Bentornati al Sant’Elia
Non ce ne vogliano Roma e Napoli, ma i titoli spettano ad altri. Dopo anni burrascosi, infatti, il Cagliari è tornato a casa.
É una bella notizia non solo per i tifosi rossoblù, ma per l’intero movimento calcistico italiano. Una situazione come quella alimentata dalla “questione stadio” era diventata ormai insostenibile e, ad esser franchi, non era neanche una pubblicità positiva per il marchio Serie A.
Fra addetti ai lavori, analisti, architetti e membri delle commissioni di vigilanza, senza dimenticare i magistrati, chi di dovere a ragione o a torto ha cercato e cercherà di valutare ragione e torto di questa vicenda tutta italiana, portatrice di polemiche che sono andate ben oltre il fatto sportivo, fino alla politica, l’economia, il giudiziario.
Non è stato facile, tra l’altro, parlare di Cagliari e del Cagliari senza toccare la questione Sant’Elia, poi diventata questione Is Arenas, viaggio verso Parma e Trieste, con il capoluogo giuliano così lontano e anche un po’ maledetto, per via della distanza dalla Sardegna.
Ha fatto male a un’isola intera, questo è certo, vedere la squadra che fu di Gigi Riva lontana dallo stadio che questo nome lo cantava a squarciagola, negli anni post-scudetto, nell’anno della Coppa dei Campioni. Ma anche dopo la tempesta della C e alcune capatine nella cadetteria: la fila al botteghino, quelle tribune così strane, uno stadio dentro lo stadio.
Brutto, non lo neghiamo, ma in città: niente male che Conti e compagni ora ci tornino, anche se Is Arenas e Quartu Sant’Elena erano stati una dolce illusione, anche se contro il Catania solo 5 mila fortunati vedranno la partita dal vivo.
5 mila che hanno atteso con ansia questo momento, si sono arrabbiati, hanno preso posizione, si erano anche disillusi: il plauso e il pensiero dell’editoriale del sabato vanno a loro e al Cagliari tutto, non per campanilismo ma per tirare un sospiro di sollievo.
Bentornata normalità, bentornati a casa cagliaritani.