Eccoci, di nuovo. Altra pausa, altro giro e altro regalo (direbbe qualcuno): i campionati nazionali si fermano per permettere gli impegni internazionali. A dire il vero l’Italia ha già dato, strappando anzitempo il biglietto per Rio de Janeiro, ma le partite si giocano lo stesso e insomma alla Roma di Garcia o al Napoli di Benitez toccherà rinunciare.
Almeno per un week end, nel quale ricaricare le batterie, lasciar lavorare i fisioterapisti, assistere al movimento di decine di giocatori in tutte le parti del globo.
Se proprio vogliamo essere sinceri, un po’ di calcio c’è sempre: Alessandro Del Piero per esempio ha iniziato alla grande la sua nuova avventura, da capitano, con il Sydney FC: gol e assist e, se è vero che agli australiani del soccer interessa relativamente, la A-League si gode la sua stella. Uno che ha definito “bellissima ed emozionante“, su Twitter, la finale della NRL, uno che si sta essenzialmente godendo l’esperienza in un mondo così lontano eppure così vicino come l’emisfero sud.
Se sinceramente piace l’idea di una leggenda che si mette in gioco e si costruisce una coda di carriera lontano dalle classiche mete dei calciatori prossimi al ritiro, il fine settimana senza Serie A (e affini) offre moltissimi altri spunti d’interesse. A partire dalla pallacanestro, che ha entusiasmato lo Stivale intero grazie alle imprese di Gigi Datome e compagni ai recenti Europei, pronta in generale a un 2013-2014 scoppiettante.
Siena ha ridotto il budget ma è guidata dal talentuoso Daniel Hackett, ha ripreso da dove aveva interrotto, alzando all’ex PalaSclavo la Supercoppa Italiana, con un segnale di sfida grosso così lanciato all’intero campionato. Milano, Cantù, Varese, Roma, Sassari e compagnia cantante la sfida di un campionato che promette scintille, per l’equilibrio medio e la passione dei tifosi delle diverse piazze: se proprio il calcio delle nazionali non ci sazia, un salto al più vicino palasport non deluderà.
Ci vuole del resto molto meno tempo per acquistare un biglietto, o per abbonarsi. Occorre meno pazienza e non c’è neanche la sensazione, invero presente quando ci s’affida al burocratico sistema calcio, di star facendo un mutuo, o giù di lì: il basket e le altre discipline ci ricordano che è pur sempre un gioco, alla fine di tutto.
E allora non si vive di solo calcio. Evviva quell’appassionato sportivo che ha gli orizzonti ampi: a maggio e giugno si godrà moltissime finali. E molte più emozioni.