Allegri-Milan, una storia finita
Non l’amore. Quello è finito già da un pezzo, la sera di un Milan-Barcellona 0-0 di due stagioni fa. Rossoneri totalmente schiacciati dai blaugrana di Guardiola, costretti a difendere un 0-0 in casa nell’andata dei quarti di finale di Champions League.
Ma la storia tra Allegri e il Milan è andata avanti. Con molta fatica, ma è proseguita. Ha resistito anche all’inizio traumatizzante della scorsa stagione, una tempesta il cui apice è stato raggiunto nella brutta sconfitta di Malaga, grazie anche al lavoro e alle belle parole spese per lui da Adriano Galliani con il presidente Berlusconi.
E il tecnico toscano è rimasto, arrivando poi a un insperato terzo posto, valido per la qualificazione ai preliminari della coppa dalle grandi orecchie.
Ma l’imprevedibile crisi di questo inizio stagione sembra essere lo strappo decisivo a far rompere definitivamente il rapporto che lega Allegri e il Milan dal luglio 2010. I ritiri punitivi, le contestazioni dei tifosi e l’abbandono della tribuna di Galliani durante Milan-Fiorentina sono i sintomi evidente di una storia arrivata ormai alla sua conclusione. È solo questione di tempo: che sia dopo Barcellona, dopo la prossima di campionato o alla fine della stagione in caso di una serie di risultati positivi nel prossimo futuro le strade del tecnico livornese e quella dei rossoneri si divideranno.
La scusa delle partenze notoriamente lente non regge più, quella degli infortuni nemmeno, così come quella di una rosa corta. Con un reparto difensivo qualitativamente non adatto a una grande squadra ha preteso l’acquisto del suo pupillo Matri, un attaccante. Ha chiesto l’allontanamento di Ambrosini per questioni di età e per lasciare spazio alla promessa Cristante per poi lasciare quest’ultimo sempre in panchina.
Aveva promesso un inizio di campionato in controtendenza rispetto al passato ma i numeri sono impietosi dopo undici giornate: 12 punti frutto di 3 sole vittorie e ben 5 sconfitte; 19 gol subiti, uno in più del Chievo Verona ultimo in classifica.
Altro che controtendenza, la verità è che Allegri è andato via via peggiorando di anno in anno. Dopo undici partite nel primo anno riuscì a conquistare 23 punti, nel secondo 20, l’anno scorso 14, ora 12: sempre peggio e non bastano, per quanto determinanti, le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva a spiegare un crollo così verticale delle prestazioni e dei risultati.
Il punto è che il Milan gioca male e, cosa ben più grave, non ha un’idea di gioco. È questa la principale colpa che il tifoso rossonero imputa al suo allenatore. Ci sono squadre con rose più o meno simili a quella rossonera che giocano decisamente meglio e sulle quali si vede la mano del proprio allenatore. Le scelte di formazione e/o moduli sono solamente corollari alla teoria principale.
L’aver spinto e avallato l’allontanamento di tutta la vecchia guardia, poi, probabilmente non l’ha aiutato. Lo spogliatoio si è ritrovato senza leader, con un capitano — Montolivo — che non ha abbastanza esperienza nell’ambiente per poter fungere da guida ai più giovani come Balotelli e con giocatori “anziani” come Abbiati e Bonera che di carisma ne hanno poco.
Seedorf e Inzaghi sono alla finestra — o sulla riva del fiume, come preferite — ad attendere e osservare gli sviluppi.
Ma lo sanno anche loro, è solo questione di tempo: c’è poco da stare, Allegri.