Home » Il terzo tempo si fa su Twitter

Ormai è una moda, un dato di fatto che le partite non finiscano più solo sul campo. Se in questi anni molte volte le dispute sono continuate attraverso i media anche dopo il triplice fischio, ora le polemiche spaziano in un nuovo campo, il web. Se una certa formalità poteva sussistere per i siti ufficiali di squadre e giocatori, gestiti indirettamente dagli stessi, i social network hanno armato le dita degli atleti e degli addetti ai lavori che li utilizzano per comunicare con i fans e per attaccare il nemico.

Twitter fa scuola in questo. Giocatori e società gettano nel web tweet al veleno, diretti quanto un colpo di fucile, senza filtro e senza mezze misure.  L’uccellino negli ultimi mesi cinguetta in maniera estemporanea i pensieri degli interpreti, le riflessioni a freddo tutt’altro che pacate dei protagonisti della domenica.

L’ultimo caso è la polemica sorta nel social post derby tra le squadre di Torino. A dirla tutta è stato più divertente il derby su Twitter e dintorni piuttosto che quello sul campo, dove il match privo di ritmo ed emozioni è stato deciso da un gol rocambolesco e irregolare.

Le polemiche tra Juventus e Torino nei loro rispettivi profili ufficiali, con botta e risposta sul possesso palla e tiri in porta, passando per battute allusive sui titoli e le capacità altrui, hanno ricordato le migliori baruffe d’asilo a molti lettori. Lite farcita poi dai tweet polemici di Cerci e altri granata, sulla dignità propria e della Vecchia Signora, passando poi per le foto splatter di Carlitos Tevez e della sua malconcia caviglia, ferita dalle coccole di Immobile.

Ma questa non è che l’ultima baruffa che ha visto in Twitter la disputa. Anche all’estero altri calciatori si adoperano per informare i followers dei propri pensieri talmente pesanti da dover essere condivisi. Cosi succede che dopo il discusso rigore grazie al quale il Real Madrid batte l’Elche, Piquè attacca i blancos scrivendo questo tweet: “Sto vedendo un film comico”, ricevendo in cambio la risposta ironica da Arbeloa: “Sono contento che qualcuno scambi il cinema con il teatro. Tre punti importanti”.

Abituati ad avere le solite dichiarazioni di circostanza da allenatori e giocatori nel post partita, sempre politicamente corrette, sempre pacate ed equilibrate, in Twitter invece si scopre l’anima nera dell’atleta, che scrive perchè non può parlare, che sputa perché non riesce a ingoiare. Quindi se le società riescono a tappare la bocca ai propri tesserati nel dopo partita davanti ai microfoni, nulla possono di fronte al prurito alle dita che li porta a digitare i propri stati d’animo.

Twitter diventa quindi un confessionale dove l’atleta si sfoga, cercando forse conforto, ma trovando spesso contestazione o dissenso. Ricordiamo infatti Zarate che dopo aver espresso il suo malumore su Lotito (“Farò il pastore a Formello”) venne trattato a malo modo più volte dai tifosi laziali. Oppure Osvaldo che apostrofando nel suo profilo come “incompetente” il suo tecnico, venne lasciato a casa da Prandelli in occasione della Confederations Cup. Più recente ancora il tweet di Balotelli che fece imbestialire i tifosi veronesi alla vigilia del match tra Verona e Milan.

Un vero top player della disciplina è comunque Joey Barton, giocatore del QPR, sconosciuto a molti per le doti calcistiche. L’inglese è noto soprattutto per varie notizie di cronaca poco edificanti, come gli arresti, il quasi distaccamento della retina provocato a Ousmane Dabo, il fondoschiena mostrato ai tifosi di Everton e Blackburn e per le 12 giornate di squalifica rimediate per un assalto ad alcuni giocatore della sua ex squadra, il Manchester City.

Un gentlemen del genere non poteva non trovare la propria dimensione nei social, così nel suo profilo twitter, dove qualche tempo fa compariva in primo piano con l’aureola, il giocare scrive con la dinamite nelle dita. Non sono infatti passati inosservati ai followers i suoi commenti su Thiago Silva definito: “ciccione, transessuale e calciatore sopravvalutato” e su Neymar definito “il Justin Bieber del calcio”.

Insomma nel calcio non ci si annoia mai, troppo facile copiare dal rugby, qui il terzo tempo non si fa a tavola, ma con il tablet. Quindi ragazzi dopo la partita ci si vede su Twitter.