Allora, di cosa parliamo? Siamo qualificati, con due turni di anticipo. C’è spazio per discutere? Forse. Tutto dipende dall’accezione che si vuol dare al termine. Se vogliamo argomentare, è un conto; se vogliamo gridare, un altro.
A ogni modo, il punto è che, a dispetto di una situazione “tranquilla” (qualificazione in frigo, identità di squadra già abbastanza solida), di qualcosa bisogna pur parlare. E in quest’ultima pausa dedicata alle qualificazioni per Brasile2014, ahinoi, si è alla ricerca di cose su cui discutere. Quindi, sotto: Totti da Nazionale, Prandelli discute con Balotelli, e chi dopo Cesare?
Risposte sparse potrebbero essere: essere da nazionale non significa che si debba essere poi in nazionale; è piuttosto normale che un commissario tecnico vada a discutere col suo attaccante più forte e maggiormente futuribile (e fumantino, anche); e che quattro anni da CT sono abbastanza per lasciare un’impronta, e per volersi poi dedicare ad altro (è legittimo).
Forse, a ben guardare, quest’ultima è una non-risposta: nel senso che non ci dice chi sarà a sedersi sulla panchina degli Azzurri a mondiale concluso (si spera il più tardi possibile). Ma ce n’è davvero bisogno? Dobbiamo discutere adesso, a mesi di distanza dalla chiusura del rapporto con Prandelli, su cosa lo seguirà? “Programmazione” è una parola importante, purché non si trasformi in paranoia.
In sintesi: è normale che si chiudano dei cicli, e che se ne aprano di nuovi; e che magari ci sia un po’ di sovrapposizione tra i due. Ma il ciclo di Totti con la nazionale si è chiuso da sette anni, e non per volontà proveniente dalla panchina: difficile pensare di ripartire (per arrivare dove?, e quando?). Il ciclo di Balotelli è cominciato meno di due anni fa: catapultato quale stella del nostro attacco, non ha tradito le attese (una volta tanto).
E il ciclo di Prandelli, ancora per qualche mese, non è finito. Non cominciamo già adesso a sfilargli la cadrega da sotto: lasciamo che faccia le sue scelte in perfetta serenità, per il bene della squadra. Se cominciamo già da adesso a guardare l’orologio e l’agenda, non ci godiamo neanche il presente.
Critichiamo Prandelli se necessario — ma soprattutto osserviamolo: a partire da stasera, quando i nostri ragazzi si esibiranno a Copenhagen. Danesi in lotta ancora per la qualificazione, se ci battono e se poi, martedì, la Repubblica Ceka avrà un sussulto d’orgoglio contro i bulgari. Alla fin fine, per noi, è come affrontare un avversario col coltello tra i denti: un assaggio dei Mondiali che verranno. Impariamo la lezione.