Rugby League World Cup 2013: Nuova Zelanda promossa, Samoa a testa alta

Giorni importanti nella Rugby League World Cup 2013, che entra nel vivo partita dopo partita.

Dopo i match inaugurali e le vittorie di Australia e Italia ai danni di Inghilterra e Galles, la competizione ha visto i campioni in carica della Nuova Zelanda battere Samoa con punteggio di 42-24, mentre la Francia si aggiudicava l’altra partita, tiratissima, del girone contro la Papua Nuova Guinea (8-9).

Con ordine, 7.500 persone assistevano all’incontro tra papuani e francesi. Molti i giocatori interessanti sul rettangolo di gioco, al MS3 Craven Park di Hull.

Psicologicamente le due squadre stavano una l’opposto dell’altra: le certezze di una Francia composta in grandissima parte da giocatori dei Catalan Dragons avevano vacillato per via del ko contro gli USA in amichevole ad Avignone, i papuani grazie al successo sulla Scozia erano fiduciosi e consapevoli della propria forza.

Foto rlwc2013.com

Ancora una volta, era emisfero nord contro emisfero sud ed era anche un po’ Super League contro NRL. Certo, Papua Nuova Guinea non ha ancora una franchigia nella fantastica lega australiana (ma ne avrà prestissimo una in Queensland Cup), ma molti Kumuls militano nel massimo torneo di New South Wales e Queensland.

Papuani fisici e d’impatto in avvio, mentre la Francia fa valere il maggior tasso tecnico nel trattamento della palla, pur con qualche incertezza nella singola giocata. Dopo un primo tempo equilibrato (4-8), i francesi piazzano il drop con Barthaeu. Gesto tecnico raro nel league odierno, anche perché porta in dote 1 solo punto, ma in partite così tirate può fare la differenza.

Così è e lo determina il quarto finale, perché la pressione della Papua Nuova Guinea non riesce a scalfire il piccolo ma valevole punto di vantaggio transalpino, anche a causa del clamoroso errore di … su punizione da posizione ravvicinata e abbastanza centrale.

Tanta la pressione su chi calcia a questi livello, nel test football internazionale. Bravo ai francesi, ora pronti alle sfide delle prossime giornate, fra cui la durissima ma affascinante partita contro la Nuova Zelanda detentrice della Coppa del Mondo.

Foto Rugby League World Cup 2013 RLWC

Gli stessi Kiwis hanno battuto Samoa nello stadio abitualmente casa dei Warrington Wolves vice campioni d’Inghilterra. 42-24 il finale e Nuova Zelanda bella solo a tratti: primo tempo da incorniciare, ripresa col crollo.

Nei primi 40′ i detentori del torneo sono di ben altra categoria, rispetto a un avversario volenteroso ma nulla più. Gli scambi in velocità mostrano alla platea mondiale come la scuola neozelandese del league sia degna della fama di quella dell’union, e giocatori come Mannering e Vatuvai valgono sempre il prezzo del biglietto.

Meta di Hoffman all’11’ e i Kiwis volano, sulle ali dell’entusiasmo ma anche grazie alle marcature di Mannering e Tuivasa-Sheck. Ciò che impressiona è che,  differenza di quanto visto nel test amichevole contro le Isole Cook (vinto 50-0, ndr), i Kiwis hanno chimica e gioco di squadra, oltre a un talento individuale con pochi eguali nel mondo dello sport. Male in attacco Samoa, che marca al 39′ con il giocatore dei Parramatta Eels Roberts e limita i danni.

Dopo l’intervallo e stante la sensazione che il match sia bello che archiviato, i samoani trovano la quadratura del cerchio e, in un mix di foga agonistica e aggressività offensiva, fanno ammattire la difesa neozelandese. È una vera emorragia, quando Leilua, Manumeasili, Matagi e Antonio Winterstein infilano 4 mete nel giro di 13′ e riaprono una contesa che pareva chiusa.

Foto New Zealand Kiwis

Brava allora la Nuova Zelanda a rimanere fredda, nonostante il clamoroso errore di un Sonny Bill Williams sin lì impeccabile in tutte le fasi. L’ex e certamente futuro All Blacks spezza in due la difesa isolana e va oltre, salvo scivolare e finire fuori dal campo al momento di schiacciare in meta: anche i migliori sbagliano e, per la squadra, meno male che Vatuvei fa hat-trick e chiude i conti al 73′, in una situazione pericolosa.

Il bellissimo secondo tempo di Hull dimostra l’imprevedibilità di una competizione i cui detrattori denigrano come non equilibrata, evidentemente a torto. Non c’è mai da stare tranquilli anche se ti chiami Nuova Zelanda e hai vinto Mondiale e Four Nations di recente, non c’è da abbassare la guardia perché è un torneo fatto in gran parte da giocatori di NRL e Super League e, specie in contesti ambientali che premiano col tifo gli underdog, bisogna sempre star concentrati al 100%.

La vulnerabilità palesata dalla Nuova Zelanda manda un messaggio all’Inghilterra, probabile avversaria dei Kiwis in semifinale: questa squadra è battibile, ma a patto di evitare black-out. Lo stesso messaggio il XIII di Stephen Kearney lo avrà mandato a sé stesso: le partite durano 80′ e lo scivolone è dietro l’angolo. 

Per Samoa, la sensazione è che la squadra sia molto valida e che lo scoglio più duro sia stato in realtà superato. La sfida del 4 novembre a Papua Nuova Guinea sarà importante e varrà di fatto il passaggio del turno, mentre l’ultimo scontro a Perpignan (Francia meridionale) contro Les Tricolores andrà valutata sulla base dei risultati di un secondo turno.

Resta l’idea di un girone tutt’altro che facile, di livello forse più basso rispetto a quello di Australia e Inghilterra, ma capace di intrattenere lo spettatore neutrale. Che avrà gradito sia le giocate tecniche e fisiche di Kiwis e samoani, sia il tatticismo e la geometria della sfida di Hull.

Chiude la rassegna il successo delle Fiji ai danni dell’Irlanda, piegata 32-14. Verdi mai realmente a contatto e Fiji Bati nettamente superiori. Per Pat Richards e compagni tanti interrogativi, oltre alla necessità di lavorare per risolvere le pecche sinora emerse.