Da Jesi a Istanbul
Trentacinque anni fa, quando muoveva i primi passi da campione nel Bologna, non poteva immaginare che il destino l’avrebbe condotto a più di due mila chilometri dalla sua Jesi. Niente male per uno che dice di amare la pasta al forno della mamma, la musica italiana, Roma e la Sardegna.
D’altronde, Roberto Mancini il suo ventennio da calciatore l’ha vissuto proprio in Italia, per la gioia dei tifosi di Sampdoria e Lazio e per quella di tutti gli italiani innamorati del pallone. La brevissima esperienza al Leicester City a fine carriera (quattro sole presenze in Premier League per lui) è stata solo una parentesi di un mese lontano dalla patria, come una vacanza all’estero dopo l’esame di maturità.
Già. Se l’estro e la tecnica sopraffina avevano fatto la fortuna del Mancini calciatore, proprio la (precoce) maturità è la qualità migliore del Mancio allenatore. Un carriera in panchina che inizia proprio in Italia: Firenze, Roma, infine Milano. L’ex numero 10 allena e vince, per le fortune di Fiorentina, Lazio e Inter.
Ma quando il suo Paese inizia a voltargli le spalle, l’italianissimo Roberto si scopre esterofilo e sposa la causa del Manchester City. In quattro anni di matrimonio, vince Premier, Coppa d’Inghilterra e Community Shield, ma toppa in Champions.
Proprio dalla “coppa dalle grandi orecchie”, ora, riparte la sua avventura alla guida di un club di calcio, visto che prenderà il timone del Galatasaray. Circa cinque milioni a stagione e un contratto di tre anni hanno convinto il Mancio a sostituire l’esonerato Fatih Terim. E potrebbe debuttare proprio in Italia, domani, contro l’odiata Juventus in coppa. Scherzi del destino.
Un destino beffardo che non si ferma qui: dodici anni prima, infatti, il tecnico marchigiano aveva iniziato la sua carriera da allenatore alla Fiorentina sostituendo lo stesso Terim, appena esonerato. Chissà se l’allenatore turco, a questo punto, riuscirà a sedersi su un’altra panchina senza sognarsi la notte Roberto Mancini.
Se prima ci interessavamo del Galatasaray per ammirare Sneijder e Drogba, ora lo seguiremo con maggior attenzione, perché ci sarà un po’ d’Italia anche in Turchia. Ma il Mancio tornerà. Non può stare lontano da casa. Poi c’è una clausola singolare, prevista dal contratto con i turchi: in caso di chiamata da parte della FIGC, Mancini potrebbe lasciare la Turchia per allenare la Nazionale. Magari dopo i Mondiali. Sarebbe un ritorno coi fiocchi e il modo migliore per riaccogliere il figliol prodigo.
Intanto, il ragazzo di Jesi prepara le valigie, ci sono due mila chilometri da percorrere per raggiungere la Türk Telekom Arena. Ma prima, domani allo Juventus Stadium, per lui potrebbe esserci una prima, grande serata di Gala.