Urbi et orbi
Un sabato sera di ottobre sei solo a casa. Accendi la tv, inizi a guardare Inter-Roma. San Siro, “la Scala del calcio”, lo stadio Giuseppe Meazza cornice affascinante, nerazzurri e giallorossi contro, patatine, popcorn, birra, vino, gazosa, quello che vuoi, e speri che sia una partita divertente. Magari non tifi né per l’una né per l’altra: speri solo in una bella sfida, e in tanti gol. “Ogni suo desiderio è un ordine” sembra dire il destino, che si plasma a dovere e ti regala un anticipo di campionato che rende merito alla scelta di aver preferito il divano alla movida.
Totti, Totti, Florenzi. Passano quarantacinque minuti e la serata calcistica si tinge di giallorosso. Ne trascorrono altri quarantacinque e nulla cambia: alla Roma i tre punti, alla Roma altri tre punti, capitolini in festa e, soprattutto, in testa. Come lo sono sempre stati dall’inizio del campionato, contro qualsiasi aspettativa, contro qualsiasi predizione. Ventuno punti conquistati dalla truppa di Garcia. Partite giocate, sette. Percentuale vittorie: 100%. Una roba del genere, in tutta la storia dell’Associazione Sportiva Roma, non si era mai vista. Una vittoria a San Siro contro l’Inter, dopo un esordio di campionato col botto, neanche nel 2001, l’anno del trionfo di Capello, si materializzò, anzi: i nerazzurri vinsero 2-0, frenando momentaneamente la marcia romanista.
Quest’anno, invece, no: neanche la convincente Inter mazzarriana ha saputo tenere botta all’impeto di una Roma che sta facendo stropicciare gli occhi a tutta l’Italia. Già, proprio così: stropicciare gli occhi. Perché la squadra di Garcia, per quanto il mercato condotto potesse dirsi convincente, partiva secondo pronostici un gradino indietro alle “solite”, Napoli e Juventus, e forse indietro anche alle milanesi (d’altronde ha ceduto Marquinhos e Lamela…). Finora, invece, ha ribaltato le aspettative. Forte di un centrocampo solido e produttivo, composto dal terzetto di inamovibili Pjanic-Strootman-De Rossi (finalmente ritrovato), sorretto da una difesa rocciosa (una sola rete subita in sette uscite), e sospinto da un attacco rapido e incisivo (20 gol messi a segno), questa Roma… sì, proprio così, sta stupendo tutti. Tutti coloro che adesso la ammirano, lassù, in testa alla classifica, e che non disdegnano di ipotizzarla come vincente finale. Beh, certo: impossibile dire altrimenti ora come ora, ma attendiamo; attendiamo ancora un po’ prima di trarre i primi bilanci, e dare le prime considerazioni. Perché questa Roma qualitativamente è forte, molto forte, e ciò non si discute; ha un Totti eccezionale, per cui veramente: non ci sono più parole per elogiarlo; ha un tecnico bravo e scaltro. Ma ha – e avrà, fino alla fine – anche testa? Finora, di difficoltà vere non ce ne sono state, in termini psicologici intendo. Nel senso: l’impressione che i giallorossi hanno dato in questo avvio di campionato è di una squadra che gioca divertendosi, che scivola via veloce grazie alla propria bravura, ed è spinta da un entusiasmo sempre maggiore, procurato da quanto di buono fatto di giornata in giornata. Ecco: qui la chiave di volta. Qui il punto: se continuerà così, la Roma continuerà a stupire. Ma alla prima difficoltà, al primo rallentamento, si capirà anche se sarà… matura. Perché correre non è facile, ma è decisamente più semplice di rialzarsi e tornare a correre. L’ultimo tassello, dunque, è proprio questo qui: saper essere forti anche mentalmente, ed esserlo con costanza; sapersi godere i momenti positivi ma saper reagire alle difficoltà che si troveranno durante il percorso. Difficoltà che ora sono solo ricordi lontani, ma che è scontato che si incontreranno, in stagione. E se Garcia riuscirà anche in questo, allora potremo dirlo tranquillamente che “altro che outsider“, la Roma ha veramente tutte le carte in regola per tenere duro fino alla fine.