Esclusiva Mp – Giorgio Rocca: “In Italia manca la cultura dello sport”
Giorgio Rocca, un campione in pista e fuori. La redazione di Mondopallone.it ha avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con l’ex sciatore italiano che, nella ridente cittadina di Nuvolera, in provincia di Brescia, ha presenziato ad un evento benefico dedicato ai bambini malati di leucemia. Una discussione aperta e informale con i presenti sul valore dello sport nella crescita e nel campo dell’educazione, con accenni all’esperienza diretta di Rocca.
Qual era l’obiettivo della serata di stasera? Ritiene importante la sensibilizzazione per quanto riguarda questo tipo di argomenti?
E’ stato un mio amico ad invitarmi qui a Nuvolera, una persona che ci tiene molto a questo tipo di iniziative, raccogliendo fondi per i malati di leucemia e con un figlio che è stato malato; mi pareva quindi giusto essere presente per far sì che la gente possa essere al corrente di questo tipo di problematiche. Io ho tre figli, fortunatamente stanno tutti bene, ma proprio per questo credo che bisogni essere ancor più vicino a chi non è fortunato come noi.
Dopo il suo ritiro dall’attività agonistica (gennaio 2010, ndr) non ha comunque abbandonato il mondo dello sci. Cosa fa ora, come impegna la sua vita?
Ho deciso di aprire una scuola di sci (e di altri sport invernali, ndr) a St Moritz; non volevo staccarmi da quel mondo che mi ha accompagnato per tutta la vita, ma allo stesso tempo volevo far sì di avere qualcosa di mio che mi garantisse delle rimanenze. Collaboro anche con la federazione, ma in questo caso i contratti hanno una durata comunque determinata, mentre il mio principale obiettivo era quello di costruirmi una mia attività propria. Inoltre commenterò, come feci a suo tempo per Vancouver, le olimpiadi di Sochi per Sky.
Passiamo alla sua carriera. Qual è stato il momento che ricorda con maggiore felicità?
Ricordo con piacere tutte le mie vittorie, perchè sono il coronamento di numerosi sforzi e sacrifici e sono quelle che gratificano maggiormente un atleta e poi sicuramente il giuramento olimpico. E’ stato molto emozionante leggere sotto gli occhi di milioni di persone quelle parole, che incitivano alla lealtà e all’onestà degli atleti, ed è stato altrettanto bello aver avuto la possibilità di essere lì per i tanti sacrifici fatti nel corso della mia carriera. L’olimpiade poi è andata come è andata, ero sotto i riflettori perchè avevo disputato un’ottima stagione, ma ci sta, fa parte del gioco.
Quali sono le sue previsioni sulla prossima Olimpiade di Sochi? Cosa pensa possa fare l’Italia?
Sono fiducioso, credo che si possa ottenere qualcosa di buono. Spero che i ragazzi non si facciano soffocare dalla portata dell’evento e che riescano a mostrare il loro potenziale nell’occasione che conta. Credo che due, tre medaglie si possano portare a casa.
Quali sono le giovani promesse che offre il panorama dello Sci italiano?
Marsaglia e Paris hanno già dimostrato di avere le qualità giuste al Mondiale di Schladming e hanno ottenuto ottimi risultati nel 2013. Nel gigante stiamo vivendo un momento di stallo perchè il ritiro di alcuni nomi importanti non è stato seguito da un ricambio generazionale adeguato. Per quanto riguarda le donne voglio citare la Fanchini, della quale parlavamo proprio in questi giorni allo Stelvio con dei colleghi, che ha subito numerosi infortuni ma che ha un talento incredibile. Sono certo che anche con poco allenamento riuscirà a fare bene in Russia.
Qual è stata la figura ispiratrice della sua carriera, il suo idolo?
Da piccolo Zurbriggen, che avevo avuto modo di vedere da vicino collaborando all’organizzazione del Mondiale 1985 di Bormio. Poi, ovviamente, con l’arrivo di Alberto Tomba, che ho potuto successivamente conoscere gareggiando insieme a lui nella squadra A, è diventato lui il mio idolo.
Qual è la sua opinione in merito allo sport nelle scuole? Crede che in Italia ci sia una politica corretta a riguardo?
Assolutamente no. Ormai lo sport nelle scuole non esiste più. Non che non serva la cultura, ma lo sport è anche cultura. I nostri ragazzi ora si ritrovano incapaci di muoversi, di camminare; ai miei tempi il primo e unico divertimento era quello di andare a giocare a calcio con gli amici (o, nel mio caso, sciare a Livigno) ora la tecnologia ha fatto sì che non ci sia più lo sport nello svago dei giovani. Mi trovo sconfortato quando spesso e volentieri mi ritrovo a lezione bambini con capacità motorie davvero scarse. E’ un peccato, perchè non è colpa loro, ma è colpa del sistema nel quale viviamo. Bisognerebbe ripogrammare l’insegnamento dello sport nelle scuole, perchè esso ha un valore importante nella crescita.
Nel corso della serata Rocca si è dimostrato molto disponbile, firmando autografi e concedendo fotografie. Molto bello anche il messaggio che ha voluto trasmettere come conclusione del suo discorso alla platea. “Credo che l’umiltà sia un valore fondamentale e che alla fine venga sempre ripagato. Da buon capo cerco sempre di insegnarlo ai maestri della mia scuola e ai miei figli: se c’è bisogno, vado a far lezione a uno alle prime armi, do l’esempio facendo anche i cosiddetti “lavori sporchi”. E ai miei figli insegno a rispettare gli altri e le proprie cose. Questo è il messaggio che i miei genitori, forse anche costretti dal periodo, mi hanno trasmesso, ed è quello che voglio cercare di mandare anch’io.”
Parole importanti anche per il valore educativo dello sport: “I bambini hanno bisogno di muoversi, e lo sport per loro è perfetto, non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello emotivo ed educativo. E’ fondamentale comunque che i genitori non mettano pressione ai propri figli: alcuni papà credono e pretendono di avere campioni già a 12 anni. Sono dell’idea che i bambini debbano fare sport con lo scopo di divertirsi, perchè a loro piace. Caricandoli di pressioni già da piccoli non si ricava nulla, anzi, si perde il significato primario di sport, ovvero il divertimento.”