No, fermi tutti: non è come pensate. Non ho mai fatto uso di sostanze stupefacenti in vita mia, e il titolo di questo editoriale è un riferimento meramente calcistico. Sì, lo so, poteva far pensare altro, ma veramente: in testa ho solo la voglia di dare merito e coraggio a una nazionale che ai prossimi mondiali, ne sono sicuro, ci farà piuttosto divertire. Il perché è scontato. L’avete vista la loro rosa? Una selezione di talenti incredibile, che nella recentissima sfida con il Cile ha dato ancora una volta dimostrazione della sua enorme qualità. Un pari, quello maturato dopo più di 90 minuti di vera battaglia, rocambolesco e decisivo: un 3-3 agguantato nel giro dei venti minuti finali, e firmato Gutierrez-Falcao. I colombiani, sia chiaro, al 68′ perdevano 3-0; all’improvviso, fuori carattere, grinta, e perché no, fortuna, ed ecco che arriva un pareggio preziosissimo, che regala il punto che vale Brasile 2014. Erano sedici anni che la Colombia mancava ai mondiali.
L’ultima volta c’era Valderrama. Lo ricorderete tutti, credo: capelloni ricci, lunghi e foltissimi. C’erano Córdoba, Asprilla, Rincón. Ci sarebbe stato, magari, anche Andrés Escobar, se non fosse stato ucciso per colpa – si dice – di questa autorete (erano sempre i Mondiali, ma quelli americani, quelli del 1994).
L’anno prossimo, in Brasile, la squadra sarà ovviamente tutta diversa (o quasi tutta diversa: dovrebbe esserci ancora Mondragón, eterno portiere classe ’71) e completamente di un’altra stoffa. Perché se quella Colombia lì, quella dell’ultimo mondiale disputato, era comunque un’ottima nazionale, beh: la Colombia che approderà nella terra del calcio bailado per disputare la più prestigiosa competizione internazionale calcistica sarà assolutamente di una categoria superiore. Sì, facciamo i nomi: Mario Yepes, Pablo Armero, Juan Camilo Zúñiga, Juan Cuadrado, Abel Aguilar, James Rodríguez, Juan Fernando Quintero, Fredy Guarín, Jackson Martínez, Luis Muriel, Radamel Falcao. Nomi che conoscete, no? Nomi che sono sicuro, voi che siete appassionati di calcio, avrete sentito nominare in qualche occasione, vero? Scherzo, so benissimo che la risposta è sì. Tranne un paio, sono tutti nomi “italiani”, che tutti noi siamo abituati a sentire di domenica in domenica sui nostri campi di pallone. Ecco, immaginateli tutti insieme, in un’unica squadra: la garra di Yepes, la velocità di Armero, l’esplosività di Zúñiga, l’impeto di Cuadrado, la fantasia di Quintero, l’estro di Guarín, il talento di Muriel, e soprattutto la fame di gol di Falcao. Che non gioca in Italia, vero, ma che conoscerete comunque: è un bomber puro, un calciatore grandioso, uno degli attaccanti più forti dei nostri tempi.
Ovviamente, nonostante tutta questa qualità, è piuttosto difficile affermare su due piedi che i colombiani riusciranno ad arrivare fino in fondo. Di certo, in Brasile si daranno da fare, e saranno un cliente scomodo, scomodissimo per chiunque, ma si sa, le favorite restano le solite: Argentina, Spagna, i padroni di casa del Brasile, la Germania. Magari lo siamo anche noi, gli azzurri, che di qualità mica ne abbiamo poca. Poi, ovvio, come si suol dire: “il calcio è strano”, oppure “il pallone è rotondo”, e potrebbe finire che ci ritroviamo, come successe alla Grecia agli europei del 2004, con un’outsider che alza la coppa. Sarebbe triste per noi, perché ovviamente da italiani speriamo che l’Italia trionfi, ma sarebbe perché no, una bella favola calcistica. Difficile da scrivere, piacevole da narrare, semi impossibile da realizzare. Ma dopotutto, da non escludere a priori, soprattutto se la Colombia dovesse fungere da scheggia impazzita e mettere alle corde – sfruttando il fattore sorpresa – gli avversari più blasonati. Dovesse davvero accadere ciò, a quel punto tutto diverrebbe relativo.
Ok, ok, lo so: sono discorsi, questi, ancora acerbi: in effetti, stiamo ragionando sui “se” e sui “ma”, nonostante sappiamo benissimo, perché experienta docet, che nel calcio di ipotesi se ne possono anche fare parecchie, ma se ne azzeccano ben poche. Dunque, basta chiacchiere: limitiamoci ad attendere, d’altronde ci siamo quasi, manca meno di un anno. Se la Colombia saprà stupirci, ce lo saprà dire solo lei. Di certo ci farà divertire, quello sì, e non solo lei: l’impressione – che a quanto pare è diffusa – è che il prossimo Mondiale non sarà mica male. Anzi: sarà uno di quelli da vivere attimo dopo attimo. Uno di quelli che rimarranno a lungo impressi nella testa di chi se li sarà goduti.