C’è un filo rosso che collega coppa e campionato. Quando il calendario delle competizioni continentali di calcio ha appena mandato in archivio la terza giornata della fase a gironi, ecco che le partite diventano frequenti, frenetiche, logoranti.
Difficile da gestire, la contiguità delle partite fra Europa e Italia rende il compito dei vari Conte, Benitez, Allegri, Montella e Petkovic sempre più arduo. Ognuno di loro, del resto, avrebbe già i suoi di problemi: qualcuno è lontano dallo smalto dei giorni migliori, qualche altro ha una prima punta (forse) fragile fisicamente.
In tutto questo, Champions ed Europa League mischiano inquietudini varie, e portano in dote un Kakà in più, a dare lustro al campionato: se regge, è un surplus di talento per l’intera Serie A, son dolori. Se regge, conditio sine qua non per nulla trascurabile.
In tutto ciò e con le tossine delle coppe ancora in circolo e nelle gambe di juventini, napoletani, milanisti, fiorentini e laziali, dovrebbero essere Roma e Inter a godere. Libere dagli impegni infrasettimanali (tranne quando il campionato fa gli straordinari, come accadrà a breve), nelle condizioni di programmare il lavoro fisico-atletico con tutta calma e in maniera oculata.
L’Inter giocherà in casa contro il Verona, che è tutto tranne che una vittima da sacrificare all’altare del Meazza. È però vero che i nerazzurri hanno un’altra faccia rispetto all’era recente, che il gruppo sta funzionando e che c’è da dare un segnale di quelli importanti.
La Roma è a metà fra un sogno bucolico e aggraziato e la grande epopea, serena e forte dei dei 22 gol fatti e 1 subito.
Il ma che macchia l’idillio romanista lo incarnano gli infortuni di Totti e Gervinho, ennesimo banco di prova per il brillante e accattivante undici di Garcia. Se qualche settimana fa ci si spiegava l’exploit dell’ex tecnico del Lille con il basso livello medio delle avversarie affrontate, gli scontri diretti con Inter e Napoli hanno reso magico un cammino fin lì impeccabile. Come a dire: e chi li ferma più?
La verità è che lo scontro diretto viene adesso, se non vogliamo essere superficiali. Perché è vero che l’Udinese non è una corazzata né lotterà per lo scudetto, ma non siamo così certi che i giallorossi renderanno senza il loro capitano. E senza l’uomo più sorprendente di questo avvio di stagione.
Il vero scontro diretto, magnifico climax ascendente nel pathos di una cavalcata incredibile (viste le premesse), sono proprio le partite senza Totti e Gervinho. Magari ravvicinate: giovedì 31 all’Olimpico viene il Chievo e la Roma non avrà più una settimana intera per far riposare la gambe. Poi ci sarà il Toro ingenuo ma ostico, il 3 novembre: non parliamo di Real Madrid e Barcellona, ma arrivare a 11 su 11 lascerebbe di stucco i critici.
Pedala ancora, Rudi. Fallo perché si sente proprio il bisogno di qualcosa di nuovo.