Zona NBA #3 – Power Ranking: Western Conference

La settimana scorsa abbiamo analizzato le quindici squadre che compongono la Eastern Conference: in questa nuova puntata di Zona NBA, invece, andiamo a mettere in ordine la costa ovest degli Stati Uniti, la Western Conference: sulla carta quella più difficile, con la minor possibilità di entrare ai playoff. 82 partite, però, non sono poche e c’è veramente tutto il necessario per ribaltare i pronostici della vigilia, nel bene e nel male. Tra meno di una settimana la parola al campo rettangolare, sino ad allora però gustiamoci il consueto Power Ranking.

15 – PHOENIX SUNS – Alcuni giocatori sono potenzialmente interessanti, ma il problema è che fanno scopa l’uno con l’altro: vedi Dragic e Bledsoe, che per quanto siano differenti occupano la stessa posizione in campo. Gortat potrà sicuramente portare esperienza e, magari, far crescere l’ultima scelta al draft Alex Len, un giocatore tanto intrigante quanto talentuoso.

14 – UTAH JAZZ – Hanno perso Jefferson e Millsap nella stessa estate, annunciando in pratica una ricostruzione che appare obbligata: si punta tutto su Favors, l’eterna promessa che quest’anno però deve assolutamente sbocciare a Utah. Intrigante la scelta di Trey Burke, mentre Hayward dovrà per forza continuare il suo processo di crescita per diventare una grande Point Forward; non sarà facile, ma di certo quest’anno non ci saranno pressioni sui Jazz.

13 – SACRAMENTO KINGS – Una squadra pazza sia nel senso positivo che negativo del termine: Cousins è stato promosso a leader della squadra, e questa può essere un’arma a doppio (se non triplo o quadruplo) taglio. Può diventare un piccolo Shaq come far implodere uno spogliatoio che sembra essere composto di polvere da sparo: tante aspettative su Vasquez e McLemore, un backcourt potenzialmente non male. Finalmente non sono più un’accozzaglia di giocatori, ma per arrivare ai playoff serve altro. Più precisamente un altro giro in lottery, visti i talenti presenti nel Draft 2014.

12 – DALLAS MAVERICKS – Che Dirk non sia più quello del 2011 è palese, anche perché gli anni iniziano a farsi sentire dal punto di vista fisico: e se il suo supporting cast è composto da questo Marion, Calderon, Carter e Dalembert, di certo la situazione non migliora. Ellis potrà fare quello che fa in NBA da quando è stato scelto: tanti inutili punti, prendendosi altrettanti tiri e sbagliandone molti. Per una squadra che sognava di convincere Howard a fare coppia con Nowitzki, di certo non si può dire che sia la situazione ideale.

11 – NEW ORLEANS PELICANS – Mi intrigano molto, hanno tanto di quel talento che potrebbero entrare ai playoff senza problemi: il problema è che sono molto giovani e soprattutto sbilanciati verso le guardie, dato che l’unico giocatore dalla presenza importante sotto canestro è Anthony Davis, anch’egli non esattamente il prototipo della costanza. In tal senso sarà interessante vedere cosa combinerà Whitey in NBA, così come è tutt’altro che scontato l’impatto di Tyreke Evans lontano da Sacramento: un atleta da recuperare mentalmente, magari facendolo uscire dalla panca nel ruolo di sesto uomo.

10 – DENVER NUGGETS – Perso Iguodala e con il Gallo ancora ai box per almeno un mesetto, è difficile ipotizzare che stagione faranno i Nuggets: probabilmente lotteranno per entrare ai playoff senza riuscirci, eppure soltanto qualche mese fa stavamo parlando di una macchina schiacciasassi in regular season, capace di giocare in transizione come poche altre squadre al mondo. C’è il fattore Javale, se così possiamo definirlo: ma provare anche solo a pronosticare qualcosa di sensato con McGee come soggetto della frase è impossibile come vincere il titolo per i Nuggets.

9 – PORTLAND TRAILBLAZERS – Infortuni o non infortuni, questo è il dilemma. Lillard dovrà confermare le eccellenti cose viste nella passata stagione, mentre Aldridge è atteso alla consacrazione definitiva, magari cercando di trascinare i suoi nella postseason. Finalmente hanno aggiunto solidità, difesa e lunghezza alla panchina, e quel Batum sembra essere in grado di esplodere da un momento all’altro. Se lo augurano nell’Oregon e in Francia, con la quale Nicolas si è laureato Campione d’Europa in estate.

8 – LOS ANGELES LAKERS – Sulla carta sono inferiori a un paio di squadre sopracitate, ma c’è da considerare il fattore Mamba: definito da ESPN come il #25 giocatore della NBA, tornerà probabilmente con ancora più cattiveria e motivazioni di prima, dato che adesso è diventata una questione personale. A tutto questo considerate che sono stati aggiunti giocatori funzionali al sistema di D’Antoni (vedi Nick Young), che non ha più l’equivoco Howard e potrà schierare Gasol come centro. Kobe è sempre Kobe, mai darlo per spacciato: se c’è una cosa che ho imparato guardando il Basket negli ultimi anni è che non bisogna mai fidarsi del #24.

7 – MEMPHIS GRIZZLIES – Hanno confermato più o meno la stessa squadra della scorsa stagione, ma hanno cambiato l’allenatore: Joerger sembra essere più difensivo rispetto ad Hollins, e questo potrebbe far calare le prestazioni di Gasol e compagni in regular season. Attenzione però a questa squadra nei playoff, con un Mike Miller in più che, se sano, può davvero essere un’arma letale sugli scarichi di Randolph e Conley.

6 – MINNESOTA TIMBERWOLVES – Si dice che Kevin Love sia tirato a lucido, e questa è sicuramente una buona notizia per Adelman, che può finalmente riportare i Lupi ai playoff dopo ben dieci stagioni di digiuno. Fondamentale sarà la crescita di Rubio, tanto spettacolare quanto poco continuo nel tiro dalla media-lunga distanza: importantissima la conferma di Pekovic (anche se a cifre leggermente sopra il suo reale valore di mercato) ma la sua fisicità è troppo importante per Minnesota.

5 – HOUSTON ROCKETS – Sky is the limit, tuttavia ci sono dei se importanti: non è sicuro che impatto avrà Dwight Howard in maglia biancorossa, ma possiamo azzardare che l’intesa con Harden sarà di quelle scoppiettanti. Lin non tornerà più quello di New York, questo è sicuro, ma se riuscirà a rendere costante il tiro da tre punti allora sarà davvero un rebus per le difese; chi invece è già un rebus è Parsons, un giocatore che personalmente ammiro moltissimo per la pulizia nell’esecuzione e il grande cuore che mette in campo a ogni apparizione.

4 – GOLDEN STATE WARRIORS – Avevano bisogno di uno stopper per cambiare il volto della franchigia anche nei Playoffs, e in offseason si sono assicurati uno dei migliori difensori della lega: Andre Iguodala è il vero ago della bilancia della squadra di San Francisco, che non potrà tuttavia fare a meno del talento di Curry. Barnes verrà probabilemente rilegato a sesto uomo, ma se possibile questo lo rende ancora più importante perché sarà quello che avrà il compito di mettere punti a referto quando i titolari saranno a rifiatare. Occhio agli Warriors, occhio perché a Maggio potrebbero essere ancora lì a giocarsela a suon di triple.

3 – OKLAHOMA CITY THUNDER – Westbrook e Durant potrebbero aver imparato la lezione: a una squadra di questa esperienza e solidità, ormai, non serve ingranare le marce alte sin dall’inizio: al contrario servirà essere in forma nei momenti che contano. La domanda che tutti si pongono, però, è una sola: due anni fa c’era Harden, l’anno scorso Kevin Martin. E quest’anno? Lamb non appare esattamente la definizione di concretezza e solidità, quella di cui avrebbero bisogno in Oklahoma per cercare punti che non siano firmati dai due fenomeni.

2 – LOS ANGELES CLIPPERS – Clamoroso, quest’anno sono per davvero la parte forte della Città degli Angeli. In estate serviva riconfermare Paul e, magari, riuscire a mettere le mani su un allenatore più carismatico di Del Negro (non che ci voglia molto eh…): è arrivato Doc Rivers, e questo li proietta assolutamente al ruolo di contender già da questa stagione. Serve però che Griffin trovi altre soluzioni offensive oltre alle schiacciate, magari iniziando a difendere un po’ meglio il pitturato: stesso dicasi per DeAndre Jordan, chiamato all’anno della riscossa.

1 – SAN ANTONIO SPURS – Se Kawhi Leonard avesse fatto 2/2 dalla lunetta, starei parlando dei Campioni NBA: purtroppo per gli speroni non è andata così, e riprovarci sarà difficile perché l’età avanza inesorabilmente, così come però la voglia di Duncan e Ginobili. Quest’ultimo tra l’altro deve riscattare una serie finale giocata ampiamente sotto ai suoi standard; potranno contare su un Belinelli in più (approposito, vai Marco!) e un Neal in meno, ma chi può davvero cambiare il volto di questa franchigia è proprio Leonard. Da amante di questo sport, infine, non posso che augurarmi di rivedere Duncan con un anello al dito e il Larry O’Brien Trophy tra le braccia.

LE PUNTATE PRECEDENTI:

Zona NBA #2 – Power Ranking: Eastern Conference
Zona NBA #1 – La compagnia dell’anello
Zona NBA #0 – L’antefatto e il numero zero