili.

Colpito dalle dichiarazioni della consigliera con delega ai progetti speciali,  Galliani ha preferito non commentare, lui che da 27 anni è il braccio destro del Cavaliere nel mondo del pallone non si aspettava certo un attacco frontale dall’interno.

Ci chiediamo da quanto questa guerra fredda tra la giovane imprenditrice e il fido collaboratore del padre continui quindi, nonostante solo in questi giorni è emersa attraverso delle dichiarazioni che a questo punto non possono essere casuali, ma mirate e ciniche.

Mancata programmazione, assenza di una moderna rete di osservatori, campagna acquisti e cessioni estiva sbagliata che non ha tenuto conto delle indicazioni della proprietà; questi i capi d’accusa mossi da Barbara, alcuni dei quali ripresi già domenica dalla curva per contestare società e squadra.

Barbara si fa interprete di una guerra imprenditoriale e generazionale per cambiare la filosofia aziendale del Milan. La ragazza ha notato scarsa pianificazione da parte del club, mancanza che sfocia in un mercato mediocre e improvvisato. Lei vorrebbe un riciclo con l’introduzione nelle vesti dirigenziali di Maldini e Albertini, vorrebbe più potere e voce in capitolo, stanca di vedere il Milan solo come un comprimario.

Inserimenti nell’organigramma societario difficili quelli voluti dalla figlia del Presidente, visto i rapporti tra l’attuale a.d. e l’ex terzino milanista, difficile che Paolo entri in società senza l’uscita di Adriano. Barbara avrà parlato al padre citando esempi concreti del calcio moderno, convincendolo che è giunta l’ora di aggiornare la società, il Milan per avere un futuro glorioso come il recente passato deve guardare avanti e innovarsi attraverso figure e idee nuove.

La rete di osservatori del Milan non esiste e questo non è più concepibile. L’attuale scouting milanista è composto da Galliani, Braida e alcuni procuratori fidati come Raiola, Bronzetti, Damiani e Riso. Raiola è quello dei colpi Ibrahimovic pagato a rate e Balotelli costato solo 20 milioni di euro, oltre a van Bommel, Emanuelson, Salamon e  Niang. Damiani si occupa del mercato francese , sue le operazioni: Traoré, Constant ,Taye Taiwo. Per non dimenticare inoltre il suo operato per l’approdo in rossonero di Shevchenko, Costacurta, Simone e Dida. Altro collaboratore rossonero è Riso, giovane e rampante agente che segue i settori giovanili, protagonista negli acquisti di: Andrea Petagna, Kingsley Boateng e  Bryan Cristante. Come dimenticare poi il fidato Bronzetti, suo l’asse Italia-Spagna, ricordiamo gli arrivi di Kakà e Remy, celebre anche per l’acquisto di Ronaldinho.

Poco per tenere testa a club che sguinzagliano in tutto il Mondo cercatori d’oro, oggi che i campioni nascono ovunque e non più come un tempo in 4-5 campionati, oggi che i campioni devi comprarli quando sono talenti o non te li puoi più permettere.

Barbara si è guardata intorno ed ha capito che è ora di fare la sua parte, che anche in un periodo di austerity si può comunque emergere se ci si circonda di persone competenti e all’avanguardia. Forse il suo intento è quello di dimostrare le proprie capacità al padre, sottolineando che quando giungerà l’ora di passare il testimone, il club sarà in buone mani.

Difficile pensare che Silvio si privi di Galliani, che in questi anni ha sempre dimostrando di saperci fare tirando  fuori dal cilindro vere e proprie magie di mercato low cost. Il pomo della discordia tra presidentissimo e Galliani resta Allegri che quindi potrebbe essere l’unico a pagare questa “crisi di governo”, dove l’erede al trono preme per avere poteri prima del tempo.

Non aspettiamoci un’epurazione nei prossimi mesi e nemmeno che Silvio passi la mano, ma qualcosa cambierà e qualche novità societaria anche per dare un segnale ai tifosi arriverà. Il Milan come i cugini nerazzurri è in evoluzione, una fase sempre difficile da accettare, ma necessaria per garantirsi un futuro.