Che faccio, lascio?

E’ un po’ di tempo che non analizziamo ciò che accade in Serie A. Sette giornate sono passate, stiamo nel bel mezzo dell’ottava, e allora sì: possiamo provare a trarre un primo bilancio della situazione. Lo so, lo so: non sono il massimo dell’entusiasmo articoli di questo genere, ma questo è un lavoro difficile, e ogni tanto dobbiamo spogliarci dalle vesti di criticoni e impugnare matita e calcolatrice, indossare gli occhialetti, elencare le cose, tracciare la riga e partire con le somme.

Dicevamo: ci stiamo vivendo l’ottava giornata di campionato, e ciò a cui stiamo assistendo è un qualcosa di incredibilmente bello. Perché la nostra Serie A, finalmente, sta diventando competitiva, checché se ne dica. Roma in testa a punteggio pieno, Napoli alle spalle a meno cinque, Juve in attesa di dire la sua e, attualmente, a meno cinque anche lei. Insomma, in testa c’è sia bagarre, sia una grandissima sorpresa. Perché suvvia, inutile fare quelli che hanno la palla di vetro sul comò: la Roma prima in classifica, la Roma veloce come un treno, la Roma con una difesa d’acciaio (un solo gol subito), era una Roma che esisteva solo nell’immaginario del tifoso giallorosso un paio di mesi fa. Potrà fungere da clamorosa outsider la squadra capitolina? Eh, sembra proprio di sì: il fatto poi che, a differenza di Napoli, Juve, Milan e Inter, non abbia le coppe rafforza la tesi.

Scendiamo di un gradino. Si affaccia a questa ottava giornata l’Inter da quarta in classifica a quota 14. Posizione che ci sta tutta: la squadra di Mazzarri ha buona qualità, il tecnico ex Napoli ha capacità ed entusiasmo. E dopo l’Inter… il Verona?! Già, il Verona. Che affronterà il Parma, questo pomeriggio, con l’obiettivo di batterlo per mettere in cascina altri punti utili a raggiungere la salvezza. Verona che ha sì una rosa di buona qualità (Iturbe, Toni, Hallfreðsson, Jankovic, Cirigliano, Jorginho, Juanito) ma vederlo comunque lì, in quinta posizione, con quattro vittorie e un pareggio in sette partite, fa decisamente effetto. Hellas, attualmente, che precede Fiorentina e Milan: Fiorentina, che sta ben pensando di ricorrere a qualche sortilegio arcano per combattere la sfiga-infortuni, Milan, reduce dalla preziosissima vittoria su un’Udinese che fuori casa proprio non riesce a carburare. A proposito: avete visto il gol di Birsa? Splendido. Lo sloveno sta rispondendo sul campo alle tante critiche che continuamente gli piombano sul groppone.

Come dite? “Stai andando troppo lento”?. Avete ragione: ho scritto tre paragrafi per dibattere solo di sette squadre, dunque: velocizziamoci. E diciamo di una Lazio che mi sembra un po’ come le lucine di Natale, che si accendono e si spengono in continuazione; di un Cagliari sempre roccioso, vittorioso sul Catania nel primo anticipo del sabato e, soprattutto, finalmente tornato a casa, di un Torino come sempre difficile da affrontare per chiunque, con quel Cerci lì, signori, che fa faville. Granata a nove punti in classifica (ve lo confesso, me lo sarei aspettato un po’ più in alto. Ah, complimenti a D’Ambrosio: da Caivano con furore, classe ’88, mi sbilancio, è prontissimo per una grande squadra) e a nove punti anche Parma e Atalanta: ci sta. Due vittorie e due pareggi per il Livorno, che spera di svegliare il sonnecchiante Emeghara (gli amaranto necessitano dei suoi gol, deve tornare a farne con continuità il prima possibile), infine in coda, racchiuse in tre lunghezze, sei squadre: Genoa, Catania, Chievo, Sampdoria, Bologna, Sassuolo. Di queste sei, quattro mi stupiscono in negativo: le due liguriovviamente, poi il Catania, e il Bologna di Diamanti. Piazze che meriterebbero un calcio totalmente diverso. Chievo e Sassuolo: sarà dura quest’anno, anche se i neroverdi di buone indivualità ne hanno, e Di Francesco sa il fatto suo.

Ok, chiusa l’analisi. Alla fine ho recuperato. Come? Che c’entra il titolo? E’ solo un inneggio a questo calcio-spezzatino, che ogni weekend regala a ripetizione anticipi, posticipi, lunch match, monday night, e partite al venerdì, per i più svariati motivi – giusti o sbagliati che siano. Eh sì, cosa volete, sono un nostalgico, e mi mancano le domeniche fatte di partite tutte alle tre del pomeriggio, con IL posticipo della domenica sera. Non è più così da un bel pezzo oramai, non sarà più così; non ci resta – oh nostalgici di tutta Italia – che adeguarci.

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Alex Milone