Della Roma di Garcia, del suo record e dell’aria frizzante che respira in Serie A parliamo abbondantemente tutti i giorni. Lo facciamo perché ne vale la pena, ci riguarda in prima persona, ci offre l’assist per mostrare agli stranieri un torneo vario, accattivante, proponibile su scala internazionale.
Titoli come La roma entre dans l’histoire, come recitava il sito dell’Equipe giovedì notte, portano sul piano continentale i temi proposti del campionato italiano 2013-2014: boccata d’aria fresca di cui si sentiva il bisogno.
Il fan del calcio internazionale va però (anche) oltre, cerca lo sguardo d’insieme, segue tutte le novità e capta la tendenza.
C’è come un fil rouge – il francese omaggia il protagonista della vicenda giallorossa – che unisce l’epopea della Roma a quanto sta accadendo oltremanica. Lontano dai nostri lidi, ma nei pomeriggi e nel cuore di tantissimi appassionati italiani.
Al 2 novembre 2013, la classifica della Premier League vede Arsenal e Liverpool ai primi posti, insieme al Chelsea. Per capire quanto questo sia rivoluzionario, basta guardare l’almanacco della competizione: l’ultimo titolo dei Gunners risale al 2004, mentre l’ultima volta che i Reds sono stati campioni d’Inghilterra il campionato si chiamava ancora First Division, era profondamente diverso, molto meno cosmopolita.
Magari era anche meglio, chissà: alcuni apprezzano, a torto o a ragione, che i campionati siano espressione del movimento e dei vivai nazionali, ma indietro non si torna, praticamente.
Wenger e Rodgers, sinora protagonisti in un torneo che vede anche squali come Mourinho, Pellegrini, Moyes e Villas Boas fra i pretendenti, hanno ultimamente messo le ali a schieramenti già competitivi. Passati per momenti brillanti ma fino a un certo punto: nel nord di Londra i trofei mancano dal 2005, i Reds latitano dalla Champions League da troppi anni.
Ebbene, Arsenal e Liverpool si incontrano oggi pomeriggio, a partire dalle 18:30. L’occasione è ghiotta, perché qualcuno può davvero rompere il monopolio del Chelsea e delle due di Manchester. Perché in qualche modo l’Emirates sarà una cartina di tornasole sullo stato attuale delle cose, sulle tendenze tattiche del torneo più ricco del mondo, del progresso o regresso dei progetti tecnici di cui sopra.
C’è Özil, che sembra aver dato quel qualcosa che mancava all’Arsenal per essere davvero vincente, in termini di giocate e classe. C’è Gerrard, col dente avvelenato dopo alcuni passi dell’autobiografia di Alex Ferguson, c’è Sturridge che non smette più di segnare.
Come ignorare che Suàrez va da chi lo ha a lungo corteggiato? O l’esplosione da talento a stella di Ramsey?
Questo e altro metteranno in gioco le 18:30 (ora italiana) del pomeriggio. E non è nulla di banale, né di normale: non ce ne vogliano Parma e Juventus – che pure daranno battaglia – se per una volta guardiamo altrove.
Ne varrà la pena: un alsaziano e un irlandese si incontrano ad Ashburton Grove e calano gli assi. Magari disegnano calcio.