Nella storia del calcio italiano. La Roma, mai nessuna come lei: dieci successi nelle prime dieci partite, staccata la Juventus, che nella stagione 2005-2006 ne collezionò nove. I giallorossi si confermano in testa, dopo 900 minuti giocati – recupero più recupero meno – a punteggio pieno: trenta punti, primato in classifica, se il campionato finisse adesso meriterebbero pure la lode.
Perché i numeri della Roma sono straordinari fino a questo punto: ventiquattro gol messi a segno, uno solo subito – quello di Biabiany a Parma – un gruppo solido, una squadra capace di agire e reagire. Perché di momenti difficili ce ne sono anche stati: vedi la trasferta di Udine per esempio, con i bianconeri palesemente più attivi e reattivi, spinti da un’imbattibilità allo stadio Friuli che durava da più di un anno solare. Il rosso a Maicon sembrava apparecchiare la frittata: il gol di Bradley, invece, l’ha evitata, anzi, ha dato ai giallorossi quell’entusiasmo, e quella fiducia nei propri mezzi, serviti come il pane anche contro il Chievo.
Un Chievo chiuso a riccio, all’Olimpico, bravo a contenere ed evitare pericoli per gran parte della gara. Roma costretta a privarci da fuori, bloccata per un tempo e oltre sullo 0-0, e trascinata al successo da colui che sentiva il peso della responsabilità sulle spalle: Marco Borriello. Lui, nella notte di Halloween, ha evitato che la capitale giallorossa si riempisse di streghe. Lui, anche piuttosto criticato, ha regalato tre punti dal peso d’oro ai giallorossi, ritagliandosi una parte importante di merito in questo primato che rende orgogliosa la parte romanista dell’Urbe.
Eccezionale, e non potrebbe essere altrimenti, il lavoro di Garcia: giunto a Roma nel disagio generale, ha dovuto prendere per mano la squadra e trascinarla fuori da quelle sabbie mobili in cui era piombata lo scorso 26 maggio. Ha reagito alle proteste della tifoseria rispondendo non con le chiacchiere, ma col lavoro. Lavoro che ha portato a ottenere grandi soddisfazioni in queste dieci giornate di campionato: chapeau Garcia. La tua Roma vola, la tua Roma ha dinanzi a sé, adesso, altre tre-quattro partite non impossibili (Torino, Sassuolo, Cagliari e Atalanta; poi la Fiorentina), la tua Roma dovrà evitare la classica overconfidence (la troppa fiducia nei propri mezzi) e scendere in campo con la solita fame, la solita cattiveria, per magari allungarla, questa striscia di vittorie che già adesso è gloriosa. Certo, nulla è eterno e non lo sarà neanche il filotto di successi: prima o poi si interromperà, è fisiologico. E’ naturale. E lì, proprio lì, si valuterà ancora meglio la forza della squadra giallorossa. Lì si capirà ancora di più se questa Roma è veramente forte. Lì si saprà se la Roma avrà il carattere giusto per rialzarsi subito e tornare a correre.