La propagazione della zona pura nel campionato italiano a metà degli anni ‘80, preceduta anni prima da tentativi mistilinea, come quelli di Marchioro al Milan, Castagner a Perugia e G.B. Fabbri a Vicenza e dalle squadre di Nils Liedholm, si lega ad alcuni allenatori, molti dei quali presentavano una curiosa caratteristica di vita in comune: più che un’intensa attività pedatoria, in gioventù avevano esercitato il mestiere di rappresentante commerciale. Fu così per Arrigo Sacchi, ramo scarpe, così per Malesani, ramo fotocopiatrici e anche per Gigi Maifredi, rappresentante di champagne. E forse proprio questa prossimità alle bollicine, influenzò il suo modo di vedere il calcio, votato allo spettacolo e al gioco di attacco, spesso definito calcio – champagne, etichetta Maifredi.
Messosi in luce come allenatore portando prima l’Orceana in C2 e poi l’Ospitaletto in C1, Maifredi fu ingaggiato dal Bologna di Corioni nel 1987. Con lui, un manipolo di giocatori: il portiere Cusin e i difensori Villa (l’ex magazziniere, poi diventato per tutti il “mitico” Villa) e De Marchi. Oltre ad un pacchetto di idee innovative su tattica e preparazione. Nonostante lo scetticismo iniziale della piazza, alla guida dei rossoblu, ottiene la tanto sospirata promozione in serie A, dopo un purgatorio iniziato nell’82, con tanto di inferno in C1. Nelle due stagioni successive, Maifredi riuscì prima a confermare il Bologna in serie A, poi a centrare la zona UEFA con un notevole ottavo posto. In quel periodo storico, pare che perfino Arrigo Sacchi subisse l’ascendente delle idee di Maifredi, portando ad esempio anche ai suoi calciatori il Bologna, per il bel gioco espresso.
A trascinare il Bologna in quelle stagioni fu proprio quel nucleo storico di giocatori proveniente dall’Ospitaletto che aveva seguito Maifredi dalla serie C, arricchito con giocatori quali il difensore Luppi e i centrocampisti Marocchi e Stringara. Di poco conto invece, l’apporto degli stranieri, come il bulgaro Iliev ed il brasiliano Geovani (in gioventù considerato l’ “altro” della coppia con Romario), l’attaccante tedesco Waas o il cileno Rubio. Un cenno merita la storia della supermeteora finlandese, Aaltonen, arrivato in seguito al clamore per un eurogol segnato all’Inter con la maglia del Turun Palloseura, che valse agli sconosciuti finlandesi il successo a San Siro, collezionò tre striminzite presenze e finì ricordato solo per il primo posto negli elenchi del telefono. Probabilmente il biondo centrocampista aveva ben altro per la testa: oggi è docente universitario all’ Università di Turku ed al dipartimento di Scienze Tecnologiche di Helsinki.
Accanto al nocciolo maifrediano e alle comparse internazionali, alcuni illustri veterani delle grandi squadre ormai giunti agli spiccioli di carriera, come l’ex di ritorno Eraldo Pecci, Antonio Cabrini, Bruno Giordano e Massimo Bonini (ex portatore d’acqua di Platini e il più celebre nazionale di San Marino della storia).
Maifredi seppe innovare anche nel modo di comunicare. Guascone e di buona chiacchiera, simpatico e mai scontato, anche con la stampa. Con lui, i ritiri divennero meno lunghi e noiosi ma più divertenti (oggi si parlerebbe di “team building”). Tuttavia, la parte atletica risultava fondamentale per conseguire uno stato di forma adatto a supportare il dispendio del calcio – champagne. Con Maifredi, i giocatori si abituarono a corse in salita, scalate montanare e allenamenti anche la mattina della partita. Comparve in allenamento una sorta di “gabbia” per giocare con le sponde ed affinare l’addestramento al pressing. In campo, gioco d’attacco e difesa alta, secondo la filosofia prodiga del “farne sempre uno più degli altri”, piuttosto che quella sparagnina del “primo non prenderne”.
Il campionato 1989-90, quello dell’ottavo posto, vide il Bologna finire con un bilancio di 9 vittorie, 16 pareggi e 9 sconfitte. I tanti pareggi, furono frutto di un gioco più accorto, senza tuttavia essere snaturato. Sia all’andata che al ritorno, il Bologna seppe fermare la Juventus, mentre tra le mura domestiche furono bloccate sul pari anche l’Inter ed il Milan (in una giornata passata alla storia per la monetina che colpì Alemao a Bergamo ma anche per un gol fantasma non assegnato al bolognese Marronaro al Dall’Ara).
Tra le vittorie, riportiamo il tabellino del successo interno per 1-0, contro la Sampdoria di Boskov, all’epoca lanciata verso la finale di Coppa dei Campioni.
25-03-1990 – Bologna – Sampdoria 1-0
Bologna: Cusin, Luppi, Villa R., Stringara, Iliev, Cabrini, (46′ Marronaro),Galvani, Bonini, Waas, Bonetti, Giordano, (85′ Geovani). All. Maifredi.
Sampdoria: Pagliuca, Mannini, Carboni, Invernizzi, (52′ Victor), Vierchowod, Katanec, Lombardo, (7′ Cerezo), Lanna, Salsano, Mancini, Dossena. All. Boskov
Marcatore: 48′ Giordano
I brillanti risultati conseguiti con il Bologna, portato dalla B all’Europa, valsero a Gigi Maifredi, la chiamata della Juventus, nell’anno dell’esordio di Roberto Baggio in bianconero. L’esperienza però fu negativa e da allora iniziò la parabola discendente dell’allenatore bresciano, che tuttavia, come da suo costume, seppe prenderla con filosofia: “Si dice che chi allena la Juventus è un po’ come se diventasse Papa. Non può pretendere oltre”. E poi, di Maifredi, resterà comunque il ricordo del Bologna – Champagne.