La prima volta non si scorda mai
Il primo giorno di scuola. La prima volta che ti riesce di stare in equilibrio sulla bicicletta senza le rotelle e ti sembra di volare. Il primo bacio. Ci fermiamo qua, è evidente che la prima volta che accade qualcosa di speciale nella vita di una persona, la si ricorda per sempre. E qualcosa di simile succede nel cuore e nella mente di un popolo, quando questo ottiene una conquista politica o un grande risultato sportivo.
Tutta questa premessa per salutare l’approdo della Bosnia ed Erzegovina ai prossimi Mondiali in Brasile. La loro prima volta, appunto. Considerato che come stato indipendente non esisteva prima del 1992, questo è evidentemente un grande traguardo, non solo dal punto di vista sportivo. Se qualche giorno fa abbiamo celebrato il ritorno della Colombia nella fase finale di un campionato del mondo, oggi la prima pagina spetta di diritto ai bosniaci e alla loro storica qualificazione.
Ci erano andati vicini nel 2010, quando dovettero arrendersi nello spareggio contro il Portogallo. E lo stesso crudele destino toccò due anni dopo, nello spareggio per Euro 2012, perso ancora una volta contro i lusitani. Questa volta, i playoff li giocano solo Ronaldo e compagni e la Bosnia andrà a vivere il suo sogno brasiliano, meritatamente. La squadra di Safet Sušić ha vinto il Gruppo G di qualificazione, chiudendo con 25 punti e perdendo solo contro la Slovacchia. Il loro segreto? Un attacco davvero prolifico, capace di realizzare in media tre reti a partita, e una difesa d’acciaio: solo sei gol subiti in due anni.
Con questi numeri, la Bosnia si candida seriamente al ruolo di outsider in Brasile e sarà lo spauracchio delle grandi durante il sorteggio di Costa do Sauipe. Scorrendo i nomi dei protagonisti, ci si rende conto del potenziale di questa nazionale: difesa solida con Begović, affidabile portiere dello Stoke City, e capitan Spahić, esperto difensore del Bayer Leverkusen; centrocampo di gran corsa e qualità, con il laziale Lulić e l’ex Bayern Monaco Misimović. Ma il fiore all’occhiello è il giallorosso Miralem Pjanić, vero faro di questa squadra. Davanti, una coppia da far invidia a molti: Ibišević, autore del gol qualificazione contro la Lituania, ed Edin Džeko, recordman di reti con la maglia del suo Paese (33 in 58 presenze) e giocatore su cui sono inutili le presentazioni.
A proposito di prime volte, chissà che fra un mese non ci sia un’altra nazionale a far compagnia alla Bosnia. L’Islanda, infatti, giocherà gli spareggi a novembre e proverà a guadagnarsi, anch’essa, il proprio posto al sole. È vero che la squadra di quella vecchia volpe di Lars Lagerbäck rischia di incrociare avversari ben più quotati (su tutti, Portogallo e Francia), ma con gente come Bjarnason, Gunnarson, Sigurðsson, Hallfreðsson, Sigþórsson, Guðjohnsen e soprattutto Finnbogason sognare è più che lecito.
Bisogna attendere ancora un mese per conoscere i nomi delle ultime nazionali che andranno a giocare in Brasile l’estate prossima. Intanto, godiamoci questa bella storia di sport. In fondo, il calcio ha bisogno anche di questo.